società animali
Insiemi di individui che cooperano stabilmente
‘Farcela da soli’ sembra una strategia di vita piuttosto costosa. Cercare il cibo ogni giorno, essere sempre vigili e attenti a eventuali attacchi dei predatori, trovare un posto al sicuro dove passare la notte o un compagno con cui accoppiarsi, allevare la prole sono tutte attività necessarie alla sopravvivenza: vivere insieme a individui della propria specie (conspecifici) può aiutare a farvi fronte con un minore impegno sia in termini di tempo
sia di energia
Immaginiamo uno storno in un prato intento a mangiare: dovrà alzare spesso il capo a scrutare il cielo per accorgersi in tempo dell’arrivo di un falco, suo predatore. Ma se avesse accanto a sé, supponiamo, altri sei storni, sarebbero sei le paia di occhi intenti a sorvegliare il cielo e sarebbe forse più facile accorgersi in tempi brevi dell’arrivo di un predatore (predazione). Se poi gli storni fossero sessanta il sistema di controllo, e quindi di protezione, sarebbe di certo ancora più efficiente. Infatti, durante prove realizzate in voliera, le risposte antipredatorie degli storni sono state più rapide quando gli uccelli erano in gruppo piuttosto che da soli, dimostrando quindi come vivere in gruppo migliori le capacità di intercettazione del pericolo. Queste stesse prove hanno inoltre mostrato che gli uccelli di un gruppo numeroso alzano lo sguardo dal prato un numero di volte inferiore rispetto a un uccello che vive solitario o in piccoli gruppi. Qual è il risultato? Una maggiore disponibilità di energia e di tempo che possono essere quindi dedicati a un’altra attività, la nutrizione. Infatti, gli uccelli che vivono in gruppi numerosi si nutrono più velocemente di quelli solitari o in piccoli gruppi, assicurandosi così in tempi più brevi il cibo necessario per vivere.
Un altro vantaggio dell’appartenenza a un gruppo è anche la maggior facilità con cui si trova il cibo: ciascun individuo infatti può sfruttare la fonte di cibo trovata da un altro membro del gruppo. Così le rondini delle rocce che non riescono a trovare insetti da mangiare seguiranno gli individui che fanno ritorno alla colonia con un bel bottino, i quali evidentemente hanno individuato un luogo dove c’è una ricca concentrazione di cibo. Nel caso, poi, di quei carnivori che si nutrono di prede di grandi dimensioni, come per esempio leoni e licaoni che cacciano zebre o gnu, essi devono affrontare corse estenuanti per catturare la preda e, una volta afferratala, devono atterrarla. Anche in questo caso la caccia di gruppo, piuttosto che quella solitaria, può essere più efficiente. Non solo: una volta catturata la preda, se più individui sono presenti intorno a essa, è più facile difenderla da altri animali, come iene e avvoltoi, che volessero approfittare di una fonte di cibo già pronta per essere consumata.
Ripensiamo agli esempi sopra riportati: tanti storni intenti a mangiare tutti insieme; rondini che vanno nello stesso posto ricco di insetti; più leoni intorno alla stessa preda. Ma ci sarà cibo per tutti? Vivere in gruppo è una soluzione molto efficiente per difendersi dai predatori, o per difendere la fonte di cibo da altre specie che ne vorrebbero approfittare, ma sembra imporre limiti alla quantità di cibo disponibile per ognuno dei membri del gruppo: se più individui sfruttano la stessa fonte di cibo, c’è meno cibo per il singolo. La vita di gruppo può quindi sia aiutare l’animale in quelle attività che svolte in solitudine sono più costose, sia mettere i conspecifici in condizione di competere l’uno con l’altro. E il cibo non è, comunque, l’unica risorsa importante cui tutti i membri di un gruppo vogliono attingere, ma lo è anche il territorio oppure il compagno con cui accoppiarsi. Essere in tanti e tutti vicini, infine, può anche rendere più facile la trasmissione delle malattie e dei parassiti.
Un banco di pesci o un gruppo d’insetti aggregati attorno a una fonte di luce sono società animali? E una colonia di termiti o un gruppo di scimpanzé?
Si dice che gli individui formano una società quando sono attratti gli uni dagli altri, comunicano tra loro e vivono in uno spazio comune. Gli insetti che si radunano attorno a una lampadina accesa si trovano a occupare lo stesso spazio perché richiamati dalla luce più che da un’attrazione reciproca: una volta spenta la luce, ognuno va per la sua strada senza forse incontrarsi mai più. Oltre allo spazio, infatti, il tempo è un’altra importante caratteristica di una vera società animale: individui di una stessa specie che si cercano per restare sempre o a lungo insieme. Questa vicinanza nello spazio che dura nel tempo, con individui che si riconoscono come appartenenti a uno stesso gruppo, ha come scopo l’ottenimento di tutti i vantaggi che derivano dalla vita insieme e che si raggiungono con la cooperazione.
Perché i membri di una società cooperino è necessario che comunichino, cioè interagiscano gli uni con gli altri attraverso segnali che condizionano e coordinano i loro comportamenti.
Un banco di pesci può essere formato anche da un milione di individui che riescono a coordinarsi, mantenendo una formazione compatta pure durante spostamenti e cambiamenti di direzione vigorosi. Un banco di pesci riesce anche ad assumere strutture diverse e riconoscibili a seconda delle attività svolte: a riposo, durante l’alimentazione, per difendersi in presenza di un predatore. I vantaggi per gli individui sono evidenti: se il grande banco è più visibile ai predatori, gli attacchi totali che subisce ogni singolo pesce sono meno frequenti che se ciascuno nuotasse da solo (effetto diluizione). Inoltre, come nel caso degli storni, l’allarme per proteggersi da un pericolo scatta più rapidamente, e così anche la risposta di fuga.
Per non parlare poi della facilità con cui è possibile incontrare un compagno dell’altro sesso per la riproduzione. Il modo in cui i pesci comunicano e interagiscono è solo visivo: ciascuno ha come unico compito quello di mantenersi a una distanza ridotta con i vicini. Non c’è il riconoscimento individuale, non c’è un capo né rapporti di dominanza tra i membri. E, se necessario, si può sempre tornare alla vita solitaria.
Ma è la quantità di cooperazione esistente all’interno di un gruppo che rende una società più o meno complessa. In alcune specie, gli individui stanno nello stesso gruppo per anni; ciascuno conosce ogni altro membro del gruppo e a volte conosce anche i legami di parentela che intercorrono tra gli altri.
Ci sono famiglie intere che si alleano con altre famiglie e in situazioni di lotta all’interno del gruppo si difendono a vicenda. Ci sono anche gruppi in cui c’è cooperazione nell’allevamento dei piccoli e turni di guardia per la protezione dai predatori.
La solida famiglia delle ghiandaie. Per certi uccelli, come alcune ghiandaie, l’unione tra il maschio e la femmina dura per molte stagioni, a volte anche per tutta la vita. Spesso in queste specie, l’impegno congiunto del maschio e della femmina sono necessari, per esempio, per difendere il territorio e le sue risorse, oppure per trovare e proteggere luoghi particolari dove costruire il nido. Si forma così una piccola società in cui gli adulti cooperano e comunicano tra loro per raggiungere la coordinazione necessaria a portare avanti tutte le attività che assicurino un buon successo nella riproduzione, compresi i turni di cova per la schiusa delle uova e i turni di caccia per il cibo ai piccoli nati.
In alcuni casi la famiglia si ingrandisce e altri individui entrano a farne parte: sono gli aiutanti. Questi non partecipano alle attività strettamente legate alla riproduzione: non aiutano a costruire il nido, non covano le uova. Sono invece molto attivi nella difesa del territorio e delle sue risorse, nella vigile attività di sorveglianza per la difesa dai predatori (lanciano suoni di allarme), e aiutano anche nell’allevamento dei piccoli. Ma chi sono questi aiutanti e perché si prodigano in questo modo investendo così il loro tempo e la loro energia? Perché invece non si dedicano a costituire una famiglia tutta loro e ad allevare pulcini propri? Gli aiutanti non sono uccelli ‘buoni’ ma i figli ormai cresciuti di covate precedenti che aiutano i genitori nell’allevamento di fratelli e sorelle: infatti le coppie di giovani genitori, alla loro prima covata, non hanno gli aiutanti.
I duetti canori delle coppie di gibboni. Anche nei gibboni, specie di scimmie antropomorfe che vivono nelle foreste dell’Asia, la società è la famiglia: madre, padre, fino a quattro figli di età diverse e, anche se raramente, un individuo anziano. La famiglia vive in un suo territorio e lo difende. Per marcare i limiti del territorio, il maschio e la femmina di alcune specie usano la voce e si esibiscono in duetti canori, specialmente al mattino. Spesso il duetto di una coppia stimola quello dei vicini, cioè della coppia che vive nel territorio adiacente. Ogni specie ha il suo richiamo e, a seconda della specie, il duetto ha le sue regole: in alcune specie comincia la femmina e il maschio si inserisce con il suo canto durante il trillo finale della femmina; in altre comincia il maschio e la femmina lo segue; in altre ancora il maschio risponde appena la femmina ha finito. I duetti possono durare anche 10 minuti! L’organizzazione della società-famiglia non prevede una gerarchia: non esistono individui dominanti e individui subordinati. Entrambi i genitori cooperano nella cura dei figli e hanno gli stessi compiti: difendere il territorio, rispondere prontamente ai richiami di allarme dei piccoli, prendersi cura della pulizia del loro pelo, dividerli se giocano in modo troppo rude e pericoloso, e anche giocare con loro. Quando i figli crescono e aumenta anche l’aggressività, gli scontri con i genitori sono più frequenti, finché i figli si mettono alla ricerca di un compagno o una compagna per formare a loro volta una famiglia.
Le colonie di polipi: tanti in un corpo solo. Ci sono società i cui membri non potranno mai scegliere di andarsene per vivere da soli. È il caso dei polipi, piccoli organismi il cui corpo ha una organizzazione di base molto semplice: un tronco al cui interno c’è una cavità che funziona sia per la digestione sia per la circolazione del cibo; a una estremità del tronco c’è la bocca circondata da tentacoli. I polipi che appartengono allo stesso gruppo sociale vivono in una situazione di cooperazione, coordinazione e vicinanza talmente speciali che i loro corpi sono letteralmente uniti e fusi a formare una struttura che si chiama corallo. Il polipo che dà inizio a questo particolare sistema di vita di gruppo (in questo caso chiamato colonia) cresce molto in lunghezza e da esso nascono gli altri polipi come gemme. È un sistema con una precisa e rigida divisione dei compiti: ci sono i polipi che catturano e ingeriscono le prede e che riforniscono di cibo tutta la colonia; i polipi armati di strutture urticanti con il compito di difesa; i polipi a cui spetta la riproduzione. Per i polipi appartenenti a specie che vivono in colonia non c’è possibilità di vita come singoli individui.
Gli insetti sociali. Anche una termite, così come una formica, non ha speranza di vita da sola. In una società di termiti o formiche non c’è fusione dei corpi, come nei coralli, ma ci sono una divisione del lavoro e un grado di cooperazione talmente marcati che un individuo da solo non potrebbe mai ricoprire tutti i ruoli ed essere in grado di sopravvivere. Un po’ come gli organi del nostro corpo i quali solo per il fatto di stare insieme e cooperare permettono a un organismo di essere perfettamente funzionante. C’è la regina che è l’organo riproduttore della società e depone uova per tutta la vita: se le uova sono fecondate nascono le femmine, se non sono fecondate nascono i maschi. Ci sono le operaie che sono l’apparato digerente e l’apparato circolatorio perché raccolgono cibo, lo distribuiscono alle larve, si prendono cura del mantenimento e della pulizia del nido e delle celle. In alcune specie ci sono anche i soldati che sono il sistema immunitario che protegge la colonia dagli attacchi di predatori o competitori. La regina inoltre, può determinare il declino di una colonia e la nascita di un’altra. Essa infatti secerne una sostanza reale che le operaie, inconsapevolmente, dopo aver leccato la regina durante le cure che le prodigano, distribuiscono alle larve insieme al cibo. Questa sostanza farà crescere le larve come adulti sterili, che non potranno mai riprodursi. Quando invece la regina non gode più di buona salute e smette di produrre questa sostanza, le larve diventano adulti fertili, cioè regine. Dunque, se la regina sta poco bene... è ora di fondare nuove colonie e le nuove regine saranno pronte!
La famiglia non è l’unico tipo di società animale. Ci sono società in cui solo alcuni individui hanno legami di parentela. Fra gli elefanti africani il cuore della società è un gruppo di femmine con i loro piccoli. La femmina più anziana è la mamma di gran parte delle femmine del gruppo e passa la sua giornata con figlie, nipoti e in qualche caso anche pronipoti: queste femmine infatti, possono vivere fino a 50 anni! I piccoli elefanti hanno il permesso di prendere il latte da qualunque femmina e i piccoli maschi sono perfettamente integrati. Ma quando cominciano a crescere e i loro giochi si fanno più violenti, vengono ripetutamente spinti ai margini del gruppo finché, intorno ai 13 anni, lo abbandonano. I maschi adulti vivono da soli o più spesso in gruppi che si organizzano secondo una precisa gerarchia dove il maschio più grande è quello di rango più alto e il più rispettato. I maschi si uniscono al gruppo delle femmine in modo temporaneo e principalmente per accoppiarsi con loro. Nel gruppo di femmine l’anziana matriarca è la più grande e possente e in situazioni di pericolo non esita a mettersi in prima linea, a rischio della vita, pronta a proteggere il suo gruppo dal predatore. Quando la matriarca ormai debole e malata viene a mancare, un’altra femmina prenderà il suo posto. Quando invece la sua scomparsa è improvvisa e inaspettata, per esempio perché viene uccisa, tra le femmine si crea un enorme scompiglio: esse girano intorno al suo corpo visibilmente nel panico, non sanno cosa fare, e se il predatore è ancora nelle vicinanze non sono in grado di organizzare un contrattacco o una difesa.
In alcune specie di scimmie, maschi e femmine vivono insieme per molti anni in grandi gruppi formati da decine e decine di individui. Il gruppo è organizzato con gerarchie di dominanza sia tra i maschi sia tra le femmine, con un maschio e una femmina che hanno il rango più alto e sono gli individui più rispettati nel gruppo. Tutti i membri si conoscono personalmente e comunicano tra loro con comportamenti complessi: espressioni facciali, posture del corpo, vocalizzazioni. Ma all’interno del gruppo ci sono raggruppamenti minori mantenuti da femmine imparentate tra loro. Ci sono femmine capostipite che mantengono legami con i loro discendenti, soprattutto figlie e nipoti, e che formano gruppi che sono in realtà le colonne portanti dell’organizzazione sociale.
In queste società, quando due individui litigano, spesso intervengono i parenti, trasformando un bisticcio a due in una lotta tra famiglie. Naturalmente sarà avvantaggiato l’individuo che appartiene a una famiglia dominante. Questi scontri sono una continua opportunità per ridiscutere i rapporti di dominanza tra gli individui ed eventualmente occasioni per modificare la gerarchia.