società per azioni
Unire le forze per affrontare il rischio economico
La società per azioni è formata da più persone, che uniscono le forze costituendo un capitale comune. Ogni socio, in cambio del capitale versato, riceve un certo numero di azioni. In caso di perdite o bancarotta, il socio rischia solo i soldi versati nella società, ma non i propri beni personali
La società per azioni (S.p.A.) può essere fondata da una o più persone, e i soci possono anche non conoscersi affatto, essere delle persone fisiche o giuridiche: quest’ultima denominazione si riferisce ad aziende, enti pubblici o privati, lo stesso Stato, ai quali è riconosciuta la capacità di agire come soggetto. Oltre alla divisione dei rischi e degli utili tra tutti i soci, ciò che hanno in comune queste società è che le quote di partecipazione dei membri sono rappresentate da titoli di proprietà chiamati azioni, in cui il capitale sociale – cioè l’insieme dei beni economici della società – è suddiviso. La nascita delle società per azioni risale alla cosiddetta rivoluzione finanziaria della fine del Seicento, che precedette la rivoluzione industriale del Settecento. L’idea rivoluzionaria è stata quella di facilitare l’assunzione del rischio economico che si verifica sempre quando si investe denaro in un’impresa, creando una nuova persona giuridica responsabile dei suoi debiti solo nella misura del capitale messo a disposizione dai soci; senza, dunque, che questa responsabilità metta a rischio anche i beni personali dei soci stessi non investiti nella società. Una volta esaurito il capitale sociale, insomma, i soci non devono intaccare il loro patrimonio personale per pagare eventuali perdite subite dalla società e questo diminuisce il rischio dell’investimento.
Amministrate da appositi organi, le società per azioni sono completamente autonome rispetto ai soci, così come del resto lo sono anche le società a responsabilità limitata, specie di ‘sorelle minori’ delle società per azioni.
Il modello tradizionale di società per azioni prevede un’assemblea generale, alcuni amministratori e un collegio sindacale. L’assemblea – divisa in ordinaria e straordinaria, a seconda che le decisioni da prendere siano o meno di normale amministrazione – annovera al suo interno solo i soci con diritto di voto. L’assemblea stabilisce a maggioranza le grandi linee della strategia della società.
Gli amministratori – nominati dall’assemblea e riuniti nel consiglio di amministrazione – rappresentano la società e adempiono tutti gli atti che rientrano nei compiti (oggetto sociale) indicati nello statuto della società. Nelle grandi società, però, gli amministratori sono sostituiti da un comitato esecutivo, oppure dagli amministratori delegati. Il collegio sindacale, nominato dall’assemblea, ha il compito di controllare l’operato degli amministratori e riferire all’assemblea stessa.
Tutto il sistema economico dipende dal buon funzionamento delle imprese e in particolare delle società per azioni che, come detto, facilitano l’assunzione del rischio. Ed è egualmente importante che i risparmiatori, che comperano le azioni emesse dalle società, siano protetti; non tanto contro il rischio d’impresa, che è tipico delle società per azioni, ma contro gli abusi degli amministratori. Lo Stato detta quindi una serie di regole cui deve sottostare il governo delle società per azioni.
I risparmiatori possono comperare o vendere le azioni nel mercato borsistico, se le società sono quotate in borsa; oppure privatamente se le società non sono quotate. Il piccolo risparmiatore, che non è quasi mai in grado di acquisire autonomamente le informazioni sull’andamento della società e sulla natura dell’investimento, necessita della tutela di organismi amministrativi che siano sopra le parti, come le cosiddette autorità dei mercati. Tali organismi sono incaricati di tenere sotto osservazione la condotta degli operatori e di regolamentare il mercato che controlla le imprese, cioè il mercato della borsa – dove si comperano e si vendono le azioni.