specie
L’unità fondamentale della storia della vita
Fino all’avvento delle teorie evolutive, le specie erano considerate immutabili. La scoperta dei meccanismi evolutivi e delle basi genetiche della variabilità ha portato successivamente a un nuovo concetto dinamico di specie, entità che nasce, muta e si estingue
Ogni organismo vivente, sia esso pianta, animale, fungo od organismo unicellulare, appartiene a una specie. La specie è l’unità minima di classificazione, ovvero il raggruppamento più piccolo in cui possono essere inclusi piante, animali o qualsiasi altro essere vivente. Ma che cos’è esattamente una specie? Le specie sono sempre le stesse dai tempi dei tempi? Se non è così, come nasce e muore una specie? Dare una risposta a queste domande non è cosa semplice. Si pensi che Charles Darwin diede avvio a una grande rivoluzione culturale nel 19° secolo proponendo appunto una nuova teoria sull’origine delle specie.
L’esigenza di dare un nome e ordinare gli esseri viventi in gruppi e categorie è molto antica, e numerosi studiosi, fin dai tempi di Aristotele, si sono cimentati in questa impresa. Il più grande classificatore, seguace dell’idea dell’immutabilità delle specie, fu lo svedese Carl von Linné, meglio noto come Carlo Linneo, che pose le basi della classificazione moderna. Egli definì una regola per attribuire un nome alle specie, nota come nomenclatura binomia. Dato che la lingua scientifica internazionale era il latino, stabilì che ogni specie dovesse essere indicata da due nomi latini; il primo, più generico, può essere condiviso da più specie simili; il secondo denota esattamente una e una sola specie. Così il nome generico (cioè il genere) del lupo, Canis, è condiviso anche dallo sciacallo e dal coyote. Ma il nome scientifico della specie, Canis lupus, si riferisce solo ed esclusivamente al lupo. I criteri definiti da Linneo permettono ancora oggi di identificare e attribuire un nome a un grande numero di piante e di animali.
Fino alla fine del 18° secolo si pensava che tutte le specie fossero state create contemporaneamente e fossero rimaste immutate nel tempo fino ai giorni nostri. Questa concezione della vita comportava il fatto che nessuna specie si potesse estinguere o modificare. In realtà già nel corso del Settecento, alcuni studiosi cominciarono ad avere dubbi sull’immutabilità delle specie e, nello stesso periodo, emerse la questione della vera origine dei fossili: da tempi lontani era nota l’esistenza di conchiglie in cima alle montagne, e di ossa animali senza equivalenti nelle specie allora conosciute. Ma fu solo dalla fine del Settecento che si incominciò a chiedersi se i fossili appartenessero al regno minerale o fossero resti di organismi ormai non più esistenti.
Alla metà dell’Ottocento lo studioso inglese Charles Darwin affermò in modo inoppugnabile che tutte le specie mutano nel tempo e possono estinguersi o dare origine a nuove specie. Questa scoperta, unitamente a quella successiva delle basi genetiche della variabilità, ha portato a una profonda rivoluzione nel concetto di specie. Le specie non sono più considerate entità fisse e immutabili, ma unità dinamiche in continua evoluzione. L’evoluzione avviene grazie alla selezione naturale, che agisce sugli individui di una specie che esprimono alcune varianti dei loro geni. Gli individui che fanno parte di una specie possono scambiarsi geni attraverso la riproduzione sessuale, mentre ciò non può avvenire con individui di altre specie. Una specie rappresenta cioè un insieme di informazioni genetiche isolato da quello di altre. Tuttavia il suo patrimonio genetico può cambiare nel tempo e dare origine a molte varianti.
Può succedere che un gruppo di individui (una popolazione) resti isolato per molto tempo dalle altre popolazioni che formano la sua stessa specie per la presenza di barriere geografiche (un fiume, un braccio di mare). In questa popolazione isolata potranno affermarsi varianti diverse rispetto alle altre popolazioni. A lungo andare l’isolamento potrà portare a una incapacità di accoppiamento con le altre popolazioni della stessa specie, fenomeno questo noto come isolamento riproduttivo. È nata così una nuova specie che, non potendo più scambiare geni con la specie originaria, seguirà una sua evoluzione indipendente. Questo meccanismo prende il nome di speciazione geografica o allopatrica.