Letterato e giurista (Padova 1500 - ivi 1588). Allievo di P. Pomponazzi, ricoprì a Padova importanti uffici e vi tenne la cattedra di logica (1520-23) e di filosofia (1525-28). Famoso in patria e fuori come grande erudito, filosofo e oratore, godé per circa un quarantennio di grandissima autorità nel mondo delle lettere. Membro dell'Accademia degli Infiammati, ne divenne principe nel semestre 1541-42, imponendo in essa l'uso del solo volgare. Nel 1542 pubblicò i Dialogi, che comprendono, accanto ai dialoghi Della retorica, Della cura familiare, Della dignità delle donne, Dell'amore (in cui campeggia la figura di Tullia d'Aragona), l'importante Dialogo delle lingue, che s'inserisce nella discussione sull'uso del volgare. La tragedia Canace (comp. nel 1542, pubbl. nel 1546; un rifacimento fu pubblicato post., 1597) ambì di essere un esempio di tragedia in volgare, secondo le regole desunte dalla Poetica di Aristotele, e suscitò vivaci polemiche. Tra gli scritti dei suoi ultimi anni, accanto all'Apologia dei dialogi (1578), sono da ricordare i discorsi su Dante, sull'Eneide, sull'Orlando furioso.