spezie
L’anima del commercio con mondi lontani
Fin dall’antichità con il termine spezie venivano indicati genericamente tutti i prodotti di origine vegetale utilizzati per insaporire e conservare cibi e bevande e per preparare cosmetici, profumi e prodotti medici. L’Asia, l’Africa orientale e l’Arabia erano le terre d’origine delle spezie, che, a partire dal 12° secolo, divennero le protagoniste indiscusse del grande commercio internazionale
I Greci e i Romani facevano largo uso di spezie (anice, pepe, zafferano, finocchio, timo) in cucina per aromatizzare i cibi e il vino, nei prodotti cosmetici, nella medicina e nelle cerimonie di culto degli dei e dei morti, durante le quali venivano bruciati oli ed essenze profumate. Del resto, già gli antichi Egizi ricorrevano alle proprietà conservanti della mirra e di altri unguenti nella pratica della mummificazione (mummia). Anche nella Bibbia vengono citate le spezie, come segno distintivo della regalità e del lusso. Nell’antichità, dunque, il commercio marittimo e terrestre delle spezie metteva in contatto mondi lontani, tra l’Oriente e l’Occidente.
Dopo le invasioni barbariche l’Occidente si impoverì e i commerci internazionali si ridussero; il traffico delle spezie, però, non cessò mai del tutto e furono soprattutto i mercanti arabi ad ammassare le spezie nei centri costieri di raccolta e a organizzare flotte e carovane dirette a occidente. Dal 9° secolo anche i Veneziani presero parte significativamente a questo commercio. Ma il traffico s’intensificò enormemente solo dopo le crociate: a partire dal 12° secolo il traffico delle spezie divenne il motore trainante del commercio internazionale.
Un manuale di commercio fiorentino del 14° secolo elenca 286 tipi di spezie: c’è un po’ di tutto, dai condimenti più ricercati alle foglie essiccate con proprietà rilassanti e lassative, dai coloranti per i tessuti agli oli profumati per le cerimonie religiose. Per esempio, il pepe e lo zenzero (usato in polvere per i condimenti e come olio nella preparazione dei liquori) erano raccomandati per il loro alto potere calorifico, che era molto importante in un’epoca in cui gli uomini pativano molto il freddo. Ma tutte le spezie erano richiestissime dagli europei, che fantasticavano sulle proprietà magiche di queste sostanze. Naturalmente erano soltanto i ricchi a potersele permettere.
Dalla Cina e dall’Asia sudorientale arrivavano numerose spezie: la canfora, una pianta dal cui fusto si ricava una sostanza con alto potere germicida che ancora oggi adoperiamo per conservare gli abiti; la cannella, la noce moscata e i chiodi di garofano, per aromatizzare i cibi; la lacca, una pianta che produce una sostanza lattiginosa adoperata per decorare gli oggetti. Dall’India giungeva il sandalo, un olio aromatico usato in profumeria; l’aloe, usata in medicina per le sue doti purgative; il pepe nero e i semi di sesamo. Dall’Africa orientale e dall’Arabia arrivavano molti unguenti profumati, tra cui la mirra e l’incenso, utilizzati in chiesa per la liturgia.
I Portoghesi cercarono a lungo una via alternativa per raggiungere le Indie e finalmente alla fine del 15° secolo riuscirono a circumnavigare l’Africa. In tal modo conquistarono il monopolio del commercio delle spezie, che da Venezia e dal Mar Mediterraneo si spostò dapprima a Lisbona e poi ad Anversa, dove la corona portoghese organizzò il suo punto di smercio internazionale. Nel 17° secolo gli Olandesi conquistarono la supremazia nel lontano Oriente a spese dei Portoghesi: Amsterdam divenne allora il centro del traffico delle spezie, controllato dalla potente Compagnia olandese delle Indie Orientali. Nel corso del 17° secolo Olandesi e Inglesi si contesero a lungo il primato in questo commercio, combattendosi senza esclusione di colpi alla ricerca di spezie che valevano come e più dell’oro. Per esempio la noce moscata era molto ricercata sul mercato inglese perché si riteneva che avesse proprietà medicamentose contro la peste. Gli Inglesi raggiunsero la cosiddetta Isola della noce moscata, nell’arcipelago delle Banda, all’inizio del 17° secolo e dovettero subire il contrattacco degli Olandesi che avevano raggiunto l’arcipelago alcuni decenni prima sconfiggendo i Portoghesi. Ma nel corso del 18° secolo nuovi prodotti in arrivo dalle colonie conquistarono gli europei, come il caffè, il cacao, il tè e lo zucchero: il consumo di questi prodotti salì vertiginosamente e relegò le spezie in secondo piano.