Ungheria, storia dell’
L’altra metà dell’Impero asburgico
Sottomessa per diversi secoli al dominio degli Asburgo, l’Ungheria divenne uno Stato pienamente sovrano e indipendente dopo il primo conflitto mondiale. Nel secondo dopoguerra entrò nell’area di influenza sovietica e fu governata dai comunisti sino alla fine degli anni Ottanta del 20° secolo. Fu drammatica, in questo contesto, l’insurrezione ungherese del 1956, duramente repressa da Mosca
Abitato sin da epoche remote, il territorio dell’attuale Ungheria fu conquistato dai Romani nel 1° secolo a.C. Invaso da Goti, Unni, Longobardi e Avari a partire dal 5° secolo d.C., venne poi assoggettato da Carlomagno alla fine dell’8° secolo, occupato dai Magiari nel 9° e quasi completamente cristianizzato nei due secoli successivi. Governata per gran parte del 14° secolo dagli Angiò, l’Ungheria passò sotto gli Iagelloni di Polonia negli anni Quaranta del secolo seguente e conobbe un periodo di grande potenza e splendore durante il regno di Mattia Corvino (1458-90), successo al re Ladislao V degli Iagelloni, senza eredi. Ritornata agli Iagelloni, dovette confrontarsi con la minaccia dell’Impero ottomano (Solimano il Magnifico), subendo una gravissima disfatta nella battaglia di Mohács nel 1526. Intorno alla metà del 16° secolo cadde in parte sotto il dominio turco e in parte sotto il dominio degli Asburgo (asburgico, Impero), i quali, verso la fine del Seicento, la trasformarono in un proprio dominio ereditario riuscendo a cacciare i Turchi dal paese.
Nel corso del 18° e del 19° secolo fino al 1918, il destino dell’Ungheria rimase legato a quello dell’Impero asburgico. Due importanti trasformazioni, tuttavia, ebbero luogo negli anni centrali dell’Ottocento. La prima fu, nel contesto delle rivoluzioni europee della prima metà del 19° secolo, l’insurrezione che portò nel 1849 alla proclamazione di una repubblica ungherese indipendente, peraltro smantellata dopo pochi mesi dall’intervento delle truppe austriache e di quelle della Russia zarista.
La seconda fu, nel 1867, all’indomani della sconfitta subita dagli Austriaci nella guerra austro-prussiana del 1866, la riforma costituzionale che diede vita alla duplice monarchia austro-ungarica. Tale riforma pose su un piano di quasi parità l’Austria e l’Ungheria e concesse a quest’ultima una rilevante autonomia entro la compagine imperiale. La duplice monarchia ebbe vita breve e si dissolse dopo la sconfitta subita dagli imperi centrali nella Prima guerra mondiale.
Nel 1918 in Ungheria venne proclamata la repubblica. L’anno successivo, nel contesto delle gravi tensioni del dopoguerra e dell’effetto suscitato in Europa dalla Rivoluzione russa del 1917, fu creata una repubblica di tipo sovietico sotto la guida di Béla Kun. Questo esperimento rivoluzionario, tuttavia, fu duramente represso dopo pochi mesi dalle forze controrivoluzionarie guidate dall’ammiraglio Miklós Horthy, che rimase al potere sino alla Seconda guerra mondiale, avvicinando gradualmente il paese all’Italia fascista e alla Germania nazista. Entrata in guerra a fianco di questi paesi nel 1941, l’Ungheria fu occupata dai nazisti dopo che si era arresa agli Alleati (1944); fu quindi invasa dai Sovietici, che la posero sotto il proprio controllo all’indomani del conflitto. In questo quadro – e nel contesto più generale della guerra fredda – in Ungheria si affermò tra il 1947 e il 1949 un regime comunista strettamente legato all’Unione Sovietica.
Dopo la morte di Stalin (1953) e l’avvio del processo di destalinizzazione, ossia la denuncia dell’operato e dei crimini da lui commessi (Chruščëv, Nikita), l’Ungheria conobbe uno dei momenti più drammatici della sua storia recente nel 1956, quando, sotto la guida di Imre Nagy, tentò di sottrarsi al controllo sovietico e di portare alle estreme conseguenze il processo di destalinizzazione. La reazione dell’urss fu immediata e il paese, invaso militarmente, dopo una sanguinosa repressione fu riportato all’osservanza sovietica sotto la guida di János Kádár. Nonostante questa svolta drammatica, negli anni successivi il governo promosse una cauta liberalizzazione della vita politica ed economica. Tra il 1987 e il 1989, nel contesto della dissoluzione dell’impero sovietico, l’Ungheria avviò una piena e definitiva transizione verso la democrazia e l’economia di mercato. Membro della nato dal 1999, essa è entrata a far parte dell’Unione europea nel 2004.