Spagna, storia della
Di nuovo in marcia verso il futuro
Dominata per secoli da popoli di cultura e tradizioni differenti, la Spagna divenne, tra il 15° e il 16° secolo, una grande potenza europea e mondiale, grazie anche all’immenso impero coloniale costruito nel Nuovo Mondo all’indomani della scoperta dell’America. A partire dall’inizio del 17° secolo, però, il paese conobbe una profonda decadenza economica, sociale, culturale e politica. E nel 20° fu teatro di una drammatica guerra civile (1936-39) che portò all’affermazione di un regime dittatoriale – il franchismo – durato fino al 1975. Da allora, tuttavia, la Spagna è diventata un paese pienamente democratico e assai sviluppato sul piano economico, sociale e culturale
Abitato sin da epoche remote, il territorio dell’attuale Spagna fu colonizzato nel 1° millennio a.C. dai Fenici, dai Celti, dai Greci e dai Cartaginesi. Fu quindi conquistato dai Romani nel 3°-2° secolo a.C. In parte cristianizzato sin dal 1° secolo d.C., esso fu invaso al principio del 5° secolo da varie popolazioni germaniche tra le quali emersero i Visigoti, che diedero vita a un vasto regno romano-barbarico nella Penisola Iberica.
Nel 711 la Spagna fu conquistata da popolazioni arabe di religione musulmana provenienti dall’Africa del Nord. Nell’arco di pochi anni tali popolazioni posero fine al dominio dei Visigoti e conquistarono gran parte del territorio spagnolo, dando poi vita a una civiltà fiorente dal punto di vista economico e culturale. Nel corso del tempo, tuttavia, la dominazione musulmana andò frammentandosi e indebolendosi, anche per l’offensiva dei potenti regni cristiani che si affermarono nella penisola, primi fra tutti la Castiglia e l’Aragona. Il processo di reconquista cristiana della Spagna, che ebbe un momento decisivo nella sconfitta dei musulmani nella battaglia di Las Navas de Tolosa (1212), si concluse nel 1492 con la caduta del regno arabo di Granada. A partire da quella data i due sovrani Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, uniti in matrimonio dal 1469, unificarono il territorio spagnolo, dando vita a una moderna struttura statale e amministrativa. Sempre nell’anno 1492, a seguito della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, gli Spagnoli iniziarono a costruire un immenso impero coloniale nelle Americhe.
Nei decenni successivi la Spagna conobbe un periodo di splendore, alimentato soprattutto dai flussi di metalli preziosi provenienti dal Nuovo Mondo. Dopo l’ascesa al trono di Carlo I d’Asburgo (1516), divenuto poi – come Carlo V – imperatore del Sacro Romano Impero (1519), la Spagna diventò parte (fino al 1556) di una delle più grandi e potenti formazioni politiche dell’epoca, l’impero degli Asburgo. Negli stessi anni – gli anni della Riforma protestante – essa fu uno dei baluardi del cattolicesimo e, in seguito, della Controriforma, distinguendosi tra l’altro nella persecuzione e nella repressione di musulmani ed ebrei.
L’egemonia della Spagna, confermata dall’esito di una lunga serie di guerre contro la Francia nella penisola italiana (1494-1559), cominciò a entrare in crisi durante il regno di Filippo II (1556-98), che ereditò dal padre Carlo V la corona di Spagna, divenuta autonoma. Ebbe allora inizio una fase di declino, che divenne ancora più evidente nel 17° secolo. Lo dimostrarono, nonostante la temporanea annessione del Portogallo (1580-1640), la rivolta dei Paesi Bassi del 1566, la clamorosa sconfitta della flotta spagnola, l’Invencible Armada, a opera dell’Inghilterra nel 1588 e le molteplici guerre in cui la Spagna si trovò coinvolta nei decenni successivi, dalla guerra dei Trent’anni (1618-48) sino alla guerra di Successione spagnola (1701-14).
Tra le ragioni del declino spagnolo ebbe un peso decisivo la strutturale arretratezza del paese, che non riuscì a trarre dalle sue immense ricchezze coloniali l’impulso a una efficace modernizzazione economica e sociale, e che entrò in crisi quando i flussi di metalli preziosi provenienti dal Nuovo Mondo iniziarono a diminuire in modo consistente. Nello stesso senso agì il rigido tradizionalismo culturale, sociale e religioso delle classi dirigenti spagnole.
Una svolta importante si ebbe al principio del 18° secolo. Con la morte dell’ultimo sovrano asburgico, Carlo II (1665-1700), salì infatti al trono un esponente della dinastia dei Borbone, Filippo V, nipote di Luigi XIV di Francia. Ne derivò la guerra di Successione spagnola (1701-1714), che confermò la corona ai Borbone, facendo tuttavia perdere alla Spagna i suoi possedimenti italiani e i Paesi Bassi spagnoli.
Circa un secolo più tardi, il paese fu coinvolto nelle guerre napoleoniche e occupato dai Francesi. Liberata nel 1813-14, grazie all’azione di un forte movimento di resistenza nazionale e dell’esercito britannico, la Spagna tornò ai Borbone con la Restaurazione e fu teatro di un importante moto liberale e costituzionale (1820-23), stroncato dalla Francia per conto della Santa Alleanza.
Nel corso dell’Ottocento la Spagna rimase una potenza marginale. Essa non riuscì ad arrestare i moti di indipendenza nelle colonie dell’America Latina, iniziati già in epoca napoleonica. E a partire dagli anni Trenta del 19° secolo fu scossa da una grave crisi dinastica sfociata in guerra civile, che portò infine all’abdicazione di Isabella II di Borbone (1833-68) e alla creazione di una monarchia elettiva (1869-73), cui fece seguito un’effimera esperienza repubblicana (1873-74). I Borbone tornarono sul trono nel 1874 con Alfonso XII (1874-85), cui seguì Alfonso XIII (1886-1931). Sotto quest’ultimo sovrano, la Spagna perdette nel 1898, in seguito a una guerra con gli Stati Uniti, i suoi ultimi possedimenti coloniali: Cuba, Portorico e le Filippine.
Neutrale durante la Prima guerra mondiale (1914-18), la Spagna attraversò negli anni successivi, anche in conseguenza dello sviluppo del movimento socialista e anarchico, una fase di profonde tensioni, che nel 1923 portarono alla dittatura militare di Miguel Primo de Rivera. Nel 1931, in seguito alla vittoria elettorale dei repubblicani e dei socialisti, venne deposto Alfonso XIII e, abolita la monarchia, fu istituita la Repubblica. Le tensioni si acuirono ulteriormente con il ritorno delle destre al potere nel 1933 e poi nel 1936, all’indomani della vittoria elettorale delle sinistre riunite nel Fronte popolare.
Ebbe allora inizio una drammatica guerra civile (1936-39) che portò al potere le forze della destra nazionalista (appoggiate dall’Italia fascista e dalla Germania nazista) sotto la leadership del generale Francisco Franco. Fu instaurata una dittatura di tipo fascista che doveva durare sino alla metà degli anni Settanta e che ebbe i suoi pilastri nell’esercito, nella Chiesa e nella grande proprietà terriera. Vicina a Germania, Italia e Giappone, la Spagna non partecipò alla Seconda guerra mondiale (1939-45). Essa conobbe negli anni Cinquanta e Sessanta una moderata crescita economica.
Nel 1975, alla morte di Francisco Franco, fu proclamato re Juan Carlos di Borbone, tuttora sul trono di Spagna. Grazie al suo sostegno nel paese fu introdotta la democrazia parlamentare in un quadro di pieno pluralismo partitico.
Dopo Franco la Spagna ha conosciuto un intenso processo di modernizzazione economica, sociale e politica. A prescindere da un tentativo fallito di colpo di Stato nel 1981, il sistema politico ha assunto i tratti di una solida «democrazia dell’alternanza», con l’alternarsi al governo di forze di centro e di centro-destra e di centro-sinistra. Le prime sono state alla guida del paese dal 1976 al 1981 (con Adolfo Suárez Gonzáles e Leopoldo Calvo Sotelo) e poi dal 1996 al 2004 (con José María Aznar); le seconde dal 1982 al 1996 (con il socialista Felipe Gonzáles Márquez) e poi di nuovo dal 2004 (con José Luis Rodriguez Zapatero).
Un problema drammatico, e ancora in parte irrisolto, è quello del separatismo basco che, anche dopo Franco, ha continuato a fare ricorso al terrorismo. Il terrorismo islamico, nel quadro internazionale segnato dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 a New York e dalle guerre in Afghanistan (2001) e poi in Iraq (2003), ha messo a segno un devastante attentato dinamitardo a Madrid l’11 marzo 2004. Già membro della Comunità economica europea (CEE), la Spagna fa parte dell’Unione europea (UE).