Tarquinia
Tarquìnia. – Recenti ricerche condotte dall’Università degli studi di Torino e dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria Meridionale nell’area detta della Doganaccia hanno permesso di approfondire le conoscenze sul periodo orientalizzante (fine VIII-VII sec. a.C.) di questo centro che tanta importanza ebbe nell’ambito della civiltà etrusca. In questa area, posta sulle pendici occidentali del colle dei Monterozzi, sorgono due monumentali tumuli funerari chiamati del Re e della Regina, il primo esplorato alla fine degli anni Venti del Novecento, il secondo indagato dal 2008: una sepoltura appartenente a un personaggio di rango elevato, forse di ruolo regale. Si tratta del più grande tumulo fino a ora conosciuto (tamburo con diametro 40 m), che prevedeva un accesso monumentale a cielo aperto (il piazzaletto), usato verosimilmente per cerimonie funebri, che risulta essere delimitato su tre lati da muri in blocchi di calcare. Qui è stata individuata la presenza di intonaco bianco, sul quale vi sono resti di pitture policrome, riconosciute come la più antica attestazione di pittura funeraria tarquiniese (decenni centrali VII sec. a.C.). La stanza sepolcrale laterale destra (4x2,5 m) è stata aperta nell’estate 2011, ancora integra: era rivestita con un rarissimo intonaco in gesso alabastrino, una tecnica derivata dal Vicino Oriente.