TARQUINIA
(XXXIII, p. 278; App. II, II, p. 944)
Le ricerche sulle fasi dell'insediamento e sulla distribuzione delle necropoli dell'età del Ferro hanno portato a congetturare che la formazione della città di età storica, coincidente con le alture limitrofe di Pian di Civita e di Castellina, risalga alla seconda metà dell'8° secolo a.C.: prima di quest'epoca l'abitato si sarebbe caratterizzato per villaggi separati, uno dei quali parzialmente messo in luce in località Monterozzi, dove sono stati scoperti fondi di capanne a pianta rettangolare e ovale. In effetti le ricerche al centro della Civita (1982-87) hanno messo in luce una complessa stratificazione che parte dal Protovillanoviano e si concentra, in età successive, attorno a un'area di culto, cui pertiene il seppellimento rituale di strumenti legati al rango (scudo, scure, tromba), risalenti agli inizi del 7° secolo a.C. Anche nell'area del Tempio della Regina, scavi inediti attestano che la zona era frequentata fin dall'età del Ferro e che successivamente vi fu costruito un sacello (530 a.C.) precedente il grandioso complesso templare del 4° secolo a.C., scavato fra il 1934 e il 1946 (altre ricerche inedite: 1957, 1963-64), cui doveva appartenere un deposito di ex voto in terracotta (4°-1° secolo a.C.). È possibile che la divinità titolare del tempio fosse Artume (nome prestato dal greco Artemis).
L'area, ristrutturata in età imperiale, doveva costituire il centro politico-religioso della città, se accolse i Fasti dell'ordo LX haruspicum, le statue e gli elogia degli eroi cittadini, a iniziare forse dal mitico Tarchon, per continuare con quelli della famiglia degli Spurinna, i cui componenti avevano agito per conto della città in imprese concernenti spedizioni in Sicilia (dovrebbe trattarsi degli attacchi a Lipari dell'ultimo quarto del 6° secolo a.C., piuttosto che degli scarsi aiuti forniti ad Atene durante l'assedio di Siracusa), forse ad Aleria, in Corsica, nel Lazio e nella stessa Etruria (si parla della sconfitta di un re di Caere e della partecipazione a una guerra servile ad Arezzo, città cui gli Spurinna erano legati da matrimoni con la famiglia dei Cilnii). Si tratta di documenti di grande rilevanza poiché attestano l'esistenza di Tuscae historiae tramandate attraverso archivi familiari.
Le esplorazioni nelle necropoli hanno comportato, attraverso le indagini della Fondazione Lerici, uno straordinario incremento delle tombe dipinte, praticamente raddoppiate per numero. Questa nuova documentazione ha permesso una profonda revisione dei problemi concernenti la pittura, per le novità sia iconografiche (si è aggiunta recentemente la tomba dei Demoni Azzurri, degli inizi del 4° secolo a.C., con scena di arrivo di una donna nell'oltretomba traghettata da Caronte alla presenza di Ade e di esseri infernali), sia stilistiche.
Le tombe dipinte, che costituiscono solo il 2% dell'intero complesso cemeteriale e, pertanto, competono al ceto abbiente, rivelano una notevole fioritura, stimolata forse da pittori greco-orientali, fra il 530 e il 490 a.C. (fra quelle di nuova scoperta vanno ricordate in specie le tombe dei Giocolieri, delle Olimpiadi, della Fustigazione, del Cacciatore), quando la celebrazione della morte ruota attorno a giochi e simposi, immagini di lusso e ostentazione che fungono da cerimonie reintegrative per i sopravvissuti. La scarsa qualità dei monumenti databili fra 460 e 380 a.C. circa si accompagna a una ripetizione di schemi interrotti dalla citata tomba dei Demoni Azzurri, che precede altre pitture con esseri del mondo funerario (tombe dei Caronti, degli Anina), opposte a quelle che celebrano i fasti delle famiglie locali con armi (tomba Giglioli) o cortei di magistrati (tomba del Convegno), databili agli inizi del 3° secolo a.C.
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