TARRAGONA
(lat. Tarraco; arabo Ṭarraqūna; Terrachona, Tarracona nei docc. medievali)
Città della Spagna, in Catalogna meridionale, capoluogo della omonima provincia, collocata lungo la costa mediterranea, sul versante di una collina situata a E del fiume Francolí.Tarraco, base militare romana sviluppatasi a partire dal 218 a.C., andò trasformandosi in uno dei centri più importanti della Hispania. Il suo territorio costituì, dopo varie modifiche, la base della provincia ecclesiastica Tarraconensis. Il primo riferimento alla diffusione del cristianesimo è costituito dal martirio del vescovo Fruttuoso e dei suoi diaconi Augurio ed Eulogio, avvenuto nell'anfiteatro nel 259. A partire dal sec. 4°, fu vittima di un processo di spopolamento e, sotto la dominazione visigota, a partire dal 476, diminuì la sua importanza a vantaggio di altre città; anche le strutture ecclesiastiche subirono un declino analogo.La configurazione urbana della T. tardoantica si sviluppò a partire dalla città romana. Nel sec. 5° l'attività sembrò ridursi concentrandosi nella parte alta, con i centri amministrativi e religiosi. All'esterno del recinto urbano si trovavano alcune basiliche, intorno alle quali poi ebbero origine le rispettive necropoli, vicino al fiume Francolí e nell'anfiteatro, ormai abbandonato. Nella parte bassa, inoltre, il porto svolgeva una certa attività con il suo nucleo di popolazione.A partire dal 713-714, T. fu occupata dai musulmani e la fuga in Italia dell'arcivescovo Prospero induce a pensare che la Chiesa tarragonese fosse rimasta sguarnita. Nella prima metà del sec. 10°, al-Rāzī descriveva T. come un campo di rovine maestose. È possibile che esistessero piccoli nuclei agricoli nei dintorni della città (Virgili i Colet, 1984).I primi tentativi di recupero della città e della sua condizione di sede metropolitana ebbero luogo nell'11° secolo. Il riconoscimento della sede si ebbe nel 1050, ma la città non fu riconquistata ai musulmani fino al 1090-1091 e l'occupazione definitiva del territorio non si rese effettiva fino al 12° secolo. Nel 1149 venne concessa a T. la Carta de población e così la città, nella seconda metà del sec. 12°, si ripopolò. La città medievale si andò organizzando nella zona alta, nel terrazzamento superiore e in quello intermedio, antichi recinti rispettivamente di culto e del foro provinciale romani. Nella parte superiore si sviluppava il complesso ecclesiastico, in una condizione di preminenza sulla zona intermedia del settore nobiliare, la cui struttura era più o meno ortogonale. Le mura romane furono riutilizzate, ma il recinto fu poi ampliato nel 12° e nel 14° secolo. Nel porto si sviluppava la Vila Nova. La storia di T. nel Basso Medioevo fu caratterizzata, dopo i momenti di maggiore stabilità, dalle crisi, dalle epidemie e dai conflitti bellici che afflissero altre città catalane in questa stessa epoca.Per la conoscenza del complesso monumentale cristiano della T. tardoantica si dispone, oltre che dei resti archeologici, dell'Oracional de Verona (Verona, Bibl. Capitolare, LXXXIX), scritto intorno al 700 nella provincia ecclesiastica Tarraconensis. Questo codice documenta, oltre a quella cui era destinato l'orazionale, tre chiese: la prima, Sancta Iherusalem, come cattedrale, la seconda e la terza dedicate rispettivamente a s. Fruttuoso e a s. Pietro. La prima doveva trovarsi nel recinto di culto del terrazzamento superiore, come documentano alcuni resti trovati intorno alla cattedrale attuale (Serra Vilaró, 1960; Del romà al romànic, 1999, pp. 81-83), mentre quella dedicata a s. Fruttuoso deve corrispondere alla basilica dell'anfiteatro, costruita forse intorno alla seconda metà del 5° secolo. Essa costituisce un esempio della continuità della tradizione romana in età ispanovisigota (L'amfiteatre romà, 1990).Anche la zona vicina al Francolí acquistò grande importanza. In primo luogo, occorre ricordare la basilica della necropoli del Francolí, a cui è annesso uno dei complessi funerari tardoromani più importanti del Mediterraneo occidentale; i resti della basilica possono appartenere al 5° secolo. Sono importanti alcuni sarcofagi di epoca teodosiana, soprattutto quello detto de las Orantes e quello di s. Pietro e s. Paolo; dallo stesso complesso proviene il mosaico di Optimo. Nel 1994 fu scoperto un altro importante complesso, la villa e la basilica detta del Parc Central (Del romà al romànic, 1999, pp. 175-177).
Nei pressi dell'antica Tarraco e vicino al paese di Constantí si trova il complesso di Centcelles, uno dei monumenti più importanti della Tarda Antichità nel Mediterraneo occidentale, la cui sala trasformata in mausoleo, forse dedicata all'imperatore Costante (assassinato nel 350), è decorata con mosaici nella cupola (Hauschild, Arbeiter, 1993).La costruzione medievale di maggiore rilievo di T. è la cattedrale, dedicata alla Vergine. Si tratta di una delle iniziative edilizie più ambiziose della Catalogna nel periodo di transizione dal Romanico al Gotico. È situata sul terrazzamento superiore di Tarraco e utilizza in parte resti romani. Vi si stabilì una comunità di canonici che seguiva dal 1154 la regola di s. Rufo di Avignone; la sua costruzione ebbe luogo tra le ultime decadi del 12° e le prime del 14° secolo. A parte il legato di due testamenti, l'uno del 1167 e l'altro, dell'arcivescovo Hug de Cervelló, del 1171, l'opera ricevette donazioni dalla casa dei conti di Barcellona (Alfonso II il Casto nel 1194 e Pietro II il Cattolico nel 1207 e nel 1212). Fu consacrata nel 1331, anche se fu oggetto di numerose modifiche successive. Il nucleo è costituito dalla chiesa e dal chiostro. La chiesa è a tre navate con transetto asimmetrico e capocroce scalare. Il processo costruttivo fu complesso, come si osserva da alcune irregolarità e da un possibile cambiamento di progetto che si percepisce nel capocroce (Puig i Cadafalch, de Falguera, Goday i Casals, 1918, pp. 197-203). Il chiostro è uno dei complessi più ricchi dell'arte medievale in Catalogna, databile intorno al primo terzo del 13° secolo. La decorazione scultorea offre un repertorio molto vario: cicli istoriati con elementi molto realistici, che uniscono scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, così come un ciclo dedicato a s. Nicola; nelle imposte, notevole è la ricchezza dei motivi zoomorfi, floreali e geometrici. Stilisticamente si mette in relazione con il paliotto dell'altare maggiore, dedicato ai ss. Paolo e Tecla, collocato nel presbiterio della cattedrale, e con il portale de l'Anunciata nella cattedrale vecchia di Lérida. La facciata principale della cattedrale, per la presenza di modelli francesi, deve essere inserita al principio dello sviluppo della scultura gotica in Catalogna. I portali laterali della facciata seguono un disegno caratteristico per il resto dell'edificio, mentre la decorazione scultorea può datarsi intorno alla fine del 13° secolo. Qualche rilievo è stato attribuito al maestro Bartolomeu da Gerona, documentato a T. a partire dal 1277. Il corpo centrale è posteriore. Nella parte bassa del timpano, nell'architrave, compare il Giudizio universale (il resto presenta vetrate). Forse qualche elemento può essere attribuito a Bartolomeu, così come è stato ipotizzato per la Vergine del trumeau. Altre sculture, come quelle del timpano, vengono messe in relazione con l'arte italianizzante, come l'opera di Jaume Cascalls e della sua bottega. Sulla facciata interna si è notata la mano di Jordi de Déu, il 'servo' di Cascalls (Rosa Terés i Tomàs, 1997).Tornando all'interno della cattedrale, tra le cappelle di maggior risalto si deve citare quella de los Sastres, costruita all'epoca dell'arcivescovo Pere de Clasquerí (1358-1380). Le vetrate devono essere state realizzate da Guillem de Lenturgat, di Coutances, intorno al 1358. Il retablo in alabastro, opera del maestro Aloi de Montbrai, fu terminato verso il 1368. Nel presbiterio c'è il sepolcro dell'arcivescovo Giovanni d'Aragona (m. nel 1334), opera italianizzante da mettere in rapporto con la tomba del cardinale Guglielmo Longhi, nella cattedrale di Bergamo (Franco Mata, 1983; Rosa Terés i Tomàs, 1997). Il complesso scultoreo più importante è il retablo maggiore, realizzato all'epoca di Dalmau de Mur (1419-1439), che rappresenta il culmine del Gotico internazionale nella Corona di Aragona. Fu commissionato a Pere Joan, che veniva pagato per i lavori del retablo già nel 1425 (Manote, in corso di stampa), anche se la prima pietra fu collocata nel 1429 e il retablo terminato intorno al 1440; di grande rilievo la predella con scene della Vita di s. Tecla. Tra i dipinti si trovano le tele del reliquiario di s. Tecla (ca. 1334-1340; Tarragona, Mus. diocesano; Yarza Luaces, 1986). Notevoli anche le pitture sulle pareti del retrocoro, in stile lineare, risalenti all'epoca dell'arcivescovo Ximénez de Rada (1317-1327), e l'insieme delle vetrate (secc.14°-15°; Els vitralls, 1992) e delle opere di oreficeria realizzate a T. (Martínez Subías, 1988).Nel complesso della cattedrale si inserisce anche la chiesa di Santa Tecla la Vella (Serra Vilaró, 1960; Liaño, 1979-1980), dove si trova un monumento funebre, probabilmente dell'arcivescovo Bernat d'Olivella (ca. 1287; Pallium, 1992, p. 80). All'interno del seminario pontificio si conserva poi la cappella di Sant Pau, dell'infermeria dei canonici, documentata nel 1234 (Liaño Martínez, 1979-1980). Ambedue le costruzioni presentano chiare analogie con la cattedrale.Davanti al braccio destro del transetto della cattedrale si conserva il portico d'accesso all'Hospital Vell de Santa Tecla, databile tra la fine del sec. 12° e gli inizi del 13°, anche se rinnovato nel 15°, quando vi furono aggiunti due piani in seguito alla fusione con l'Hospital Nou de la Ciutat (El Consell Comarcal, 1995).Sui resti della basilica dell'anfiteatro fu innalzata la chiesa di Santa Maria del Miracle, oggi in stato di rovina, documentata per la prima volta nel 1154.Nella T. del Basso Medioevo si distinsero anche le botteghe di pittori del Gotico internazionale, come Mateu Ortoneda e Ramon de Mur, che ebbero una parte importante nella realizzazione di opere in altre città catalane (Alcoy, 1993; Ruiz Quesada, 1997).
Bibl.:
Fonti. - J. Vives, Oracional visigodo, Barcelona 1946; La crónica del moro Rasis, a cura di D. Catalán, M.S. De Andrés, Madrid 1975, pp. 273-274; L. Pons de Icart, Libro de las grandezas y cosas memorables de la metropolitana, insigne y famosa ciudad de Tarragona, Lleida 1572-1573; J. Blanch, Arxiepiscopologi de la Santa Església Metropolitana i Primada de Tarragona, 2 voll., Tarragona 1985.
Letteratura critica. - E. Morera i Llauradó, Tarragona cristiana, 5 voll., Tarragona 1897-1959; J. Puig i Cadafalch, A. de Falguera, J. Goday i Casals, L'arquitectura romànica a Catalunya, III, Barcelona 1918 (rist. anast. 1983), pp. 197-203, 479-494; S. Capdevila, La seu de Tarragona. Notes històriques sobre la construcció, el tresor, els artistes, els capitulars, Barcelona 1935; P. de Palol Salellas, Tarraco hispanovisigoda, Tarragona 1953; J. Serra Vilaró, Santa Tecla la Vieja. La primitiva catedral de Tarragona, Tarragona 1960; J.M. Recasens i Comes, La ciutat de Tarragona, 2 voll., Barcelona 1975; S. Misser, El libro de Santa Tecla, Barcelona 1977; E. Liaño Martínez, Las capillas góticas de Santa Tecla la Vieja y San Pablo en Tarragona, Universitas Tarraconensis 3, 1979-1980, pp. 125-150; A. Franco Mata, Sepulcro de Don Juan de Aragón en la catedral de Tarragona. Relaciones iconográficas y estilísticas con Italia, Reales sitios 20, 1983, 75, pp. 57-64; E. Liaño Martínez, Inventario de la ciudad de Tarragona y su provincia, III, Madrid 1983; A. Virgili i Colet, La qüestió de Tarragona abans de la conquesta catalana, Quaderns d'història tarraconense 4, 1984, pp. 7-36; J. Yarza Luaces, Gergues del reliquiari de Santa Tecla (Santa Tecla, Sant Pau. Crucifixió), in Thesaurus-estudis. L'art als Bisbats de Catalunya 1000-1800, cat., Barcelona 1986, pp. 116-117; J. Camps i Sòria, El claustre de la catedral de Tarragona: escultura de l'ala meridional, Barcelona 1988; N. de Dalmases, A. José i Pitarch, L'època del cister s. XIII, Barcelona 1988; F. Español i Bertran, El mestre del frontal de Santa Tecla i l'escultura romànica tardana a la Catalunya Nova, Quaderns d'estudis medievals, 1988, 23-24, pp. 81-103; A. Martínez Subías, La platería gótica en Tarragona y su provincia. Tipología, catálogo, punzones, Tarragona 1988; Un abocador del segle V d.C. en el Fòrum Provincial de Tàrraco, Tarragona 1989; J. Sánchez Real, La método en la arquelogía tarraconense, Butlletí arqueològic Reial Societat Arqueològica Tarraconense 5, 1990, 12, pp. 49-98; L'amfiteatre romà de Tarragona, la basílica visigòtica i l'església romànica (Memòries d'excavació, 3), Tarragona 1990; Tarraco. Guia arqueològica, Tarragona 1991; Els vitralls del monestir de Santes Creus i la catedral de Tarragona, in CVMAe. Catalunya, III, Barcelona 1992; Pallium. Exposició d'art i documentació: de la memòria de sant Fructuós al triomf de santa Tecla, cat., Tarragona 1992; R. Alcoy, Un proemi a Jaume Huguet. Reflexions sobre la pintura en l'àrea tarragonina entre el 1412 i el 1448, in Jaume Huguet. 500 anys, cat., Barcelona 1993, pp. 32-47; T. Hauschild, A. Arbeiter, La villa romana de Centcelles, Barcelona 1993; T. Hauschild, Hallazgos de la época visigoda en la parte alta de Tarragona, "III Reunió d'arqueologia cristiana hispànica, Barcelona 1988", Barcelona 1994, pp. 151-156; El Consell Comarcal a l'antic hospital, Tarragona 1995; C. Godoy Fernández, Arqueología y liturgia. Iglesias hispánicas (siglos IV al VIII), Barcelona 1995, pp. 187-202; A. Muñoz, J.M. Macías, J. Menchón, Nuevos elementos decorados de arquitectura hispanovisigoda en la provincia de Tarragona, AEA 68, 1995, pp. 293-302; Tarragona (Catalunya romànica, 21), Barcelona 1995, pp. 109-218; M. Rosa Terés i Tomàs, L'època gòtica, in Escultura antiga i medieval (Art de Catalunya. Ars Cataloniae, 6), Barcelona 1997, pp. 210-317; F. Ruiz Quesada, Imagen artística y económica de la pintura catalana en los siglos del gótico, in Cathalonia. Arte gótico en los siglos XIV-XV, cat., Madrid 1997, pp. 67-80; Del romà al romànic. Història, art i cultura de la Tarraconense mediterrània entre els segles IV i X, Barcelona 1999; M.R. Manote, El retaule major de la catedral de Tarragona, obra de l'escultor Pere Joan (in corso di stampa).J. Camps i Sòria