Apologeta cristiano (n. probabilmente in Siria tra il 120 e il 130). Educato alla cultura greca, fu forse un filosofo vagante sulla moda dei retori o cinici; convertitosi al cristianesimo, più tardi si avvicinò forse a scuole gnostiche e a lui gli eresiologhi antichi fanno risalire la setta degli encratiti; staccatosi dalla Chiesa insegnò in Oriente, ma passò poi ad Antiochia di Siria e altrove. Dopo la conversione scrisse il Discorso ai Greci.
Nacque, come egli stesso si vanta, di là dal Tigri, nel territorio degli Assiri. Studiò filosofia ed eloquenza e viaggiò molto, tenendo, come Luciano, conferenze e lezioni in varie città. Verso il 150 si convertì al cristianesimo, pare a Roma, dopo aver ascoltato il filosofo cristiano Giustino. Il 172, dopo il martirio di Giustino, lasciò Roma e ritornò in Oriente, abbandonando la Chiesa e fondando, sembra, la setta degli encratiti, continentes, un miscuglio di gnosticismo e di docetismo.
Tra le sue opere giunte sino a noi spicca il Discorso ai Greci: opera in difesa del cristianesimo e violento attacco alla cultura greca accusata di plagio (Omero dipende da Mosè e tutta la cultura greca posteriore deriverebbe dai "barbari"), di immoralità, di incoerenza. T. contrappose alla vanità del pensiero greco i fondamentali insegnamenti cristiani: Dio creatore tramite il λόγος, resurrezione della carne, angelologia e demonologia, morale. L'opera, scritta forse verso il 170 (o dopo il 172, anno del ritorno di T. in Oriente), è tra le più significative della letteratura apologetica greca del sec. 2º. Altra opera di T. è il Diatessàron, fusione armonica dei quattro vangeli; l'opera, che ebbe larghissima diffusione, fu scritta in siriaco; l'originale è perduto e ce ne restano traduzioni e rifacimenti in persiano (è il testo più vicino all'originale), in arabo, in latino e in greco (frammenti: ma molto importanti perché anteriori alla metà del sec. 3º).