techno-music
Quando la musica diventa elettronica
La techno-music è uno stile di musica elettronica che ha preso piede negli Stati Uniti nella prima metà degli anni Ottanta del Novecento. Si è sviluppata in particolare in America, nelle zone periferiche di Detroit, e in Europa, contaminandosi con diversi generi musicali
La techno-music consiste in una tessitura di loops di sintetizzatori e patterns ritmici affidati a una o più drum machines al tempo di 4/4 a una velocità quasi mai superiore ai 140 bpm. Il risultato viene sottoposto a una procedura di sincronizzazione e di post-produzione nella quale il musicista utilizza lo studio per creare riverberi, processi di delay e altri effetti a piacimento.
Le origini della techno sono rintracciabili nei dance clubs di Detroit attorno alle figure di alcuni intraprendenti disc jockey come Juan Atkins, Derrick May e Kevin Saunderson, provenienti da un sobborgo della principale città del Michigan, Belleville, e per questo soprannominati Belleville three. Il fulcro creativo del genere può essere individuato nell’attività del collettivo Deep space soundworks, che nel 1981 voleva evadere dalle forme ormai agonizzanti della disco-music e guardava con interesse al fenomeno della house-music di Chicago.
Il suono techno, per ammissione stessa dei suoi principali interpreti, aveva ascendenti assai eterogenei: il funk anni Settanta di Funkadelic e Parliament; la musica robotica e marziale dei Kraftwerk; il rock ambientale dei Tangerine dream.
La coesione della scena avvenne attorno alla figura di Charles ‘The Electrifying Mojo’ Johnson, un disc jockey che conduceva un programma-maratona notturno sull’emittente radiofonica wjlb, nel quale venivano programmati i primi esperimenti della nascente scena musicale e del Music institute, il club dove era possibile ascoltare i primi esperimenti della nuova musica tecnologica.
Nel 1984 il primo a usare il termine techno per quella che si diffuse nei dancefloors di Detroit come musica da ballo è stato Atkins, dietro la sigla Cybotron (condivisa con Rick 3070 Davis), nella traccia Techno City. Solo nella seconda metà degli anni Ottanta, complice anche la fertile scena dance inglese, il termine techno ha ottenuto una sorta di consacrazione quando nel 1988 Neil Rushton ha compilato per Virgin la raccolta Techno! The new dance sound of Detroit.
Il 1988 è stato per i fan del genere un anno cruciale, definito dalla stampa specializzata la nuova summer of love. A Londra, club come Shoom e Heaven, dove agivano disc jockey del calibro di Danny Rampling e Paul Oakenfold, hanno poi infuso nuova linfa al genere.
La techno-music ha vissuto una seconda stagione nella prima metà degli anni Novanta in Europa, in particolare in Inghilterra, Belgio e Olanda, fornendo il commento sonoro ai principali dancefloors del periodo e alla cultura rave: giganteschi dance happenings nei quali la fruizione della techno-music e l’assunzione di droghe sintetiche (in particolare ecstasy e ketamina) erano diventate un binomio pressoché inscindibile.
All’inizio degli anni Novanta le contaminazioni tra sonorità erano all’ordine del giorno e la techno si è arricchita di nuovi spunti nei continui rimandi stilistici tra scuola americana ed europea. Negli Stati Uniti per tutto il decennio gli epigoni dei Belleville three – Jeff Mills con il suo approccio ritmico più aggressivo, Kenny Larkin con le sue coloriture più soul, e ancora Mike Banks e Carl Craig – hanno formato la squadra dei protagonisti della terza generazione techno che ha abbracciato definitivamente la produzione digitale.
Nelle variazioni successive al prototipo originario (ormai designato come Detroit techno) il genere è stato snaturato sul piano degli equilibri tra melodia e ritmo e si è fuso con altri generi (house, dub, rap) o ha subito una sensibile accelerazione della pulsazione e una frammentazione del tempo (hardcore, jungle).
La commistione tra rock e techno-music ha conosciuto nella seconda metà degli anni Novanta il suo momento di maggiore successo con artisti come Future sound of London, Aphex twin e Prodigy.
Tra questi, una posizione di assoluta preminenza hanno avuto gli Orb di Alex Patterson e Jimmy Cauty, tra i più abili a rivisitare la pulsazione della musica da dance club a beneficio delle platee rock.