Teodorico di Chartres
Filosofo e teologo (m. dopo il 1156). È considerato uno dei rappresentanti più insigni della cosiddetta scuola di Chartres, ossia di quell’insieme di autori che nel 12° sec. hanno avuto rapporti, direttamente o indirettamente, con la scuola della cattedrale dell’omonima cittadina francese. Le opere di T. sono molteplici, e testimoniano l’interesse dell’autore nei confronti di diverse discipline. Innanzitutto bisogna menzionare l’Eptatheucon, un manuale nel quale vengono raccolte le opere dell’antichità che sono considerate utili allo studio delle arti liberali. Per quanto riguarda il trivio (grammatica, retorica e dialettica), T. fornisce un contributo importante alla tradizione e allo studio della retorica commentando il De inventione di Cicerone e la pseudo-ciceroniana Rhetorica ad Herennium. In rapporto invece alla tradizione logica (dialettica), è importante sottolineare come T. sia probabilmente il primo a utilizzare in Occidente la versione latina degli Analitici primi e degli Elenchi sofistici di Aristotele. Come fonti del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica), bisogna evidenziare per l’astronomia l’utilizzo delle tavole astronomiche di al-Khwārizmī nella traduzione latina di Adelardo di Bath. Nell’Eptatheucon T. attribuisce quindi grande valore allo studio delle arti liberali, le quali nel loro insieme vengono considerate come lo strumento propedeuticamente necessario allo studio della filosofia. Una delle caratteristiche più importanti che accomuna gli autori della scuola di Chartres è l’interesse verso la filosofia della natura, il cui testo di riferimento per il 12° sec. è il Timeo di Platone nella traduzione parziale con commento di Calcidio. A differenza di altri suoi colleghi, T. tuttavia non commenta il Timeo, ma lo utilizza ampiamente nel suo trattato De sex dierum operibus, un’esegesi dei primi capitoli del Genesi dove l’autore afferma esplicitamente di volere interpretare il testo sacro secondo i principi della filosofia naturale (secundum physicam), utilizzando l’interpretazione letterale a discapito di quella allegorica. In quest’opera viene affermata esplicitamente una dottrina della creazione per intermediari: secondo T. l’azione divina non si estende infatti oltre la creazione dei quattro elementi (identificati con il «cielo» e la «terra» di cui parla il Genesi), mentre i successivi passaggi (costituzione dei corpi celesti, nascita degli esseri viventi, ecc.) vengono spiegati attraverso l’azione del fuoco e del calore che pervadono l’intero Universo (dottrina questa che rimanda evidentemente a reminescenze stoiche ed ermetiche), e al movimento dei cieli. In rapporto invece alla produzione teologica di T., è opportuno ricordare come nella scuola di Chartres abbiano goduto di grande diffusione gli opuscoli teologici di Boezio (De trinitate, De hebdomadibus, ecc.). Nel secolo scorso sono stati editi alcuni commenti a questi testi attribuiti dal loro editore a T. e ai suoi allievi, ma sulla esatta paternità di tali scritti la critica è tuttora incerta.