Thailandia
Il moderno Siam
Meta del turismo esotico occidentale, la Thailandia è un paese in rapido sviluppo. Miracolosamente sfuggita alla colonizzazione, deve il relativo equilibrio della sua società all’ininterrotta tradizione statale, malgrado le tensioni etniche e religiose e la produzione illegale di oppio. È avviata verso un’intensa modernizzazione che ha già reso alcune sue regioni molto dinamiche e competitive
Il territorio thailandese è raggiunto, a nord-ovest, dalle ultime propaggini – massima elevazione 2.577 m – dei monti dell’Indocina; al centro e a est si apre una grande pianura attraversata dal fiume Menam, che bagna la capitale Bangkok (7.507.000 abitanti), e da affluenti del Mekong che scorre sul confine orientale del paese. A sud, tra Mar delle Andamane e Golfo del Siam, la Thailandia si estende nella Penisola di Malacca, ricca di località turistiche come l’isola di Phuket, colpita dallo tsunami del 2004. Il clima è tropicale monsonico, molto caldo e umido.
Umidità e acqua abbondante favoriscono la foresta – molto ridotta dal taglio – e prodotti come il riso e il caucciù, largamente esportati. Abitanti e città si concentrano nelle pianure e nelle valli. Le attività industriali moderne (meccanica, tessile, elettronica), insieme al turismo e alla pesca, hanno consentito alla Thailandia di avvicinarsi ai paesi di recente sviluppo – come Corea del Sud e Singapore, le ‘tigri del Sud-est asiatico’ – malgrado squilibri interni ancora sensibili.
Il territorio dell’odierna Thailandia, indicato per lungo tempo con il nome Siam, fu raggiunto nel 13° secolo da popolazioni thai provenienti dalla Cina meridionale, che vi fondarono una serie di regni a struttura feudale. Due di essi si imposero nel corso del tempo: il regno di Sukhothai a partire dalla metà del 13° secolo, e il regno di Ayutthaya dalla metà del 14° secolo. Quest’ultimo riuscì a estendere il proprio controllo sulle regioni limitrofe e, nei secoli successivi, rafforzò i poteri della monarchia sulla grande feudalità, dando vita a una struttura statale centralizzata.
I primi contatti della Thailandia con l’Occidente risalgono al 16° secolo. Furono dapprima i Portoghesi a stabilire relazioni commerciali con il paese. Nella seconda metà del 17° secolo fu la volta dei Francesi. Assai più intensa fu la penetrazione britannica nel 19° secolo. Ma il paese – in cui nel 1781 era salita al potere la dinastia Chakri che pose la capitale a Bangkok – riuscì a preservare la propria indipendenza e ad avviare un rilevante processo di modernizzazione ispirato ai modelli occidentali.
Governata da una monarchia assoluta, nel 1932 la Thailandia divenne una monarchia costituzionale. Pochi anni più tardi si impose tuttavia un regime nazionalista e autoritario che ribattezzò il paese con il nome di Thailandia (1939) e lo trascinò nella Seconda guerra mondiale a fianco del Giappone.
Dopo la guerra, la Thailandia divenne un’importante pedina degli interessi degli Stati Uniti nel Sud-Est asiatico e giocò un ruolo significativo a loro sostegno durante la guerra di Corea (1950-53) e soprattutto durante la guerra del Vietnam (1964-75).
Sul piano interno, nella seconda metà del 20° secolo essa fu segnata da una successione convulsa di colpi di Stato, di governi autoritari, di fragili aperture alla democrazia, nel quadro di una difficile situazione economica. Nonostante una relativa ripresa negli anni Novanta, il paese continua a essere instabile dal punto di vista politico e ancora assai arretrato nelle regioni rurali.