Jefferson, Thomas
Uno dei padri fondatori degli Stati Uniti
Jefferson è stato una delle maggiori personalità della storia statunitense. Prese parte alla Rivoluzione americana e divenne il terzo presidente degli Stati Uniti. Uomo di grande cultura, credeva fermamente nel progresso, nell’eguaglianza tra gli uomini e nella democrazia
Nato nel 1743 a Shadwell, in Virginia, da una ricca famiglia di proprietari terrieri, Jefferson ebbe un’eccellente educazione. Divenuto avvocato, nel 1769 venne eletto al Parlamento della Virginia, e quando scoppiò la rivolta contro la dominazione inglese (Rivoluzione americana) Jefferson si schierò con i rivoluzionari. Nel 1775-76 partecipò ai lavori del secondo Congresso continentale ed ebbe un ruolo di primo piano nel redigere la Dichiarazione di indipendenza americana, emanata il 4 luglio 1776, nella quale si dichiarava che ogni uomo aveva diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità.
Nel 1779 divenne governatore della Virginia, ma, accusato di non aver saputo difendere la regione dagli Inglesi, si dimise. Nel 1782, l’anno seguente la vittoria degli americani, fu eletto membro del Congresso continentale. Qui cercò, senza successo, di far votare una legge diretta a vietare l’estensione della schiavitù dei neri – a cui era contrario in via di principio – nei nuovi territori che fossero entrati a far parte degli Stati Uniti. Si trattava però di una posizione non coerente, poiché Jefferson stesso continuava a essere un proprietario di schiavi.
Nel 1785 fu mandato come ambasciatore a Parigi, dove maturò una forte avversione verso le società europee fondate su un sistema di privilegi che favoriva la nobiltà e le classi alte. Perciò, quando nel 1789 scoppiò la Rivoluzione francese, la sostenne con entusiasmo, ritenendo che questa fosse una «rivoluzione sorella» di quella americana, destinata a diffondere la libertà e l’eguaglianza nel Vecchio Mondo.
Alla fine del 1789 Jefferson fece ritorno negli Stati Uniti perché nominato dal presidente Washington segretario di Stato, carica che mantenne fino al 1793. Dal 1797 fu vicepresidente, con John Adams presidente.
In quel periodo si era aperto un duro scontro tra i ;federalisti e i loro oppositori. I primi, così detti perché sostenitori di un forte governo centrale della federazione, erano guidati da Alexander Hamilton e da Adams, due conservatori inclini a una concezione quasi monarchica, all’inglese, delle funzioni della presidenza e ostili all’influenza della Rivoluzione francese. I secondi, invece, erano capeggiati da Jefferson e da James Madison, avversi al centralismo, difensori dei principi repubblicani e ancora convinti del valore positivo della Rivoluzione francese.
Nel 1800 Jefferson fu eletto presidente nel corso di quella che venne definita una rivoluzione democratica.
Durante la sua presidenza (1801-09) si sforzò dapprima di smorzare i vecchi contrasti, ma poi dovette sostenere periodici conflitti specie con il potere giudiziario, roccaforte dei federalisti. Inoltre, pur man;tenendo una posizione di neutralità, nell’epoca delle guerre napoleoniche si trovò ad affrontare l’azione ostile dei Francesi e degli Inglesi contro il commercio e il naviglio americani. Nel 1803 Jefferson acquistò dalla Francia la Luisiana.
Dopo che la Rivoluzione francese subì quello che ai suoi occhi era apparso come un vero e proprio processo di degenerazione culminato nel dispotismo di Napoleone, il suo atteggiamento nei confronti di tale evento cambiò radicalmente, inducendolo a ritenere la sola America la terra capace di ospitare i valori repubblicani e democratici.
Al termine della sua presidenza Jefferson si ritirò dalla vita politica, dedicandosi agli studi ed elaborando avanzati progetti di riforma nel campo dell’educazione. Nel 1819 fondò l’Università della Virginia. Morì a Monticello, in Virginia, nel 1826.