TIRO A SEGNO
. L'uso di addestrarsi alle armi per mezzo del tiro a segno è antichissimo.
Roma imponeva ai giovani esercizî di tiro, consistenti nel lancio del pilo e del giavellotto. Sino dal 1100, in varie città italiane, si eseguivano tiri con l'arco e con la balestra. Particolarmente meritevole di essere ricordata la "compagnia degli arcieri" di Aosta, costituita nel 1206 con l'alto incoraggiamento del conte Tommaso I di Savoia. Dopo l'adozione delle armi da fuoco, il tiro a segno si generalizzò. Sino dai primordî fu particolarmente favorito dai duchi di Savoia. Emanuele Filiberto concesse speciali privilegi agli "archibugieri" di Aosta e ai "cavalieri tiratori" di Chambéry.
Nel 1861 fu istituita una società per promuovere il tiro a segno nazionale, nell'intento di facilitare a tutta la gioventù il maneggio delle armi. Nel 1882, fu emanata la prima legge di fondazione del tiro a segno nazionale.
Presentemente è in vigore la legge 17 aprile 1930, n. 479, modificata dalla successiva 4 giugno 1934, n. 950. Il tiro a segno nazionale fa capo, per la parte tecnico-addestrativa, all'ispettore capo della preparazione premilitare e postmilitare della nazione. I cittadini si addestrano al tiro con armi da guerra, al tiro ridotto, a tiri di carattere libero e sportivo in "sezioni di tiro a segno", che possono esistere in ogni comune dove si raggiungano almeno 50 domande d'iscrizione. Le esercitazioni di tiro sono obbligatorie: per gli avanguardisti che abbiano compiuto i 16 anni; per i premilitari; per coloro che, non avendo prestato servizio nelle forze armate, vogliano ottenere il permesso di porto d'arme (debbono compiere almeno un corso regolamentare). Annualmente, l'"Unione italiana di tiro a segno" indice una gara nazionale a Roma, alla quale partecipano: forze armate, associazioni giovanili, enti e associazioni nazionali ed estere.
L'Unione italiana di tiro a segno assolve i suoi compiti istituzionali mediante esercitazioni di tiro al bersaglio, in luoghi che si chiamano "poligoni di tiro", del tutto simili a quelli in cui si svolgono le esercitazioni di tiro delle truppe e spesso anche in uso promiscuo. Essi debbono rispondere alla condizione che i proiettili sparati non rechino danni a cose o persone.
Negli ultimi anni i poligoni di tiro sono stati notevolmente accresciuti di numero per adeguarli alla maggiore attività richiesta dall'incremento dell'istruzione premilitare e postmilitare.
Contrariamente a quanto si praticava in passato - quando i poligoni di tiro erano preferibilmente costruzioni a carattere fisso, in muratura, con solidi ripari laterali, robuste quinte in legname in senso normale alla direzione del tiro e attrezzatura complessiva che richiedeva spese non lievi e spesso un permanente servizio di custodia - si dà ora la preferenza ai cosiddetti "poligoni aperti", per i quali sono sufficienti limitate spese e minori predisposizioni di sicurezza, perché scelti in località disabitate e non abitualmente percorsi dagli abitanti delle zone limitrofe, sicché i provvedimenti per garantire l'incolumitâ degli abitanti possono talvolta limitarsi a segnalazioni concordate con le autorità delle zone circostanti allo scopo d'indicare divieto di passaggio, durante le esercitazioni, attraverso il terreno in cui possono giungere i proiettili. Altra misura efficace di sicurezza nei poligoni aperti, è l'uso di proiettili che si deformano all'urto col bersaglio, in modo che è evitato il loro rimbalzo. L'unico inconveniente che i poligoni aperti presentano è costituito dal fatto che la loro ubicazione riesce quasi sempre meno agevolmente accessibile, dato che le località più adatte allo scopo non si trovano se non difficilmente in prossimità dei centri urbani.
Le esercitazioni di tiro vengono eseguite contro bersagli; i quali, nei poligoni aperti, possono avere caratteristiche e disposizioni assai varie, che li assimilano ai bersagli di guerra con un grado di approssimazione maggiore di quel che si possa ottenere nei poligoni chiusi, anche per le condizioni di sfondo e di luce.
I bersagli sono normalmente costituiti da un'intelaiatura di legno ricoperta di tela; hanno dimensioni, profilo e tinteggiatura diversa secondo ciò che si vuole rappresentare. Possono anche essere mobili, o nella stessa direzione del tiro (bersagli che si avvicinano o si allontanano) o in senso trasversale od obliquo, il movimento ottenendosi, con le volute intermittenze, mediante funi e carrucole azionate a distanza di sicurezza. Infine si usano bersagli meccanici a funzionamento automatico, che alternativamente compaiono e scompaiono o si trasformano in altri di diverso atteggiamento (per rappresentare, ad es., un uomo in piedi che si getta a terra). Il tutto inteso a figurare con la massima approssimazione il caso vero.