TIROLO (A. T., 56-57)
Uno dei paesi confederati della repubblica d'Austria.
Esso si stende per kmq. 12.647 sulla media valle dell'Inn, dal confine italiano, lunga la linea di cresta delle Alpi Atesine, fino alle Alpi Bavaresi, dai confini con l'austriaco Vorarlberg (valle del Reno) e da quelli della svizzera Engadina (alto Inn), fino a Kufstein allo sbocco della Valle dell'Inn sull'alta pianura bavarese. Vi rimase poi aggregato ad oriente il Kitzbühel (Leuken Tal), nonché i bacini cisalpini dell'Isel Tal e dell'alta Drava (distretto di Lienz), il quale è da esso separato per mezzo della Pusteria italiana. Sotto l'impero austro-ungarico, il Tirolo, distinto in Nordtirol (media valle dell'Inn) e Südtirol (sul versante meridionale delle Alpi), comprendeva politicamente anche l'Alto Adige e il Trentino.
L'asse geografico del Tirolo è oggi dato dalla depressa e media valle dell'Inn, ma i suoi confini, se a mezzogiorno verso l'Italia coincidono con lo spartiacque alpino, a settentrione sono spesso irregolari e di ragione storica, dominando le comunicazioni verso la Baviera.
La Valle dell'Inn, a tipica morfologia glaciale, ad ampie spalle montane, a vasto e pianeggiante fondo accompagnato da terrazzi fluvio-glaciali, si allinea da ovest a est, da m. 821 (Landeck) a m. 503 (Kufstein), a settentrione della massa cristallina delle Ötztaler Alpen (Palla Bianca o Weisskugel, m. 3739) dalle potenti groppe coperte da ghiacciai, e di quelle scistose delle Tuxer- e Kitzbühler Alpen (Geier Spitze, m. 2858 e Katzen Kopf m. 2539), dalle forme più addolcite, e separate fra loro dal profondo Wipp Tal (F. Sill), che porta al depresso Passo del Brennero (m. 1370); il Brennero e il più occidentale Passo di Resia (m. 1510), rappresentano i soli valichi transitabili verso l'Italia. Sul più breve e ripido versante meridionale delle Alpi Bavaresi predomina invece la facies calcarea delle Alpi Centrali, con creste e cime assai mosse (Lechtaler Alpen, Parseier Spitze, m. 3038, Karwendel Gebirge, Birkkar Spitze, m. 2756), con cinque facili valichi, che attraverso gole incassate, immettono poi nella pianura bavarese.
I fianchi della Valle dell'Inn sono ricoperti da fertile mantello morenico, con più serie di terrazzi che scendono da m. 1200-1300 a Landeck, a m. 900-800 a Innsbruck, a 730 a Kufstein, e sono intagliati e modellati dai corsi d'acqua, scendenti principalmente dal versante meridionale, in un paesaggio collinare coperto da praterie, boschi e colture. L'ampio fondo della valle principale è ricolmo di fertili alluvioni, dove corre l'Inn, il massimo dei fiumi settentrionali alpini, a regime glaciale con prolungate magre invernali (ottobre-aprile) e le cui acque talora impaludano in zone acquitrinose, oggi in gran parte regolarizzate, fino all'estrema stretta trasversale di Kufstein che si apre, trasversalmente alla catena prealpina, sull'altipiano bavarese di Rosenheim.
La regione scistosa del Kitzbühel è invece paese essenzialmente montuoso, che s'innalza dai dossi boscosi di media montagna del Leuken Tal, fino alle cime calcaree dei Kaiser Gebirge (massima altezza m. 2344) e degli Steinberge (altezza massima m. 2634), rispettivamente presso i confini della Baviera e del Salisburghese. Infine il Tirolo orientale cisalpino comprende soprattutto la Valle dell'Isel, degradante dalle massime cime cristalline coperte di ghiacciai del Gross Glockner (m. 3798), fino all'ampia conca verdeggiante di Lienz (m. 673), alla confluenza di questa valle con quella dell'alta Drava, proveniente dal valico di Dobbiaco, e chiusa a sud dalle Lienzer Dolomiten.
La media valle dell'Inn, riparata dalle influenze settentrionali con le ripide pareti calcaree delle Alpi Bavaresi, gode di un clima relativamente mite e asciutto. Le piogge, che sulle creste montuose settentrionali ragiungono i 1300-1800 mm., scendono, sul fondo della valle, al disotto dei 1000 mm. (Innsbruck 819, Landeck 708 mm.). Le estati, pur essendo piovose (40% del totale annuo), non hanno piogge eccessive (mm. 455) e gl'inverni, scarsi di precipitazioni (15%), sono poco nevosi, tanto che, da novembre a marzo, si hanno ben 45 giorni sereni. La prevalenza poi del tepido Föhn anticipa la primavera e l'autunno, favorendo la fioritura e la fruttificazione delle piante. Le estati sono relativamente calde (Innsbruck 17°,8 in luglio), ma gl'inverni non sono troppo rigidi (Innsbruck −3°,3 in gennaio), cosicché il limite delle nevi invernali è più alto che altrove.
Benché gl'incolti rappresentino in Tirolo il 24,8% dell'area, il massimo di tutta l'Austria, sulle soleggiate pendici - più fertili talora del fondo umido della Valle dell'Inn - si presenta, presso Innsbruck e Hall, una flora di tipo continentale illirico. Le piante coltivate vi trovano situazioni adatte, peschi e albicocchi crescono fino ai 700 m., e largamente si stendono i campi di mais fino allo sbocco della valle dell'Ötz, a 900 m. s. m. Vecchie colture di vigneti si hanno sui fianchi a solatio, allo sbocco dello Zillertal e attorno all'Achensee. Dei cereali, nella parte superiore della valle, sono coltivati il mais e la segale, in quella inferiore, la segale e il frumento; i campicelli si spingono fino a m. 1400 nello Stanzer Tal, e nelle zone foraggere si coltivano molto le patate.
L'insediamento umano pare che nella Valle dell'Inn sia avvenuto più tardi che sul lato cisalpino; ma del Neolitico e del periodo del bronzo si hanno qui numerose stazioni sulle conoidi asciutte e sulle terrazze vallive. Latini e Germani furono qui richiamati anzitutto dallo sfruttamento delle miniere; e mentre i Baiuvari si insediarono a NE. del paese, l'alta valle dell'Inn risentì della romanizzazione e al sud di Innsbruck le due schiatte si mescolarono. Tale distinzione si riconosce anche oggi nel tipo e dialetto della popolazione e nella toponomastica: tirolese a monte, tedesca a valle.
Uno degli sfruttamenti più antichi del Tirolo è stato quello delle miniere di salgemma di Hall (sec. XII), scavato dai depositi triassici della Solsteinkette e trasportato per via fluviale alla pianura bavarese. Anche le miniere di rame e di argento fiorirono presso Schwaz, specie fra il sec. XVI e il XVIII, ed anche oggi hanno un certo valore, sebbene assai più importanti siano le cementerie di Wörgl e Kufstein, insieme con le cave di lignite di Häring. Invece le abbondanti forze idriche favorirono, nella parte alta della vallata, il sorgere di filature e tessiture di lana e cotone, ancora fiorenti a Landeck, Nessereit, Imst, Telfs, Innsbruck, insieme con le industrie del legno e della carta.
La popolazione del Tirolo risultò di 351.174 abitanti nel 1934. La sua densità si aggira attorno ai 30 ab. per kmq., nella parte alta della valle, a 50 attorno a Innsbruck e fra i 75 e i 100 nella bassa; ma l'incremento della popolazione, da prima a dopo la guerra mondiale, è sceso dal 14,4 a solo il 3,3%, soprattutto per l'esodo di molti abitanti, specie verso la vicina Baviera. La religione predominante è la cattolica, con solo il 0,9% di protestanti, e quasi tutti sono alfabeti. Il 48,9% della popolazione è dedito all'agricoltura, e il 24% all'industria.
Le antiche vie salinari e romane attraversano prevalentemente il Tirolo da sud a nord, dai passi del Brennero e di Resia, verso quelli delle Alpi Bavaresi; più tardi prevalsero le comunicazioni longitudinali sul fondovalle, che univano la contea del Tirolo e il Vorarlberg al ducato d'Austria. In tale senso si sviluppa anche oggi la ferrovia che, da est a ovest, unisce il Vorarlberg alla Valle dell'Inn (Galleria dell'Arlberg, km. 10,240) e di qui per il Kitzbühel al Salisburghese, e prosegue verso oriente e verso Vienna. Il tratto di ferrovia da Innsbruck a Kufstein è percorso però dalle comunicazioni internazionali che, dall'Italia e dal Brennero, portano alla Baviera.
La popolazione, prevalentemente sparsa in "masi" isolati (Höfe) nella parte inferiore della valle (Unter Inn Tal), riunita in numerosi villaggi in quella superiore (Ober Inn Tal), si accentra in alcune maggiori cittadine al punto d'incrocio delle comunicazioni: Innsbruck, la capitale del paese confederato con 61.000 abitanti, all'innesto della via del Brennero con quella dell'Inn; Landeck, da cui si diramano le vie dell'Arlberg, dell'Engadina e della Venosta, con numerose industrie; Imst, che domina la strada del Fern Pass verso la Baviera e già capoluogo dell'Ober Inn Tal; Telfs accresciutasi recentemente per lo sviluppo industriale. Nella bassa valle al disotto di Innsbruck, si erge l'antica città di Hall, sorta per le vicine saline e per il mercato del sale e trasporto del vino lungo l'Inn, di qui navigabile verso la pianura bavarese, ma oggi in regresso. D'importanza pure storica, per la vicina miniera, è Schwaz, e importanza notevole ha assunto Jenbach, da dove il transito turistico si distribuisce per lo Zillertal e l'Achensee; mentre la pittoresca Rattenberg si stringe fra le pareti rocciose e il fiume, Wörgl si sviluppa per la sua industria quale punto di raccordo ferroviario per il Salisburghese, e Kufstein è centro industriale e doganale con la Baviera.
Nel Kitzbühel montuoso e boschivo, le precipitazioni sono più abbondanti, gl'inverni più rigidi, manca il mais, ma la popolazione tutta agricola, coltiva massimamente segale e frumento e alleva numeroso bestiame. L'unico centro importante è Kitzbühel, già cittadina mineraria (rame), oggi località turistica estiva e invernale.
Il Tirolo Orientale (Osttirol) gravita intorno a Lienz (108.854 ab.) suo capoluogo, all'incrocio della valle dell'Isel con quella della Drava; ha precipitazioni abbondanti (1000-1600 mm.), alti limiti delle colture cerealicole (fino a 1700 m.), popolazione agricola e allevatrice, in cui i caratteri baiuvari si mescolano con quelli carinziani, nell'aspetto, nel tipo dell'economia agricola, nelle abitazioni e nella toponomastica, con tracce slave. Sebbene il 25% del territorio sia improduttivo, il 46% pascolivo e il 24% boschivo, il Tirolo Orientale è nel complesso assai abitato, con densità che si aggirano attorno ai 30 ab. per kmq. nella valle dell'Isel, e 50 nella Pusteria. Il suo distacco topografico dal Tirolo, dopo la guerra mondiale, lo fa gravitare sempre più verso la Carinzia, a cui è unito dalla ferrovia che da S. Candido, al confine italiano, porta a Spittal e a Villaco. (V. tavv. CXXXIX e CXL).
Storia. - Dopo la campagna retica di Druso (15 a. C.), mentre la parte dell'Alto Adige che corrisponde nelle sue linee essenziali al futuro vescovato tridentino fu ascritta al municipio di Trento e passò dunque a far parte dell'Italia, il rimanente, insieme con il futuro Nordtirol, formò parte della provincia alpina e transalpina della Rezia. Nell'alto Medioevo successero i Longobardi nel dominio tridentino, eretto a ducato, i Baiuvari a N. di esso; con l'introduzione dell'amministrazione comitale carolingia estesa tanto nella parte più longobardica quanto in quella baiuvara, sorsero a settentrione della displuviale i due comitatus superior et inferior Vallis Oeni assegnati al duca bavaro insieme con il Comitatus Norici e al Comitatus Pustrissae (Pusteria) che sono cisalpini; rimase, forse ancora col titolo di ducato, il grande feudo tridentino, mentre furono assegnati a Coira i comitati dell'Eniadina (Engadina) e della Venosta, estesa fino a Merano, e fu congiunta con la Carantania la Vallis Luencina, cioè la Pusteria al di là del passo di Dobbiaco.
Queste originarie divisioni, che corrispondono abbastanza bene alle vecchie unità antropiche, andarono soggette a continui mutamenti e si frazionarono esse stesse in nuove, minori contee. Nel 935 Ugo di Provenza, re d'Italia, cercò di ricostituirle, almeno parzialmente: Trento diviene marca di confine italiana con l'aggiunta della contea di Bolzano e di quella della Venosta inferiore. Maggiore importanza ebbe l'erezione dei due vescovati di Trento e di Bressanone a feudi diretti dell'impero nel 1027; il primo mantiene nelle sue linee generali l'ampiezza raggiunta nel 935; il secondo riceve le due contee dell'Inn e dell'Isarco, cui più tardi si aggiunge quella della Pusteria fino ad Anterselva, cioè al territorio d'immunità del vescovato di Frisinga (1091). Il valore strategico dei due vescovati risiede nella funzione di guardia al maggior valico alpino, il Brennero, e a tutti i valichi minori che ad esso mettevano attraverso l'intera zona alpina. Siamo con ciò all'alba del sec. XII, ma ancora si profila un nesso organico dei due vescovati, anche politicamente del tutto interindipendenti, che nella loro funzione storica si completano con quello di Salisburgo a oriente e di Coira a occidente.
Sennonché, con l'editto "de beneficiis" di Corrado II (1037), i dominî dei signorotti feudali sottoposti ai grandi feudatarî ecclesiastici diventarono ereditarî e irrevocabili; per di più i vescovi alpini fino dall'origine della loro potenza dovettero cedere parte della loro autorità ai vassalli maggiori, che così diventavano "advocati ecclesiae". Ora, se nel Trentino i feudatarî non riuscirono a soverchiare subito l'autorità vescovile, sia perché quest'ultima, di origine secolare, era sempre consistente, sia perché nel Trentino il sistema comunale, anteriore alle donazioni imperiali ostacolava lo sviluppo completo del sistema feudale, nella parte settentrionale del vescovato, dove più forte era il diritto feudale e più recente e lontana l'autorità politica vescovile, sorsero grandi feudatari che ebbero posizione e influenza decisiva. Così i conti di Appiano, già infeudati fra il 1040-60 dal vescovo tridentino della contea di Bolzano, ingrandirono poco dopo il loro possesso nel vescovato di Bressanone con la valle superiore dell'Inn (1055) e con la contea di Mareto, diventando avvocati del vescovo di Bressanone nel 1130; ottennero in quello di Coira, per matrimonio, la contea di Mazia fino ai confini lombardi di Bormio (1180); in quello tridentino la vecchia contea che dall'Oltradige bolzanino si estendeva sulla destra del fiume fino a Lana e Foresta (Merano) e diede loro il nome del casato: "conti di Appiano". Nel 1235 i possessi furono arrotondati con la limitrofa contea di Valle d'Ultimo. Sempre nella parte settentrionale del vescovato tridentino, i conti ghibellini di Tirolo sono ricordati nel 1140 come conti di Venosta e di Tirolo e avvocati tridentini per questa contea, nonché vassalli del vescovo di Coira per l'Engadina inferiore. Per l'estinzione di uno dei rami dei conti di Appiano essi ottennero dal vescovo Eberardo di Trento l'avvocatura e il condominio della contea di Bolzano (1154) e fecero valere la loro autorità sui signorotti della Valsugana, ormai indipendenti di fatto da Feltre. Quando i conti di Andechs, che per i loro ricchi possessi nella valle media dell'Inn e nell'altipiano bavarese, per l'investitura frisinghese della contea bavara di Wolfratshausen, per l'investitura bressanonese delle contee della Pusteria e del Norico (in condominio), della valle inferiore dell'Inn, dello Stubai e di Matrei sul Brennero, avevano nel vescovato bressanonese una posizione simile a quella dei conti di Appiano, si spensero nel 1248 con Ottone II che aveva sposato Elisabetta figlia di Alberto III di Tirolo, i feudi bressanonesi di questa famiglia passarono ad Alberto III, ormai unico avvocato della diocesi di Bressanone e avvocato generale del vescovato tridentino per concessione del vescovo Aldrighetto da Campo. Siccome nel 1253, estintosi il ramo dei conti di Ultimo, anche questo feudo fu incorporato da Alberto III, così, di diritto o di fatto, alla metà del sec. XIII i conti del Tirolo avevano esteso la loro autorità in una zona contigua al di qua e al di là della displuviale, formata da gran parte della Valle dell'Inn, dalla bassa Engadina, dalla Venosta, dall'Isarco e dalla Pusteria e, in condominio, dalla contea di Bolzano, senza contare i feudi e le immunità isolate sul Garda e in Valsugana. Seguirono con Mainardo II nuovi arrotondamenti territoriali a danno del vescovato tridentino: nel 1265 l'alta Anaunia, l'Oltradige e il basso Bolzanino (contea di Enna), nel 1289 la contea di Sporo sulla via che dal Lago di Molveno mette nella Valle del Sarca, nel 1293 il "piano del Noce" da Roverè della Luna a Lavis, con che la contea di Bolzano, tirolese soltanto in condominio, veniva recinta di possessi diretti tirolesi e allontanata da Trento.
A quest'epoca (anni 1265-1293), anzi precisamente nell'accordo tra Mainardo II e suo fratello Alberto di Gorizia, in seguito re di Boemia (anno 1271), in cui si parla per la prima volta di comitatus et dominium Tirolense, sorge dunque una nuova unità politica, di origine eminentemente feudale, il Tirolo, che però non può assorbire completamente, né negare i due grandi feudi ecclesiastici, i quali proseguono nella loro affievolita funzione storica e rimangono direttamente padroni di vasti territorî. Ciò è il caso specialmente del Trentino che forma un nucleo compatto con una cintura di feudi tirolesi alla periferia (Lodrone-Val Vestino, Arco, Rovereto con la Vallarsa e Terragnolo, la Valsugana e Primiero), con due isolotti tirolesi a Molveno e Flavon, ma ristretto nella valle principale dell'Adige fino a Lavis, cioè al limite della zona compatta tirolese. Nel vescovato di Bressanone rimangono invece in fermo possesso vescovile, al di qua del Brennero, Fassa, Livinallongo, Tures, parte della valle di Badia, la valle della Lasanca, Bressanone e le sue vicinanze, Vandoies e Fundres - non più unità territoriali, ma oasi sparse nel dominio tirolese. A Mainardo II riuscì prima della sua morte (1295) di completare i suoi possessi nella Valle dell'Inn, acquistando l'alta valle della Lech e consolidando i suoi diritti sul corso alpino dell'Inn. Nel diploma di Alberto I del 7 gennaio 1305, i limiti settentrionali del dominio tirolese sono: la Zill, fino allo sbocco nell'Inn, il rivo Habach (Münster, sulla sinistra dell'Inn nella zona dell'Achensee), il castello di Schlossberg nella regione di Scharnitz, quello di Ehrenberg alla stretta alpina della Lech, l'Arlberg sulla vecchia via per il Reno e, ad occidente, Pontalto nell'Engadina. D'ora in poi, pur rimanendo in vigore fino al secolo XVIII l'infeudatura dovuta ai due principi ecclesiastici, questo infeudamento non ha più luogo per le singole contee originarie, ma per l'intero dominio tirolese. Ma con la morte di Mainardo II i due potenti vicini dei conti del Tirolo, gli Asburgo e i Wittelsbach, iniziano una lotta di predominio sul Tirolo, che prima spezza la raggiunta unità sotto Lodovico il Bavaro, il quale assegna ai duchi di Baviera la media valle dell'Inn col Brennero e con la conca di Vipiteno, mentre la casa d'Austria ottiene sul versante cisalpino la congiunzione fra i suoi feudi svizzeri e quelli carinziani; poi la ricostruisce e la amplia verso Feltre e Belluno con l'intervento dei Lussemburgo, finché nel 1363 Rodolfo d'Austria, il quale l'anno dopo strappa al vescovo di Trento Alberto di Ortemburgo una dichiarazione di vassallaggio, incorpora il Tirolo, che ha ormai perduto la sua autonomia, nei grandi possessi austriaci. I due principati vescovili vengono secolarizzati nel 1802, dopo aver perduto la loro importanza dalle compactata Tirolensiorum (Innsbrucker Libelle, 1517) in poi.
A partire dal 1363 la storia del Tirolo consiste nei successivi mutamenti di confine. Nel 1371 si riconquista da Alberto e Leopoldo la parte feltrina della Valsugana e nel 1413 si sistema definitivamente tale possesso; fra il 1363 e il 1473 si aggiunge in diversi modi tutto il Vorarlberg; nel 1440 Venezia, impossessatasi della Val Lagarina, raggiunge, attraverso la depressione di Loppio, Arco e Riva, di modo che il Garda diventa un lago tutto veneto; nel 1500 il confine con la Baviera fu portato sulla cresta dei monti di Karwendel e di Wetterstein e alle strette fluviali della zona prealpina settentrionale; fra il 1504-06 furono incorporate al Tirolo le tre ultime giurisdizioni del corso alpino dell'Inn, Kitzbühel, Kufstein e Rattenburg; nel 1515 ebbe luogo la dedizione dell'Ampezzano; nel 1509, con la sconfitta veneziana, il confine fu portato a S. dei "quattro vicariati" della Lagarina (Ala, Avio, Mori e Brentónico); nel 1652 fu ceduta definitivamente ai Grigioni la sovranità sulla bassa Engadina, di modo che il confine tirolese si spostò da Pontalto a Finstermünz (Nodrio). Nel 1805 col trattato di Presburgo Napoleone aggrega il Tirolo alla Baviera; dopo l'epica sollevazione di Andreas Hofer, 1809, Napoleone, nel 1810, spezza questa unità, aggregando al regno d'Italia quasi tutto il tratto cisalpino, il "dipartimento dell'Alto Adige", aggiungendo però la Pusteria al di là di Dobbiaco all'Illirio. Tre anni dopo col trattato segreto di Töplitz (9 settembre 1813) e col Congresso di Vienna il Tirolo ritornò per intero all'Austria; nel 1815 Francesco I promulgò la annessione formale del Trentino al Tirolo e nel 1816 l'amministrazione divenne unica per tutta la provincia: stato di cose che durò fino al trattato di S. Germano (10 settembre 1919), che portò il confine d'Italia sullo spartiacque alpino che è la linea di divisione nazionale e la linea naturale di equilibrio politico.
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