Togo
Stato dell’Africa occid., affacciato sul Golfo di Guinea. Territorio di limitate dimensioni, abitato da una maggioranza a S ed etnicamente più composito a N (kabye, chokosi, bassare, konkomba, tamberma, fulani, hausa, ecc.), il T. si situa storicamente tra i potenti Stati akan a O – in particolare l’Asante – e il Dahomey a E. Investito a più riprese nel 18° e 19° sec. dall’espansionismo dell’Asante nelle sue aree occid., la regione fu teatro nel tardo Ottocento della penetrazione tedesca, avviata dall’esploratore Gustav Nachtigal che, sulla scia di una precedente presenza missionaria e mercantile, concluse trattati con i capi locali sulla costa (1884). L’interno fu occupato tra il 1887 e il 1889, anno in cui furono fissate le frontiere della piccola colonia del T. con la Francia a E e con la Gran Bretagna a O. Nel 1914, scoppiata la Prima guerra mondiale in Europa, gli Alleati penetrarono da diverse parti nel T. portando a una rapida resa le forze tedesche. Il territorio fu sottoposto a mandato del Consiglio supremo interalleato (1919) e nel 1920 la colonia fu affidata dalla Società delle nazioni sotto forma di mandato alla Francia e all’Inghilterra, dividendo in due tronconi la popolazione ewe, che perseguì costantemente la riunificazione. Il T. britannico, con capoluogo Ho, fu annesso amministrativamente alla Costa d’Oro (od. Ghana), mentre il T. francese, cessato a seguito del referendum del 1956 il regime fiduciario, divenne una repubblica all’interno della Comunità franco-africana. Nel mandato francese il movimento nazionalista (ewe) era rappresentato dal Comité de l’unité togolaise (CUT) di S. Olympio e dal Parti de l’unité togolaise (PUT) di N. Grunitzky, primo ministro del governo autonomo (1956). Olympio gli succedette nel 1958 diventando nel 1961 presidente del T. (indipendente dal 27 aprile 1960). Nel 1963 Olympio fu assassinato in un golpe guidato da G. Eyadéma che, dopo aver instaurato un governo guidato da Grunitzky, con un nuovo colpo di Stato militare (1967) assunse la presidenza e introdusse nel 1969 il partito unico (Rassemblement du peuple togolais, RPT). L’opposizione, in esilio, tentò ripetutamente di abbattere il regime accentuando la tensione dei rapporti del T. con il Ghana e il Burkina Faso, accusati di sostenere la sovversione. Rieletto alla presidenza quale candidato unico (1986), Eyadéma ridusse sensibilmente l’intervento statale in economia, come concordato con il Fondo monetario internazionale. Dopo gravi disordini sorti in seguito a proteste popolari, nel 1992 Eyadéma introdusse il multipartitismo. Si riunì quindi una Conferenza nazionale, composta da rappresentanti statali, partiti politici, gruppi religiosi e professionali, che proclamò la propria sovranità e privò il presidente di molte sue prerogative, nominando un governo di transizione guidato da K. Koffigoh. Precedute da un fallito tentativo di golpe, viziate da brogli e caratterizzate da una bassissima partecipazione popolare, nel 1993 si svolsero le elezioni presidenziali, vinte nuovamente da Eyadéma, che primeggiò anche nelle discusse consultazioni del 1998 e del 2003. Alla sua morte (2005) l’esercito impose a capo dello Stato il figlio, F. Gnassingbé, legittimato in contestate elezioni nel 2005 e nel 2010.