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TOGO

di Anna Bordoni, Pierluigi Valsecchi - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)
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TOGO

Anna Bordoni
Pierluigi Valsecchi

(XXXIII, p. 968; App. III, II, p. 958; IV, III, p. 648)

La popolazione del T., secondo la stima complessiva del 1992, era di 3.763.000 ab., con una densità media di 66,3 ab./km2. Le aree più popolate sono situate nella sezione meridionale del paese e, anzi, rispetto al passato la densità media della Regione Marittima si è incrementata (da 115 ab./km2 del 1970 ai 180 del 1985). Il tasso di accrescimento annuo è stato del 2,9% nel periodo 1987-92. Il 74,3% della popolazione è rurale e vive in villaggi di piccole e medie dimensioni. L'unico centro di una certa consistenza demografica, grazie anche alle sue funzioni amministrative e commerciali, è la capitale Lomé (500.000 ab. nel 1987). Gli altri centri hanno dimensioni modeste, e tra essi solo Sokodé supera di poco i 50.000 abitanti.

Condizioni economiche. - Con un reddito annuo pro capite di 390 dollari USA (1993) il T. rientra tra i paesi più poveri del continente africano. I mai sopiti conflitti tra le decine di diversi gruppi etnici che lo popolano, l'eccessivo peso dell'agricoltura tra le attività produttive, nonché la pesante dipendenza dal capitale straniero sono tra i principali fattori della sua arretratezza economica.

L'agricoltura, che nel 1993 − assieme alle foreste e alla pesca − occupava il 68,5% della popolazione attiva, ha conosciuto un certo miglioramento produttivo: i principali prodotti di sussistenza sono manioca (3.890.000 q nel 1993), igname (5.290.000 q), mais (3.930.000 q), miglio e sorgo (per complessivi 2.010.000 q), nonché patate dolci, banane, agrumi, ortaggi; vi sono, inoltre, notevoli piantagioni di cacao, caffè, palma da olio e da cocco, arachidi e cotone. Per sopperire alle necessità alimentari interne vengono importati prodotti dell'allevamento e della pesca, in quanto entrambi i settori, praticati limitatamente e con l'impiego di tecniche arretrate, non sono in grado di soddisfare la domanda interna. Le foreste coprono il 28% della superficie territoriale, ma hanno scarso rilievo economico a causa dello sfruttamento indiscriminato subito nel passato, che le ha impoverite delle essenze di migliore qualità. Nei primi anni Novanta è stato promosso dal governo un serio programma di riforestazione.

In campo minerario il T. possiede le più ricche riserve di fosfati del mondo; essi rappresentano l'unica risorsa del paese e assicurano circa il 50% del valore delle esportazioni; nel 1991 ne sono stati estratti 3.074.000 t. In assenza di fonti energetiche, il paese è costretto a ricorrere alle importazioni di petrolio per alimentare le centrali elettriche, quasi tutte termiche, o a importare direttamente energia dal Ghana. Per ridurre il peso economico di questa dipendenza è stato realizzato (in collaborazione con il Benin) un impianto idroelettrico sul fiume Mono, a Nangbeto; di altri impianti simili è stata programmata la realizzazione. L'attività industriale si esaurisce in piccole aziende per la trasformazione dei prodotti agricoli, cui si aggiungono un cementificio e una raffineria di petrolio, che lavora il greggio proveniente dalla Nigeria.

Le vie di comunicazione sono relativamente sviluppate. La rete stradale si estende su circa 8000 km; nel 1980 è stata aperta l'arteria che collega il Nord e il Sud del paese e che, proseguendo oltre il confine dello stato, unisce il Burkina Faso, il Niger e il Mali con il porto di Lomé. Le ferrovie (525 km) sono rappresentate da una linea che da Lomé va verso l'interno e da un'altra che segue la costa fino al Benin.

La bilancia commerciale presenta un grave passivo, con le esportazioni che coprono solo il 50% circa delle importazioni. Il 30% delle merci in entrata proviene dalla Francia, mentre per quelle in uscita il maggior referente è la Germania. I principali prodotti esportati sono fosfati, cacao, caffè, noci di cocco, ecc.; quelli importati macchinari, combustibili, prodotti industriali in genere.

Storia. - Nel dicembre 1979 E.G. Eyadéma, al potere dal colpo di stato del 1967, fu rieletto alla presidenza, come candidato unico del Rassemblement du Peuple Togolais (RPT), e varò una riforma della Costituzione (proclamazione di una "Terza Repubblica") tentando di formalizzare e legittimare il proprio potere fortemente personalistico. Gli spazi d'opposizione rimasero esigui e un rigido sistema di sicurezza aveva il compito di prevenire l'organizzazione della dissidenza politica interna. La famiglia dell'ex presidente S. Olympio continuò ad animare dall'estero la contestazione del regime, fondando un Mouvement Togolais pour la Démocratie (MTD). I primi anni Ottanta videro una certa stabilizzazione della situazione interna, e l'attenzione del regime si diresse all'economia del paese, la cui importanza come centro di traffico regionale era in espansione. La relativa tranquillità della situazione interna giovò all'immagine internazionale del T. e di Eyadéma, il quale fu assai attivo sul piano diplomatico e interafricano (mediazione del conflitto nel Ciad nel 1980, visita negli USA nel 1983). Lomé divenne sede abituale di grandi conferenze internazionali e il T. assunse un ruolo di punta nel favorire la cooperazione fra paesi africani francofoni e anglofoni. Le elezioni per l'Assemblea nazionale, che furono tenute nel marzo 1985, videro per la prima volta la competizione di più candidati per i 77 seggi, anche se il RPT restò la sola formazione partitica legale.

Nell'agosto e nel dicembre 1985 una serie di attentati a Lomé provocò una stretta repressiva, e il Ghana (con cui rimaneva aperta la questione dell'unità etnica degli Ewe) fu accusato di complicità con la sovversione togolese. Nel 1986 Eyadéma impedì ad Amnesty International di verificare le accuse di tortura di detenuti politici. Nel 1986 e 1987 diversi oppositori furono amnistiati. Nel settembre 1987 un tentativo sventato di colpo di stato irrigidì i rapporti con Ghana e Burkina Faso. Le frontiere col Ghana vennero chiuse, e contingenti francesi (in base a un patto difensivo segreto) e zairesi furono chiamati a presidiare il paese. In breve la tensione si smorzò, senza ostacolare lo svolgimento del summit franco-africano di Lomé, in novembre.

Eyadéma frattanto era stato rieletto alla presidenza per un successivo settennato (dicembre 1986). Sebbene i fatti del settembre 1987 avessero provocato una stretta repressiva, proseguì la sua politica di riconciliazione. Periodicamente si tennero incontri fra il presidente e i leaders dei partiti dissolti fin dal 1967. Nel gennaio 1988 una nuova amnistia determinò il rilascio di 296 detenuti. Le relazioni con Ghana e Burkina Faso si normalizzarono.

In seguito a scioperi e a violente contestazioni, nell'aprile 1991 il governo promise la legalizzazione dei partiti politici; una Conferenza nazionale, apertasi nel mese di luglio e composta da rappresentanti di organismi statali, partiti politici e gruppi religiosi e professionali proclamò la propria sovranità revocando la Costituzione del 1980. Nonostante i tentativi di Eyadéma di non riconoscerne l'autorità, la Conferenza continuò a operare dichiarando sciolto il partito di governo (RPT) ed eleggendo come primo ministro di un governo di transizione J.K. Koffigoh, già presidente di un'organizzazione per la difesa dei diritti dell'uomo. Di fronte ai ripetuti tentativi delle forze armate di riassumere il controllo del paese, Koffigoh, sostenuto da ampie manifestazioni di piazza, fece appello al presidente della Repubblica francese per ottenere un intervento militare a suo favore (novembre 1991). Truppe francesi furono inviate nel vicino Benin, ma il 3 dicembre un nuovo tentativo di colpo di stato portò alla cattura di Koffigoh dopo un violento scontro armato. Nello stesso mese di dicembre fu comunque raggiunto un compromesso in base al quale l'RTP veniva ricostituito e si dava vita a un governo di unione nazionale comprendente oltre Koffigoh anche uomini vicini a Eyadéma. Nella prima metà del 1992 il nuovo governo, che aveva annunciato e poi rimandato le elezioni politiche generali, dovette contrastare una larga opposizione guidata dal Collectif de l'opposition démocratique, una nuova formazione che raggruppava i sindacati e circa venticinque organizzazioni politiche. In un clima di aperta e violenta repressione dell'opposizione il 27 settembre 1992 fu approvata tramite referendum una nuova Costituzione che istituiva un regime multipartitico e furono nuovamente promesse, e ancora una volta rimandate, elezioni politiche generali.

Il 1993 fu contrassegnato dall'aggravarsi della crisi che portò i paesi occidentali a sospendere gli aiuti al T. a causa dell'aperta violazione dei diritti umani, mentre, con alterni risultati, si svolgevano colloqui in Burkina Faso tra il governo e i rappresentanti dell'opposizione. Soltanto nel febbraio 1994, seppure in un clima contrassegnato da violenze e incidenti, ebbero luogo le elezioni politiche generali, che portarono alla vittoria di stretta misura dei due principali partiti d'opposizione. Dopo ulteriori contrasti si giunse, nel maggio 1994, alla costituzione di un governo di coalizione guidato da E. Kodjo, uno dei principali leaders dell'opposizione, e formato anche dal partito di Eyadéma. Nel settembre 1994, la Francia annunciava la ripresa degli aiuti civili e militari.

Bibl.: S. Decalo, Historical dictionary of Togo, Metuchen (N.J.) 1976; C. Toulabor, Le Togo sous Eyadéma, Parigi 1986.

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tògo¹
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