Tōkyō
La città sicuramente più grande e popolosa del mondo economicamente sviluppato è diventata un vero e proprio fenomeno urbano, e pure oggetto di eccezionale interesse dal punto di vista socio-antropologico ma anche urbanistico e architettonico. I dati quantitativi sono impressionanti. Secondo stime ufficiali della fine del 2005, il nucleo centrale della città (Metropolitan Center), di 621 km2, ha 8.457.000 ab.; dal lontano 1943 non possiede più alcuna autonomia amministrativa e gestionale, ed è suddiviso in 23 distretti (ku). La prefettura di T., che coincide di fatto con l'area metropolitana, si estende su 2187 km2 e ospita 12.544.000 ab.; ha lo statuto speciale di 'prefettura metropolitana' (to), e viene gestita dal Tokyo Metropolitan Government. La conurbazione di T. (Tokyo Megalopolis Region), di 13.556 km2, ha 34.196.000 ab.; si estende per un raggio di circa 150 km dal centro e comprende la prefettura di T. più altre tre a statuto ordinario (ken), Kanagawa a SO (al cui interno si colloca la grande città di Yokohama), Saitama a N e Chiba a E. La National Capital Region, di 36.888 km2, ha 42.117.000 ab.; è composta da otto prefetture (le quattro citate più i ken di Gunma, Tochigi, Ibaraki e Yamanashi) ed è così vasta da funzionare a fatica come unità economicamente riconoscibile. Si tratta, nell'insieme, di una delle regioni urbanizzate più estese e popolate del pianeta, un vasto e articolato sistema continuo e policentrico che, superando il vecchio bipolarismo fra T. e Yokohama, ha integrato al suo interno una serie di città originariamente del tutto separate (Kawaguchi, Kawasaki, Mitaka, Musashino ecc.).
T. è la città che più di ogni altra sembra concentrare in sé pregi e difetti delle grandi strutture urbane contemporanee. Rispetto alla maggior parte delle metropoli occidentali, lo spazio privato pro capite, le dimensioni medie degli alloggi e le superfici destinate a parchi sono considerevolmente inferiori. Tuttavia le vaste dimensioni dell'area metropolitana fanno sì che lo spazio effettivamente utilizzato sia (a seconda delle zone) fra la metà e i tre quarti del totale, il che dà un'idea delle sue ancora elevate potenzialità di sviluppo. Un'alta percentuale di lavoratori è costretta a spostamenti quotidiani che superano l'ora, e ciò nonostante il sistema ferroviario metropolitano è efficientissimo; il costo della vita rimane fra i più alti del mondo, e il patrimonio edilizio è sottoposto a un rinnovamento molto elevato. T. funziona inoltre con straordinari livelli di produttività, efficienza, pulizia e sicurezza, oltre a costituire una delle più avanzate e potenti concentrazioni economiche, tecnologiche e culturali del mondo.
Due eventi distruttivi hanno segnato la città nel corso del 20° secolo. Nel settembre 1923 un violento sisma (poi noto come 'il grande terremoto del Kantō', dal nome storico della regione di T.) e il successivo incendio provocarono la distruzione di oltre il 50% degli edifici e circa 140.000 morti. La ricostruzione gettò le basi della T. contemporanea e della sua rete ferroviaria, sotterranea e di superficie, innescando una rapida espansione in direzione dei sobborghi. Nella fase finale della Seconda guerra mondiale (1944-45), in conseguenza dei bombardamenti dell'aviazione statunitense, metà della città fu rasa al suolo, circa 250.000 persone furono uccise e oltre metà della popolazione fu costretta alla fuga (gli abitanti della prefettura di T. scesero dai 7.271.000 del febbraio 1944 ai 3.488.000 del novembre 1945). Della città storica, anche di quella ottocentesca, al principio del 21° sec. rimaneva dunque ben poco.
Gli anni Cinquanta videro una nuova, straordinaria crescita, urbana, demografica e anche economica. Nel 1960 la prefettura di T. contava 9.684.000 ab., e 20.306.000 le quattro prefetture della conurbazione. Un altro notevole impulso venne fornito dai Giochi Olimpici del 1964, e nel 1970 la popolazione raggiunse 11.408.000 abitanti. La crescita dei decenni successivi, relativamente limitata, fu per lo più dovuta allo sviluppo della cosiddetta economia dei servizi; più consistente quindi quella delle adiacenti prefetture di Chiba, Saitama e Kanagawa, con il proliferare degli insediamenti industriali meccanici e chimici. Con l'obiettivo di decomprimere le aree centrali, furono realizzate le città satelliti (Tama, Kōhoku e Chiba) già previste dai piani degli anni Cinquanta, e nella prefettura di Ibaraki fu creata Tsukuba, città dedicata alla scienza e alle tecnologie avanzate e dotata di un nuovo grande complesso universitario (1966-1987). Oltre al decentramento regionale ne venne attuato anche uno interno, attraverso la creazione di centri alternativi a Shibuya, Shinjuku, Ikebukuro prima; a Ueno-Asakusa, Kinshichō-Kameido e Ōsaki poi, e infine sulle isole create artificialmente nella baia. Tali realizzazioni, accompagnate dalla costruzione di imponenti infrastrutture, trasformarono la città nel vasto sistema policentrico contemporaneo. Con l'espansione degli anni Ottanta furono infranti tutti i primati, con livelli di prosperità senza precedenti: la 'bolla' economica - il Heisei boom - si protrasse fino ai primi anni Novanta. Subito dopo T. e l'intero Giappone scivolarono in una fase di crisi, di tipo prevalentemente finanziario, che, pur incidendo relativamente poco sul comunque altissimo tenore di vita, si è rivelata persistente e difficile da superare.
Nei primi anni del Duemila T. appare come un caotico sistema di reti (viarie, autostradali, ferroviarie ecc.) pressoché saturato da un edificato eterogeneo per forme e dimensioni: un insieme ciclonico, con al centro il suo occhio vuoto. Quest'ultimo coincide con il palazzo imperiale, più o meno dove era l'antico castello Edo, nel distretto di Chiyoda: un'estesa area verde, circondata da alte mura e dall'acqua dei fossati, dove il caos, che costituisce il carattere più evidente della città, cede il posto a un idilliaco brano di natura punteggiato da radi e inavvicinabili - sia psicologicamente sia fisicamente - palazzi storici.
La mobilità urbana costituisce una preoccupazione primaria, e la risoluzione dei problemi a essa connessi sembra avere la precedenza su tutto. L'infrastruttura ferroviaria è quella più imponente e diffusa. T. è al centro di una rete efficiente e capillare di treni (sotterranei, di superficie e sopraelevati), a carattere metropolitano oppure a media e lunga percorrenza, alla quale si aggiunge la rete ad alta velocità. Oltre alla Tokyo Station, le tre stazioni principali, considerate le più affollate del mondo, sono Ikebukuro, Shibuya e Shinjuku. Quest'ultima, in particolare, con le sue oltre sessanta uscite, è anche quella che smista il maggior numero di passeggeri dell'intero Giappone, mentre quella di Shibuya, dove in un nodo a diversi livelli convergono alcune tra le maggiori arterie stradali della città, ospita anche il terminal di almeno trenta linee di autobus. Gli aeroporti principali sono Narita, nella prefettura di Chiba, quasi 70 km a NE del centro urbano, con i suoi due terminal prevalentemente dedicati ai voli internazionali, e Haneda, su un'isola alla periferia meridionale di T., collegato anche da una monorotaia e utilizzato perlopiù dai voli nazionali. Il traffico passeggeri dei due scali è ai primi posti nel mondo. Anche i principali scali portuali sono due, in forte competizione fra loro: quello di Yokohama, che ha sempre storicamente funzionato come porto della città, e quello di T., aperto soltanto nel 1941, le cui acque poco profonde non consentono tuttavia l'accesso alle navi più grandi. Una notevole quantità di traffico passa inoltre per i porti di Funabashi, Chiba e Kawasaki. La rete viaria è caratterizzata dalla invasiva presenza della Tokyo Metropolitan Expressway, il nastro autostradale che si snoda per oltre 220 km nelle aree più centrali della città, dai tre anelli concentrici di collegamento, posti a circa 15, 40 e 100 km dal centro, e da almeno cinque autostrade a scorrimento veloce e ad andamento centrifugo.
Di notevole interesse è l'espansione della città sulla baia, peraltro già ipotizzata dal piano redatto da K. Tange nel 1960. Fra gli anni Ottanta e Novanta sono state interrate alcune estese lagune costiere. Su una vera e propria isola artificiale è stata realizzata l'ambiziosa città satellite di Teleport Town, dove sorgono il Tokyo International Exhibition Center (1995), di AXS Satow Inc., il Telecom Center Building (1996), di Hellmuth Obata & Kassabaum e di Nissoken Architects, e il complesso Fuji TV (1996), dello stesso Tange. Da interventi di natura analoga sono nate nel settore orientale della baia anche una serie di infrastrutture industriali e portuali, oltre che di aree commerciali, direzionali e turistiche. Fra queste ultime sono da ricordare: Makuhari Messe (a Makuhari nella prefettura di Chiba, a 25 km dal centro di T.), edificata in due fasi (1989 e 1997) da F. Maki; Minato Mirai 21 a Yokohama (iniziata nel 1983 e tuttora in costruzione), il cui edificio-simbolo è la Yokohama Landmark Tower (1993) progettata dallo statunitense H. Stubbins, che con i suoi 296 m è il grattacielo più alto del Giappone.
Il sistema museale è il più imponente del continente asiatico. Tra le strutture pubbliche più recenti: la Art Tower a Mito, nella prefettura di Ibaraki (1990), di A. Isozaki; il Tokyo Metropolitan Edo-Tokyo Museum (1992), di K. Kikutake; il Museum of Contemporary Art (1994), di T. Yanagisawa e di TAK Associated Architects; tra le istituzioni private, il Watari Museum of Contemporary Art a Shibuya (1990), realizzato da M. Botta.
La città risulta dunque una delle grandi capitali dell'architettura contemporanea. Al suo interno sono presenti edifici di tutti i maggiori architetti giapponesi. Ma, soprattutto negli ultimi decenni, la città, che pure ospita opere storiche di F.L. Wright e Le Corbusier, si è ulteriormente aperta a progettisti e studi stranieri: statunitensi come P. Eisenman (Koizumi Lighting Theater, 1990, insieme con K. Kitayama; Nunotani Building, 1992), R. Viñoly (Tokyo International Forum, 1996), Kohn Pedersen Fox, S. Holl, C. Pelli, K. Rochee il già citato Stubbins; europei come Ph. Starck (Super Dry Hall e Unhex Nani-Nani, 1989), A. Rossi (Ambiente International, 1991), N. Foster (Century Tower, 1991; Obunsha Headquarters, 1993), M. Bellini (Tokyo Design Center, 1992), R. Rogers (Kabuki-cho Building, 1993), Foreign Office (terminal per le crociere a Yokohama, 2002), R. Bofill, Branson Coates Architecture, P. Chemetov, D. Chipperfield, Coop Himmelb(l)au, Herzog & de Meuron, J. Nouvel, R. Piano e il già citato Botta; australiani come Denton Corker Marshall (ambasciata d'Australia, 1990).
Fra i migliori complessi residenziali di recente realizzazione spicca quello di Holl (1996) a Makuhari. La casa unifamiliare è una tipologia fortemente rappresentata a T., ed è erede di una cultura abitativa antica e raffinatissima ma oggi spesso sperimentale e improntata a un accentuato minimalismo; tra le molte si ricordano: la T House (1999) di T. Ito; la Small House (2000) di K. Sejima e R. Nishizawa; la Plastic House (2002) di K. Kuma.
T., nei limiti possibili in un'area ad alta sismicità, è nei primi anni Duemila soprattutto una città di torri. Il distretto più fortemente connotato da grattacieli è Nishi-Shinjuku, la parte occidentale di Shinjuku, diventato, per una sistematica politica di decentramento delle attività prima concentrate a Marunouchi - la vecchia zona della politica e pure degli affari, compresa fra la Tokyo Station e il palazzo imperiale - un vero e proprio nuovo centro direzionale a carattere verticale. Qui sorgono le torri gemelle di City Hall, colossale complesso amministrativo che è stato realizzato da Tange (1991), e che ospita il Tokyo Metropolitan Government. Fra le molte realizzazioni di Nikken Sekkei, la principale società di progettazione giapponese e, nel 2005, la più grande del mondo, sono l'altissima NEC Supertower (1990); la sede della Long-term Credit Bank of Japan (1993); quella della East Japan Railway Company (1997), nei pressi della Shinjuku Station. Fra le aree più vivaci e dinamiche è Roppongi, dove spiccano due grattacieli realizzati per la Mori Building Corporation, uno dei principali gruppi immobiliari giapponesi, la Atago Green Hills Mori Tower di Pelli (2001) e la colossale Roppongi Hills Mori Tower di Kohn Pedersen Fox (2003), che agli ultimi piani ospita il Mori Art Museum e ai cui piedi è la trasparente sede della Asahi TV progettata da Maki (2003). Gran parte dei grattacieli più recenti sembra poi concentrarsi nell'area di Shiodome, compressa fra i fasci di binari e la baia. Qui, fra tutti, spicca la Dentsu Tower (2002), edificio a lente di Nouvel, interamente rivestito da un curtain-wall cangiante in diverse sfumature di grigio e affacciato, in posizione privilegiata, verso l'acqua.
Fra gli studi e gli architetti più noti che hanno costruito a T. edifici dedicati al mondo della moda, si ricordano infine Future Systems (Comme des Garçons, 1999); Piano (Hermès, 2001), J. Aoki (Louis Vuitton, 2002), Herzog & de Meuron (Prada, 2003), Kuma (uffici LVMH, 2003), Sejima e Nishizawa (Christian Dior, 2004), Ito (Tod's, 2004), P. Marino (Chanel, 2005).
bibliografia
N. Tajima, Tokyo: a guide to recent architecture, London 1995; H. Watanabe, The architecture of Tōkyō, Stuttgart-London 2001; L. Sacchi, Tokyo-to: architettura e città, Milano 2004; Tokyo: architecture & design, ed. A. Bahamón, Cologne-London-New York 2005.