TŌKYŌ (A. T., 101-102)
Ō Città capitale dell'Impero giapponese, sita alla foce del fiume Sumida, nella pianura di Musashi, regione vulcanica e frequentemente scossa da terremoti.
L'area su cui sorge l'odierna Tōkyō fu, fin dal Medioevo, in parte coperta da lagune o spazzata dal mare. Sulla spiaggia sorgeva ivi un piccolo villaggio di pescatori dal nome di Yedo (lett. porto dell'estuario), nome venutogli da quello di Yedo Tarō, uno dei generali di Minamoto Yoritomo, il quale, nello scorcio del sec. XII, aveva scelto il luogo per piantarvi il suo quartier generale. Nel 1456, Ōta Sukenaga, vassallo degli Uesugi, costruì nelle sue adiacenze una fortezza, che servì di base per operazioni contro i signorotti vicini, operazioni che gli fruttarono alla fine la signoria di tutta la regione di Musashi. Yedo passò in seguito ai Kubō, di Koga e cadde, nel 1524, nelle mani di Hōjō Ujitsuna.
Caduti gli Hōjō, nel 1590, per opera di Toyotomi Hideyoshi, Tokugawa Ieyasu ebbe tutti i feudi che costoro avevano nel Kwantō (regione comprendente la pianura di Musashi), in cambio dei suoi feudi del Suruga (nell'odierna prov. di Shizuoka) e di altre provincie e, consigliato da Hideyoshi, che aveva intuito l'importanza strategica del luogo dovuta alla sua posizione centrale, scelse Yedo come residenza e vi costruì un castello che, iniziato nel 1604, fu terminato nel 1619. Yedo doveva restare per 260 anni, fino al 1868, sede dello shōgunato. Con l'epoca dei Tokugawa (1603-1868) e con l'ingranaggio amministrativo da essi creato, s'iniziò il vero sviluppo cittadino. L'obbligo del sankin kōtai, imposto dagli shōgun ai signori feudali (daimyō), per cui questi dovevano rimanere con la famiglia e i proprî samurai sei mesi dell'anno in Yedo e lasciarvi gli altri sei mesi in ostaggio la moglie e i figli, giovò pure non poco allo sviluppo edilizio e topografico della città, perché ad essa affluirono artigiani e commercianti, la presenza dei quali era richiesta dalle esigenze di questa nobiltà, i cui gusti delicati attrassero ben presto anche letterati e artisti che fecero di Yedo un centro culturale di prim'ordine. Ogni daimyō possedeva nella città, attorno al castello dello sōhgun, un appezzamento di terreno in cui sorgevano, accanto al proprio yashiki o residenza, le case per i samurai del proprio feudo.
Caduto lo shōgunato e restaurato il potere imperiale, Yedo venne scelta come capitale. Il 13 settembre 1868 il suo nome fu cambiato in quello attuale di Tōkyō (capitale dell'est), e dal 26 marzo 1869 divenne residenza del sovrano e del governo.
La città, in antico completamente, oggi ancora in parte, costruita con legno, fu più volte distrutta dagl'incendî, alla cui frequenza appunto allude il popolarissimo detto: kwaji wa Yedo no hana, "gl'incendî sono i fiori di Yedo". Di particolare violenza furono quelli degli anni 1621, 1657, 1668 e 1845, i quali lasciarono solo un cumulo di rovine, da cui essa risorse sempre più grande e più bella.
I terremoti, specialmente quelli degli anni 1650, 1705 e 1855, causarono anche danni considerevoli; ma l'ultimo terremoto del 1° settembre 1923 fu il più catastrofico, anche perché aggravato dai numerosi incendî che scoppiarono dappertutto. Nel bilancio del tragico evento figurano ben 70.000 morti, 40.000 feriti e danni per tre miliardi di yen.
Capitale del fu (distretto urbano) omonimo, Tōkyō era, fino al 1932, amministrativamente suddivisa in 15 quartieri (ku): Kōjimachi, Kanda, Nihombashi, Kyōbashi, Shiba, Azabu, Akasaka, Yotsuya, Ushigome, Koishikawa, Hongō, Shitaya, Asakusa, Honjō, Fukagawa, e la popolazione urbana complessiva era, al 1° ottobre 1930, di 2.070.529 ab. Col 1° ottobre 1932 vennero inclusi nel territorio urbano 82 sobborghi circostanti, formanti 20 nuovi quartieri: Adachi, Arakawa, Itabashi, Jōtō, Kamata, Katsushika, Meguro, Mukōjima, Nakano, Ōji, Ōmori, Setagaya, Shibuya, Shinagawa, Suginami, Taki-no-kawa, Toshima, Yebara, Yedogawa e Yedobashi. La popolazione della nuova metropoli, che copre un'area di oltre 550 kmq. e che ha assunto il nome di Dai Tōkyō (La grande Tōkyō), è salita, così, di colpo, a 5.875.388 anime (1° ottobre 1935), venendo ad occupare il terzo posto fra le città più popolose del mondo, dopo Londra e New York.
A differenza di Kyōto, città di ben 9 secoli più antica, che nella sua qualità di antica capitale accentrò per lungo tempo la vita culturale e politica della nazione, l'importanza di Tōkyō per lo studioso della civiltà indigena è, naturalmente, inferiore e limitata all'epoca dei Tokugawa, alla quale rimontano i non numerosi ricordi del passato ch'essa ancora conserva.
Nel centro della città, in una vasta area del quartiere Kōjimachi, sorge il palazzo imperiale (Gosho, Kyūjō), chiuso in un'ampia cinta muraria. Nella cinta, oltre alla dimora sovrana, sono molti altri edifici e un magnifico parco; al di fuori, intorno a questa cittadella imperiale, sono sparsi la maggior parte degli edifici pubblici, ministeri, ambasciate, tribunali, ecc., sull'area occupata in passato dagli yashiki dei daimyō
Tipici e numerosi i giardini pubblici (kōen), i più importanti dei quali sono quello di Ueno, a nord; di Asakusa, a nord-est; di Shiba e di Hibiya, a sud. Ciascuno di questi parchi, sempre brulicanti di visitatori, è rinomato per le bellezze artificiali o naturali e per i monumenti che vi si trovano. Notevoli i magnifici ciliegi, meritamente famosi, che tutta la città va ad ammirare in fiore ad aprile. Grande attrattiva offrono i divertimenti del parco di Asakusa, il "Luna Park" di Tōkyō, sempre formicolante di una folla variopinta, spettacolo tipicamente orientale, mentre il tempio di Kwannon accoglie una teoria interminabile di fedeli. Nel parco di Hibiya, più recente, si trovano la biblioteca e lo stadio.
Dalla stazione centrale di Shimbashi parte la maggiore arteria di Tōkyō, Ginza-dōri, fiancheggiata da bei negozî, che conduce a Nihombashi, il quartiere degli affari, che trae il nome dal ponte omonimo, a partire dal quale sono calcolate le distanze itinerarie di tutto il Giappone. Nakadōri, altra arteria parallela alla precedente, è molto popolare fra gli Europei per le sue botteghe di curiosità giapponesi.
Tōkyō è sede di istituzioni culturali importantissime. Fra queste vanno notate l'università imperiale, le numerose università private (Waseda, Keiōgijuku, ecc.), l'accademia di musica, la scuola di lingue estere, l'istituto nautico, l'istituto bacologico, ecc., oltre a molti istituti d'istruzione media e inferiore di ogni tipo. A questi vanno aggiunti l'orto botanico, aggregato all'università, la biblioteca imperiale, l'osservatorio meteorologico, ecc. Numerose banche, fra cui la Banca del Giappone (Nihon Ginkō), nella quale è concentrata l'emissione, e la Borsa controllano l'attività economica e industriale. I quartieri industriali sono situati alla periferia e a est del Sumida-gawa. Cartiere, filande, tessitorie, vetrerie, fabbriche di prodotti chimici e di giocattoli, officine meccaniche, ecc., innalzano arditi i loro camini al cielo. Tōkyō è inoltre sede del comando della prima divisione, dello Stato maggiore dell'esercito e della marina e di varie scuole e accademie militari.
Al traffico cittadino, oltre ai mezzi meccanici comuni alle grandi metropoli moderne, provvedono anche grosse barche e chiatte che trasportano merci lungo i canali. La poca profondità delle acque marine, dovuta all'accumulo dei detriti portati dal Sumidagawa, ha impedito finora a Tōkyō di avere un porto per navi di grosso tonnellaggio, le quali debbono, perciò, fare scalo a Yokohama, a 47 minuti di treno dalla capitale. Nel 1930, tuttavia, sono stati iniziati lavori di ampliamento e di adattamento, da ultimarsi in 10 anni, in seguito ai quali Tōkyō diverrà uno dei porti più importanti dell'Oriente, capace di un movimento di 7.500.000 di tonn. annue di merci. Non meno di 80 vapori di 6000 tonn. potranno attraccare ai suoi moli, che saranno forniti degl'impianti più moderni.
Alla periferia, tra le cose interessanti, è il santuario dell'imperatore Mutsuhito (1867-1912), detto Meiji Jingū, costruito in puro stile shintoista e, non lontano da questo, quasi simbolo dell'unione della vecchia e della nuova anima giapponese, un grande stadio, uno dei maggiori che abbia l'Oriente.
Mukūjima, sul Sumidagawa, è noto per i suoi ciliegi e per le regate che vi si tengono in primavera e in autunno.
Horikiri, più a nord, è noto per lo splendido parco.
Curioso miscuglio di vecchio e di nuovo, di europeo e d'indigeno, di artistico e di volgare, Tōkyō dà l'impressione di un insieme inorganico e non omogeneo. Caratteristiche sono le tradizionali abitazioni private indigene, di legno a un solo piano e quasi sempre circondate da un piccolo grazioso giardino che conferisce all'insieme un aspetto assai gaio ed elegante.
Città animatissima, pulsante di vita e di traffici intensi, Tōkyō è divenuta veramente il cuore di tutte le attività dell'impero, e l'influenza materiale e morale ch'essa esercita su tutte le forme della vita spirituale ed economica del nuovo Giappone è indiscutibilmente profonda.
Monumenti. - Non vi sono a Tōkyō, come a Nikko, edifici anteriori al 1600. Dell'architettura civile è notevole soltanto il palazzo imperiale. La parte visihile è limitata alle mura inclinate costruite su fossati colmi d'acqua, alle soprastrutture di blocchi commessi senza materia cementante e ai padiglioni di pietra imbiancata, il tutto piacevolmente animato da pini e folta vegetazione. In questa parte del palazzo, benché sorta nel sec. XIX, perdura l'antica tradizione dei castelli di Nagoya e di Ōsaka. Tra gli edifici religiosi vanno ricordate soprattutto le tombe degli shōgun Tokugawa che si dividono in due gruppi assai distanti l'uno dall'altro: il gruppo di Shiba e quello di Uyeno. Nel primo, il tempio principale è lo Zojoji, costruito nel secolo XIV, ma in seguito largamente rifatto. Alla decorazione prese parte Kano Shikenobu; la porta risale al 1623. In complesso l'architettura di Shiba, sebbene meno ricca di quella di Nikko, non le è qualitativamente inferiore. L'insieme si suddivide in tre parti: la prima con le tombe del settimo e nono shōgun, la seconda, decorata da Kano Yasenobu, con le tombe del sesto, dodicesimo e quattordicesimo shōgun, la terza, in parte la più primitiva cronologicamente, con le tombe del secondo, quinto, decimo e undecimo shōgun. La decorazione degli edifici è sempre la medesima. Pareti, soffitti e colonne recano un ornamento sovraccarico di guarnizioni metalliche traforate, di lacca rossa e nera, di pitture. Uno dei più significativi esempî architettonici è la seconda porta del primo gruppo con gl'intagli minutamente lavorati, le colonne scolpite e il tetto sporgente. Il Giappone imita qui col legno ciò che i Cinesi avevano inventato per la pietra. Bellissime sono le 212 lanterne di bronzo (secolo XVIII), allineate a guisa di filari di alberi. Le tombe vere e proprie sono situate dietro i templi, in posizione elevata in mezzo al parco. Non diversa è la disposizione a Uyeno ove sono sepolti sei shōgun; ivi l'edificio più notevole è la pagoda a cinque piani, che ripete in forme elette il modello di Tokugawa. Una grande popolarità gode il tempio di Kwannon in Asakusa, perché durante l'ultimo terremoto fu risparmiato dall'incendio. I numerosi templi della città risalgono del resto tutti al sec. XIX. (V. tavv. CLI e CLII).
Tōkyō è fra le città del Giappone la più ricca di musei, la cui fondazione risale alla fine del sec. XIX. Il museo imperiale nel parco di Uyeno possiede la collezione più importante di piccoli bronzi buddhistici del sec. VII, di cui una parte viene esposta di tanto in tanto permettendo di seguire ottimamente lo sviluppo stilistico dalle forme arcaicamente severe alle rappresentazioni più mosse. In questo, nonché nel museo dell'università, è rappresentata anche la ceramica figurata della preistoria giapponese. La collezione di pitture non può gareggiare con quella del museo di Kyōto; ma possiede invece una pregevole raccolta di oggetti delle arti minori. Un piccolo ma scelto museo è nella scuola d'arte. Oltre ai musei dello stato sono importanti anche le collezioni private, come quella Okura, accessibile al pubblico.