TOLFA (A. T., 24-25-26)
Città del Lazio settentrionale, nella provincia di Roma, a circa 24 km. NO. da Civitavecchia; fino al sec. XVI fu detta Tolfavecchia per distinguerla da Tolfanuova, sorta poco lontano, ora abbandonata e diruta (il luogo è detto comunemente Tolfaccia). Sorge, in pittoresca posizione, sulle pendici nord-orientali dei monti della Tolfa (v.), a 470 m. s. m. Costruita su rocce trachitiche, è dominata dalla Rocca dei Frangipane, dalla quale si abbraccia un esteso panorama verso i monti circostanti e il mare. Il nucleo più antico della città si sviluppa intorno alla Piazza Vittorio Emanuele, mentre la parte moderna ha per centro la vasta Piazza Vittorio Veneto, dove è situato il palazzo comunale. La città, che nel 1870 contava una popolazione di 3226 abitanti, ha subito un aumento costante: nel 1901 aveva una popolazione di 4343 abitanti, saliti a 4544 nel 1921, e a 4616 nel 1931.
La superficie del comune (57,77 kmq.) è in gran parte ricoperta da boschi (39,9% della superficie agraria e forestale); il 25% è occupato da prati e pascoli permanenti. Nelle immediate vicinanze della città si pratica la coltura della vite.
Nei dintorni di Tolfa erano un tempo attivamente sfruttate, dal governo pontificio, miniere di ferro (Pian Ceraso) e cave di allume. Servizî automobilistici collegano la città a Civitavecchia e a Manziana.
Storia. - Oscure l'origine e le vicende dell'abitato. Nel primo Medioevo fu oggetto di continuo contrasto fra la S. Sede e l'Impero, come accadde per tutti questi territorî marginali. Sappiamo di certo che nel 1074 l'abitato venne distrutto, e nel 1211 nel castello di Tolfa troviamo un signore locale in lotta con i Viterbesi. Nella sistemazione territoriale del Patrimonio di S. Pietro fatta ai primi del sec. XIII da Innocenzo III, il territorio e l'abitato di Tolfa sono esplicitamente riconosciuti alla S. Sede. Ma l'esilio avignonese fomentò rivolte e procurò il nuovo intervento dei Viterbesi che ripresero Tolfa e nel 1335 la infeudarono a un Capocci e poi a un Frangipane che contesero a lungo con la Camera Apostolica per le cave di allume. La contesa finì ai tempi di Paolo II che si comperò tutto il territorio tolfetano dietro un'indennità di 17.000 scudi d'oro. Sotto l'accorta direzione del demanio pontificio Tolfa divenne la "miniera di Roma" e nel 1560 un tale Francesco Boschi riattivò le miniere di ferro con una regolare produzione. In quest'epoca Tolfa ebbe la massima estensione territoriale, giacché per evidenti ragioni minerarie e di traffico le venne riconosciuto il territorio odierno di Allumiere e una breve striscia di sbocco al mare fra S. Marinella e Civitavecchia, restata a Tolfa fino ai nostri giorni. Nel 1799 si accentrò in Tolfa una violenta insurrezione contro la Repubblica Romana: assalita dalle truppe francesi, la città fu saccheggiata e furono fucilati oltre cento fra sacerdoti e borghesi, com'è ricordato da un'iscrizione a S. M. della Sughera.
Bibl.: G. Ponzi, La Tuscia Romana e la Tolfa, in R. Acc. Linc., I, s. 3a, 1877; F. M. Mignanti, Santuari della regione di Tolfa, a cura di O. Morra, Roma 1936.