totalitarismo
Con il termine t. si indica il complesso degli elementi che definiscono i regimi totalitari in epoca contemporanea, differenziandoli sia da quelli democratici sia da quelli autoritari. Storicamente il concetto nasce con riferimento alle esperienze del fascismo italiano: in un articolo scritto da G. Amendola per Il Mondo (1923) si parla del fascismo come «sistema totalitario» in quanto «promessa del dominio assoluto e dello spadroneggiamento completo e incontrollato nel campo politico e amministrativo», mentre l’uso del sostantivo si fa risalire a L. Basso che nel 1925 lo applicava alla realtà del partito unico «interprete dell’unanime volere». Fu lo stesso Mussolini a rivendicare per il fascismo una precisa «volontà totalitaria», capovolgendo il senso dispregiativo del termine. In seguito esso si è esteso a connotare in maniera indifferenziata sia il regime nazista, sia i vecchi e nuovi sistemi comunisti; nel linguaggio comune descrive, al di là dei diversi giudizi di valore, una forma politica caratterizzata da assenza di strutture e controlli parlamentari, dalla presenza di un partito unico, dalla soppressione delle garanzie di libertà e pluralismo proprie dello Stato di diritto. Per il filosofo R. Aron l’elemento di novità del t. rispetto alle altre forme autarchiche del passato e del presente è dato dal carattere rivoluzionario del partito unico, mentre per un altro filone di pensiero il tratto di originalità del «nuovo» t. consiste nell’essere basato sugli strumenti della comunicazione tecnologica e di legittimazione di massa. L’economista F. von Hayek ne ha sottolineato gli aspetti distruttivi della libertà economica (The road to serfdom, 1944), come conseguenza della pianificazione centralizzata e dell’invadenza di una tecnostruttura burocratica su ogni dimensione della vita sociale; H. Arendt ha pubblicato una delle opere più importanti sull’argomento (The origins of totalitarianism, 1951), individuando nel terrore l’essenza distintiva di questo regime. Le caratteristiche peculiari che delineano il modello totalitario sono: la preminenza del partito unico sullo Stato; un radicale antipluralismo politico e sociale; l’ideologia della «rivoluzione permanente» e del «nemico oggettivo» per tenere alta la mobilitazione del consenso di massa; l’impiego massiccio delle tecniche di comunicazione come strumenti di propaganda; l’uso sistematico del terrore come strumento di governo. In questo senso i regimi moderni di t. si differenziano dall’autoritarismo, nel quale sono presenti alcuni di questi elementi, ma non tutti insieme e con lo stesso grado di intensità. In partic., i regimi autoritari sono diversi dai regimi totalitari poiché ammettono limitate forme di pluralismo, sia sociale che politico, nella misura in cui risultino funzionali alle strategie di mantenimento delle riserve di sostegno e di controllo sociale.
Si veda anche Totalitarismo. Un problema storiografico