totalitarismo
Il totale controllo politico della società
Con il termine totalitarismo ci si riferisce a quei regimi che, soprattutto nel periodo tra le due guerre mondiali, organizzarono il potere politico in modo tale che difficilmente qualcuno poteva sfuggire al loro controllo. Il nazionalsocialismo in Germania, lo stalinismo in Unione Sovietica e nei paesi dell’Europa dell’Est, il maoismo in Cina e per molti aspetti il fascismo in Italia sono gli esempi più significativi
Il totalitarismo è un regime esclusivamente novecentesco e ha rappresentato una reazione estrema alla crisi delle democrazie liberali europee. Esso affonda le sue radici nei processi di modernizzazione, di industrializzazione e di tecnologizzazione delle società moderne. L’indispensabile condizione preliminare al suo sorgere è rappresentata dalla società di massa. La massificazione comporta, infatti, un indebolimento dei legami di solidarietà e di protezione offerti dai gruppi sociali che mediano tra il cittadino e lo Stato. L’individuo si trova così isolato e posto direttamente di fronte alla possibile manipolazione da parte del potere politico.
Nel contesto di una democrazia in fase di esaurimento, i regimi totalitari perseguono il progetto di una società politica totalmente unificata e radicalmente diversa da quella esistente. Il loro primo obiettivo è quello di eliminare ogni forma di pluralismo. Ciò significa che il totalitarismo mira alla soppressione della tradizionale distinzione tra Stato e società civile, tra potere politico e istituzionale da una parte, e sfera delle libertà civili dei singoli dall’altra.
È tipico dei regimi totalitari presentarsi come movimenti che si fanno portatori delle esigenze della popolazione e pertanto dichiarare di essere stati legittimati dal basso. In realtà, la separazione tra le élite al potere e il resto della popolazione è profondissima. Il regime totalitario cerca di cambiare radicalmente il complesso dei rapporti politici e sociali in una maniera che non ha precedenti nella storia.
A questo scopo, il totalitarismo afferma il primato del partito unico, che occupa interamente lo Stato e che quasi sempre è diretto da un capo che pretende di essere il portavoce diretto delle masse e l’interprete del corso storico. Al suo interno non è ammesso il dissenso, né possono essere affermate pubblicamente opinioni e correnti differenti da quella ufficiale. Il partito ha nelle sue mani non solo l’intero potere statale, ma anche il controllo totale dei mezzi di comunicazione, dell’esercito, della polizia e, nel caso dell’Unione Sovietica, anche dell’economia. Uno strumento importante per conseguire il potere totale è rappresentato dal terrore che, a differenza della normale violenza politica, non mira a ottenere semplicemente la sottomissione, e quindi non si ferma davanti all’eliminazione degli oppositori. Il suo obiettivo, infatti, è colpire o eliminare intere categorie di persone, non per quello che fanno ma per quello che sono o rappresentano. Si pensi, per esempio, agli ebrei per il nazismo e il fascismo, o ai ‘borghesi’ e ai ‘controrivoluzionari’ per lo stalinismo. Anche quando non hanno nessuna intenzione di combattere il regime, costoro vengono comunque perseguitati.
Il terrore si dimostra pertanto strettamente legato all’ideologia. L’esempio delle ideologie totalitarie più ‘famose’ – il razzismo per il nazismo (nazionalsocialismo) e il comunismo per lo stalinismo (Stalin) e il maoismo (Mao Zedong) – testimonia come esse siano una visione globale del mondo e della storia che per essere realizzata, tradotta in realtà, non si cura affatto delle sofferenze che arreca agli uomini e alle donne in carne e ossa.
Il vero contributo originale dei fenomeni totalitari, il loro ‘capolavoro di distruzione’, è ravvisato nell’universo concentrazionario, in particolare nel campo di sterminio (campo di concentramento). Esso è programmato non come istituzione penale, ma come luogo di sospensione di ogni forma di diritto. Scopo dei campi, pertanto, non è né di prevenire né di punire crimini perpetrati nei confronti del regime, ma piuttosto quello di procedere al definitivo sradicamento del tessuto sociale ritenuto nemico, ricorrendo a pratiche – dalla deportazione in massa allo sterminio – volte all’annientamento dell’identità psicofisica individuale, alla luce dell’insignificanza della vita e della morte altrui.