Riformatore del lamaismo tibetano, fondatore della scuola dei cosiddetti berretti gialli, i cui capi, conseguita la supremazia sulle altre scuole tibetane nel sec. 16º, assunsero dal 1578 il titolo di Dalai Lama e stabilizzarono nel sec. 17º l'assetto politico-religioso che il Tibet ha conservato per tre secoli. La riforma di T. si attuò con direttive e in situazioni analoghe a quelle in cui avevano operato circa quattro secoli prima Rin c'en bzaṅ po e Atīśa: sul piano disciplinare T. tornò a riaffermare per i religiosi l'obbligo del celibato e dell'astinenza da bevande inebrianti e l'osservanza delle regole del Vinaya; sul piano dottrinario assegnò alla preparazione intellettuale e scolastica un ruolo essenziale nel conseguimento dell'Illuminazione contro l'uso indiscriminato della "Via dei Tantra", senza però negare la legittimità del tantrismo stesso (che è una categoria indiscussa del buddismo tibetano). T. espose il suo pensiero in due summae di vasta estensione.