Figlio (Torino 1844 - Monza 1900) di Vittorio Emanuele II e di Maria Adelaide. Salì al trono nel 1878. In politica estera guardò con favore alla Triplice Alleanza (1882) e appoggiò la politica crispina di espansione coloniale. Sul piano interno sostenne la svolta autoritaria di fine secolo, e in conseguenza di tale atteggiamento fu ucciso a Monza dall'anarchico G. Bresci.
Educato dal generale Giuseppe Rossi, ebbe tra i suoi maestri C. Boncompagni e P. S. Mancini; nel 1866 comandò la 16a divisione durante la terza guerra di indipendenza ed ebbe la medaglia d'oro per il suo comportamento a Custoza. Sposò (1868) la cugina Margherita di Savoia; salì al trono il 9 genn. 1878 assumendo il nome di U. I anziché U. IV (come la tradizione dinastica avrebbe richiesto) a sottolineare il carattere e la funzione ormai nazionale assunta della dinastia. Aveva delle proprie prerogative reali una concezione più autoritaria del padre, e più di una volta cercò di far prevalere la propria volontà nella scelta del presidente del Consiglio; nello stesso tempo tentò di rendere popolare la monarchia visitando tutte le regioni italiane e partecipando direttamente all'opera di soccorso delle zone colpite da epidemie e calamità naturali. La grave situazione economica del quinquennio 1888-93, la crisi del governo Crispi e i timori suscitati dall'avanzata del movimento socialista furono gli elementi che spinsero U. I a sostenere la svolta autoritaria della fine del 19° secolo. Considerato il simbolo di tale politica per il suo atteggiamento in occasione dei moti del 1898 e in particolare per la concessione di alte onorificenze al generale Bava-Beccaris, fu assassinato dall'anarchico G. Bresci il 29 luglio 1900.