Umbria
Il cuore verde della Penisola
Il dolce paesaggio umbro di tanta pittura italiana, con le sue colline interrotte da ampie valli, verdi di boschi, costellate di centri antichi e ben conservati, ricche di memorie religiose e artistiche, compensa solo in parte la marginalità della regione rispetto alle comunicazioni e allo sviluppo. Benché al centro della Penisola Italiana, l’Umbria è infatti appena sfiorata dalle grandi strade che collegano il Nord e il Sud. Questa sua condizione un po’ appartata, la quiete dei piccoli centri, la vitalità delle tradizioni si stanno rivelando, oggi, risorse preziose: sempre più persone ne sono attratte e hanno imparato ad amare questa regione ricca di storia
Regione prevalentemente collinare, interna, disposta quasi al centro della Penisola Italiana, solo alla sua estremità sudorientale l’Umbria raggiunge la catena appenninica principale e, con il gruppo del Monte Vettore, sfiora i 2.500 m di quota.
Da un punto di vista strettamente altimetrico, la regione risulta collinare per oltre due terzi e montana per il rimanente; ma, in effetti, le ampie valli del Tevere (Valle Umbra) – soprattutto – e poi del Chiascio-Topino e del Nera, che percorrono una gran parte del territorio, aprono vasti corridoi pianeggianti attraverso i paesaggi collinari. Da secoli celebre proprio per le dolci forme delle sue colline, il territorio umbro è costituito da una serie di rilievi non molto elevati e allineati più o meno parallelamente agli Appennini. La successione di questi rilievi è interrotta qua e là anche da larghe conche, tra le quali quella che ospita il Lago Trasimeno, il più esteso dell’Italia peninsulare. La presenza del Tevere segna molto nettamente la parte settentrionale della regione (provincia di Perugia), che il fiume attraversa praticamente al centro, da nord a sud. In provincia di Terni, invece, il fiume passa a fare da confine con il Lazio, quindi scorre al margine della regione; qui, malgrado la presenza dei grandi bacini artificiali di Corbara e di Alviano, la valle del fiume si restringe molto.
In ampie parti del rilievo, e anche in molte delle conche, sono frequenti i fenomeni carsici (carsismo), data la natura calcarea delle rocce. In altre parti, invece, prevalgono i suoli argillosi, che non di rado hanno dato luogo a fenomeni franosi anche gravi, specialmente quando sono stati associati a terremoti: questi a volte sono stati molto rovinosi, come quello del 1997.
Circa un terzo della superficie regionale è coperto da boschi, e l’Umbria è una delle regioni più ‘verdi’ d’Italia. Questa ricchezza della vegetazione – non più spontanea, ma regolata dagli interventi umani – è dovuta soprattutto a un clima di tipo mediterraneo in quasi tutta la regione, anche se più umido e, soprattutto sui rilievi più elevati, più rigido; nelle conche e nelle valli l’umidità spesso si condensa in nebbia. Qui, come altrove, la presenza degli ulivi segnala abbastanza chiaramente la diffusione del clima mediterraneo. Nei boschi si registra una certa prevalenza di querce ed è ancora presente una fauna selvatica relativamente numerosa, specie nelle aree più impervie (sui Monti Sibillini, protetti da un Parco nazionale, si trovano ancora il lupo e l’aquila reale).
Le aree collinari sono poco adatte all’agricoltura, anche perché i terreni sono frazionati fra troppi proprietari che possiedono piccoli appezzamenti e non hanno convenienza a meccanizzare i lavori agricoli. La coltura che si adatta meglio a queste condizioni è la vite, da cui si ricavano vini eccellenti. Ma buona parte delle aree altocollinari rimane incolta o a pascolo o, al massimo, coltivata a cereali. Diversa è la situazione nei fondi valle e nelle conche, dove vengono coltivate piante ‘industriali’ (girasole, barbabietole, tabacco).
Negli ultimi anni nell’Umbria collinare si sta sviluppando l’agricoltura biologica, che si ricollega direttamente alle pratiche agricole tradizionali e che è resa possibile dal basso livello di inquinamento dei terreni, dove, in passato, l’impiego di prodotti chimici è stato scarso o nullo. Tra le produzioni tradizionali, famose in tutta Italia sono quelle dei Monti Sibillini, nell’area di Cascia e soprattutto di Norcia: da qui vengono non solo i famosi tartufi che i boschi producono con una certa abbondanza, ma anche prodotti agricoli (lenticchie, farro) e formaggi e insaccati di elevata qualità.
Benché così verde, l’Umbria è anche una regione industriale che, con alti e bassi, ha da molti decenni una produzione piuttosto importante.
I due capoluoghi ospitano grandi industrie: alimentari e tessili a Perugia; siderurgiche e meccaniche a Terni.
Altre concentrazioni di impianti di grande dimensione sono a Narni (chimica), a Città di Castello (abbigliamento), a Foligno (meccanica). A parte le crisi che hanno investito la grande industria, anche qui, alla fine del 20° secolo, la struttura industriale si è frazionata, e alle grandi fabbriche sono subentrati piccoli impianti diffusi, disposti soprattutto lungo le principali vie di comunicazione stradale.
Come in altre regioni italiane, questa industrializzazione di piccola dimensione si è sviluppata, in molti casi, partendo dalle tradizioni produttive artigiane, che in Umbria sono ancora vive e anche molto rinomate: la lavorazione del ferro battuto e del legno, per esempio, diffusa in molte parti della regione, ma soprattutto le maioliche e le ceramiche artistiche – a Gubbio, Deruta, Gualdo Tadino – sono ancora importanti e molto apprezzate dai turisti, insieme con le manifestazioni della tradizione popolare, come le grandi feste, fra cui la più famosa è la corsa dei ceri che si svolge a Gubbio.
Il movimento turistico verso l’Umbria non è ancora molto consistente: la parte principale è rappresentata dai pellegrini che visitano Assisi e gli altri luoghi francescani e, sfruttando tale occasione, fanno anche la conoscenza di altre città. In compenso, è notevole il numero degli stranieri che hanno deciso di vivere stabilmente in questa regione.
Il patrimonio storico-artistico umbro, in aggiunta alle attrattive paesaggistiche, è davvero ricco. La regione pullula di architetture medievali e rinascimentali e opere d’arte sono conservate in tutti i suoi centri, grandi e piccoli che siano.
Già gli Etruschi e gli Umbri avevano costruito un gran numero di città: quasi tutte quelle ancora esistenti in Umbria. Nel corso del Medioevo e ancora nel Rinascimento molte ebbero periodi di grande floridezza. Perugia, Orvieto, Gubbio, Todi, Spoleto, Assisi, Narni, Foligno sono tra le più belle città d’Italia; centri considerati ‘minori’ come Città di Castello, Gualdo Tadino, Città della Pieve, Bettona, Bevagna, Spello, Montefalco, Nocera Umbra, Trevi, Cascia, Norcia, Acquasparta, Amelia e tanti altri conservano una suggestione indimenticabile. Anche solo la lunghezza di questo elenco fa capire che la ricchezza della regione è veramente fuori della norma.
Alcuni singoli monumenti o luoghi sono, poi, di importanza del tutto eccezionale: le piazze di Perugia e di Gubbio, di Narni e di Norcia, il duomo di Orvieto, la basilica di S. Francesco ad Assisi, la chiesa della Consolazione a Todi, le mura e le torri di Spoleto – soltanto per citarne alcuni – ricordano anche quanto grande e radicata sia la cultura urbana e civica umbra, forse anche più che in altre regioni dell’Italia centrale. Malgrado l’assenza di grandi città, una ‘atmosfera urbana’ si respira un po’ dovunque, anche nei centri più piccoli.