Urano
L’antichissimo dio del cielo
Urano (dal greco Ouranòs «Cielo») fa parte della prima generazione di dei e simboleggia l’elemento celeste. Egli è sposo di Gea, la Terra; per lungo tempo tiene prigionieri i propri figli, per paura di essere spodestato dal regno divino, ma viene infine rovesciato da Crono, proprio con l’aiuto
Gea, dea originaria che rappresenta la Terra, è madre di moltissime divinità, di esseri che simboleggiano gli elementi naturali e anche di entità mostruose. Anche Urano è stato da lei generato senza unirsi ad alcun essere maschile, come le Montagne e il Ponto (il Mare). Urano è il dio del cielo, in particolare del cielo stellato, e con Gea costituisce la coppia divina primigenia che si ritrova in numerose mitologie e antichi miti della creazione (cosmogonia). In Grecia l’accostamento delle due divinità è stato spiegato anche come punto di arrivo del lungo processo di sovrapposizione tra le due visioni della religiosità proprie delle genti mediterranee da una parte, e degli indoeuropei dall’altra. Le prime, che abitavano la penisola greca in tempi remotissimi, privilegiavano i culti della terra legati ai lavori agricoli e le divinità femminili; i secondi, che a più riprese sono scesi in Grecia dall’Europa del Nord, in quanto nomadi adoravano l’unico elemento naturale a loro sempre presente: il cielo.
Urano feconda Gea con la pioggia: dalla loro unione nascono la maggior parte degli elementi cosmici e più antichi del mito greco.
Innanzi tutto i sei Titani, che rappresentano la seconda generazione divina: Oceano, Ceo, Crio, Iperione («colui che corre in alto», padre delle divinità della luce e del calore: il Sole, la Luna e l’Aurora), Giapeto (padre di Menezio, Prometeo, Epimeteo e Atlante), Crono; poi le sei Titanidi: Teia (la Divina), Rea, Temi (la Giustizia), Mnemosine (la Memoria), Febe (la Lucente), Teti (moglie di Oceano). Dalle unioni fra Titani e Titanidi nasceranno gli dei dell’Olimpo (da Crono e Rea) e gli elementi naturali (acquatici da Oceano e Teti, celesti da Iperione e Teia).
Dall’unione di Urano e Gea nascono anche i Ciclopi – Bronte, Sterope e Arge, esseri giganteschi con un solo occhio sulla fronte – e gli Ecatonchiri – Cotto, Briareo e Gie, mostruose creature con cento braccia.
Urano, sia perché ha in odio questi suoi figli spaventosi sia perché teme di essere spodestato da loro nel potere divino, li rinchiude nel ventre della madre Terra.
Gea, però, non sopporta questa situazione ed escogita un piano per liberare i suoi figli. Innanzi tutto fabbrica una falce di metallo invincibile; quindi, rivolta ai figli, li invita a spodestare il padre. Nessuno ha il coraggio di accettare la sfida tranne l’ultimogenito dei Titani, Crono. Inizia così il primo scontro tra le generazioni divine. Gea attira Urano, suscitando in lui il desiderio d’amore. A un tratto, però, Crono esce dall’agguato e recide i genitali del padre con la falce.
Il sangue di Urano, cadendo su Gea, darà vita, col tempo, a una serie di creature spaventose: le Erinni, incarnazione delle paure e delle angosce, dei rimorsi e del senso di colpa dell’uomo; i Giganti, terribili esseri per metà di forma umana e per metà serpenti, che tenteranno di rovesciare in seguito il dominio di Zeus (il romano Giove); infine le ninfe dei frassini, le Melie, da cui nascerà, secondo il mito delle cinque età narrato dal poeta Esiodo, la terza razza umana: la razza malvagia e violenta che segnerà la fine dell’età felice per l’uomo. Dai genitali di Urano nasce ancora un’altra importantissima divinità, Afrodite (Venere per i Latini). Seguiamo il racconto della Teogonia di Esiodo: «Come ebbe tagliati i genitali con l’adamante li gettò dalla terra nel mare molto agitato, e furono portati a largo, per molto tempo; attorno bianca la spuma nasceva, e da essa una figlia nacque, e dapprima all’isola di Citera divina giunse, e di lì giunse a Cipro molto lambita dai flutti; lì approdò, la dea veneranda e bella, e attorno l’erba sotto gli agili piedi nasceva; Afrodite la chiamano gli uomini, perché dalla spuma del mare nacque. La accompagna Eros e Desiderio bello la segue. Fin da principio lei ebbe tale onore, come destino fra gli uomini e gli dei immortali: chiacchiere di fanciulle e sorrisi e inganni e il dolce piacere e affetto e blandizie».