Titani
I primordiali figli della Terra e del Cielo
Antichissime divinità simboleggianti elementi naturali, i Titani sono dotati di forza straordinaria. Vengono sfidati da una nuova generazione divina, gli dei olimpici guidati da Zeus: nella tremenda lotta hanno la peggio e sono rinchiusi, per punizione, nel Tartaro, al centro della Terra
Dall’unione di Urano e di Gea, primordiali divinità simboleggianti il Cielo e la Terra, nasce la seconda generazione divina, quella dei Titani e delle Titanidi: Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto, Crono; Teia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe, Teti. Esseri straordinari, incarnano le forze della natura oppure concetti o sentimenti. Forse per parallelismo con la successiva generazione dei dodici dei olimpici, i Titani sono elencati dal poeta Esiodo in numero di dodici.
Oceano, primigenia divinità marina, è rappresentato come un’enorme distesa di acque che circonda le terre emerse; dalla sua unione con Teti nascono i fiumi, le fonti e i laghi della Terra, nonché le Oceanine, bellissime ninfe che popolano tutti i mari, e i fiumi infernali (Acheronte, Stige e Lete).
Da Iperione (in greco «colui che corre in alto») e Teia («la divina») nascono le divinità delle luce e del calore: Helios (il Sole), Selene (la Luna) ed Eos (l’Aurora).
Ceo non è ricordato spesso nel mito: gli abitanti dell’isola greca di Cos, però, ne fanno la divinità simboleggiante la loro terra. Sua sposa è Febe («la lucente»), madre di Latona – che da Zeus (il latino Giove) genererà Apollo e Diana. Crio si unisce a Euribia, figlia di Ponto, generando Astreo, Pallante e Perse.
Anche Giapeto non sposa una Titanide: da Climene, figlia di Oceano, genera: il malvagio Menezio, che verrà poi rinchiuso da Zeus nel Tartaro; Atlante, gigante che sostiene il cielo con la forza delle sue braccia; Epimeteo («colui che apprende in ritardo»), poco previdente, che accoglierà Pandora con il dono funesto di un vaso pieno di sciagure; Prometeo, che ingannerà Zeus cercando di favorire gli uomini con il dono del fuoco.
Una Titanide è anche Temi (la Giustizia), in realtà antichissima dea dell’ordine e dell’equilibrio, poi rappresentata come appartenente alla stirpe titanica e spesso accostata a Zeus. In suo nome si fanno giuramenti, si stipulano trattati e si accolgono gli ospiti. È lei, insieme a Febe, a fondare l’oracolo di Delfi. Con Zeus finirà per generare altre entità che personificano l’armonia della natura e della vita: le Moire – Cloto, «la filatrice»; Lachesi, «colei che fissa (il destino)»; Atropo, «l’irremovibile» –, che assegnano all’uomo il suo destino, rappresentato come un filo a cui ciascuno è legato, e le Ore, che simboleggiano le stagioni della natura – Tallo «la germogliante»), Carpo («la matura») e Auxo («la crescente»).
Infine Mnemosine (la Memoria), che si unirà con Zeus in nove notti consecutive e che genererà le nove Muse, protettrici delle arti e delle scienze.
L’ultimo Titano è Crono (il romano Saturno), l’ultimogenito di Urano. Istigato dalla madre Gea recide con una falce i genitali del padre per sostituirsi a lui nel dominio divino, liberando i Titani suoi fratelli ai quali Urano aveva impedito di uscire dal ventre materno. Insieme a Rea, ultima Titanide, Crono genera quindi la stirpe degli dei olimpici. Rimane però vittima della stessa preoccupazione paterna di essere a sua volta spodestato dai propri figli. Inghiotte allora tutte le creature divine che gli partorisce la sposa Rea. A un certo punto, tuttavia, anche Rea ordisce un inganno: invece dell’ultimogenito, Zeus, fa divorare a Crono un macigno avvolto nelle fasce. Zeus, cresciuto all’insaputa del padre, lo evirerà e lo costringerà a risputare tutti gli altri dei che aveva divorato.
Nasce allora una lotta tremenda e straordinaria tra le due generazioni divine: da una parte i Titani guidati da Crono e i Giganti nati da Gea; dall’altra Zeus, gli dei olimpici, i Ciclopi e gli Ecatonchiri, enormi mostri dalle cento braccia. È uno scontro senza esclusione di colpi, in cui gli dei si lanciano fulmini e montagne infuocate, suscitando terremoti e sconvolgimenti naturali. La titanomachia dura dieci lunghi anni, finché le forze guidate da Zeus riescono a sconfiggere i Titani, rinchiudendoli nel Tartaro, l’abisso al centro della Terra.