VALLE D' AOSTA (XXXIV, p. 929; App. II, 11, p. 1084; III, 11, p. 1064)
Il recente sviluppo economico della regione ha favorito un ulteriore incremento demografico, dovuto sia al saldo positivo del movimento naturale della popolazione che al flusso migratorio, specialmente dal Meridione. Nel periodo compreso tra i due ultimi censimenti la popolazione valdostana ha avuto un aumento di oltre 8000 unità, passando dai 100.959 abitanti del 1961 ai 109.252 del 1971 (alla fine del 1978 gli abitanti erano 114.537 con una densità di 35 ab./km2) corrispondenti allo 0,2% del totale nazionale, e registrando un indice di accrescimento superiore di poco all'indice nazionale. Lo sviluppo demografico recente è stato determinato in misura pressoché uguale dal rapporto nettamente positivo tra i nati vivi e i morti, e dal fenomeno migratorio, che ha interessato in modo particolare il capoluogo, passato nel decennio intercensuale dai 30.633 ab. del 1961 ai 36.961 del 1971 (39.131 secondo una stima del dicembre 1978), e alcuni dei centri maggiori economicamente più sviluppati. Questi sono stati interessati anche dai movimenti migratori nell'ambito regionale, in quanto hanno assorbito buona parte della manodopera che ha abbandonato il lavoro della terra alla ricerca di più favorevoli condizioni di vita. I comuni con incremento demografico sono stati solo 29, mentre quelli che hanno registrato qualche flessione sono 45. Prosegue quindi il grave fenomeno dello spopolamento montano, anche se in alcune valli ha trovato un efficace correttivo nell'espansione dell'economia turistica. La densità della popolazione permane molto bassa, all'ultimo posto tra le regioni e le province italiane, ma ciò è dovuto alle caratteristiche morfologiche del territorio valdostano prevalentemente montuoso, per cui la popolazione tende sempre più ad addensarsi nel fondovalle principale, aggruppandosi intorno al capoluogo e ad alcuni centri economicamente più attivi.
Condizioni economiche. - Le migrazioni interne non solo alterano la distribuzione geografica della popolazione, ma si ripercuotono anche sulla composizione della popolazione attiva, che in misura sempre più massiccia si sposta gradatamente dalle attività primarie a quelle secondarie, costituite dall'industria, alle terziarie e alle quaternarie, rappresentate dal commercio, dalle comunicazioni, dai servizi e dalla pubblica amministrazione. L'agricoltura, che nel 1971 ha contribuito solo con il 4,9% alla formazione del reddito provinciale, assorbiva in quell'anno poco meno del 14% della popolazione attiva, pari allo 0,2% del totale nazionale, mentre nel 1961 era praticata da circa il 27%: più che di un abbandono vero e proprio dell'agricoltura si tratta di un cambio dell'attività principale, che consente di dedicare al lavoro dei campi il tempo lasciato libero dalle attività industriali o commerciali.
Le aziende agricole (in totale 11.386 nel 1970 contro le 13.139 del 1961) operano su una superficie di 202.081 ha (212.789 nel 1961) e sono in gran parte concentrate nei fondovalle e sui versanti meno elevati e meglio esposti, dove si coltivano cereali (grano, mais, segale), alberi da frutto, patate e vite. Il patrimonio zootecnico è in netta flessione (nel 1978 i bovini erano 44.700 contro i 48.000 del 1963, gli ovini 7000, i caprini 4000 e ancora meno i suini). In costante aumento l'impiego di fertilizzanti e di macchine agricole, le quali però trovano un ostacolo alla loro diffusione nella morfologia contrastata del territorio; le trattrici, per es., sono salite tra il 1963 e il 1973 da 102 a 459. Quanto al tipo di conduzione, prevale nettamente quella diretta, che interessava ben 10.805 aziende nel 1970 per una superficie complessiva di 105.316 ha. Eccessivo permane il frazionamento fondiario: nel 1970 le aziende con una superficie inferiore ai 3 ha erano 5389, poco meno della metà. Nel settore industriale, che ha partecipato nel 1971 alla formazione del reddito provinciale con il 54,8%, si è registrata una flessione complessiva del numero degli addetti, scesi dalle 18.865 unità nel 1961 alle 15.701 del 1971, mentre è stato rilevato nello stesso periodo un aumento delle unità locali, salite da 1775 a 1807.
L'industria idroelettrica, la metallurgica e quella chimica hanno conservato le loro posizioni, mentre sono sorte nuove imprese industriali, per lo più medie e piccole, nei settori dolciario e dei materiali da costruzione. Di grande importanza per l'economia della provincia e del vicino Piemonte resta l'industria elettrica, che disponeva nel 1977 di una potenza installata di 914.983 kW (889.059 nel 1962) in massima parte di origine idrica (911.533 kW), con una produzione complessiva di 3564 milioni di kWh.
L'attività commerciale è ostacolata nel suo sviluppo dalla posizione eccentrica della regione rispetto ai grandi mercati nazionali e internaziongli, nonostante la recente apertura d'importanti vie del traffico, e dall'eccessivo frazionamento delle aziende, dovuto alla notevole dispersione della popolazione. Il commercio resta pertanto intimamente legato al fenomeno turistico. Ultimamente è aumentato sensibilmeme (22%) il numero degli addetti al settore, che nel 1971 ammontavano a 7790. Il turismo, che continua a essere la principale risorsa economica, è in continua espansione, grazie ai miglioramenti apportati recentemente alla rete viaria e agl'impianti ricettivi, ai quali si vanno sempre più affiancando numerose unità residenziali. Tra il 1963 e il 1976 è aumentato sensibilmente il numero degli esercizi alberghieri (da 515 a 574) e ancor più quello dei posti letto (da 16.644 a 20.520), e sono notevolmente migliorati i servizi. La rete ferroviaria in esercizio alla fine del 1977 risultava di 81 km, quella autostradale di 44 km; le strade statali si sviluppavano per 265 km, quelle provinciali per 198 km e quelle comunali per 1299 km.
Le maggiori realizzazioni in campo stradale negli ultimi anni sono state il completamento dell'autostrada Torino-Aosta e delle gallerie stradali del Gran San Bernardo (lunga 5,8 km, costruita tra il 1958 e il 1964) e del Monte Bianco (lunga 11,6 km, costruita tra il 1958 e il 1965). Tra il 1962 e il 1973 è aumentato sensibilmente il numero degli autoveicoli, salito da 10.203 a 40.463, di cui 36.976 autovetture: la densità di abitante per autoveicolo era nel 1973 di 2,76. Il reddito netto pro capite è fra i più elevati in Italia: con 3.680.400 lire la V. d'A. era al primo posto nel 1977 tra le regioni italiane. Va quindi migliorando costantemente il tenore di vita, come è confermato dalla richiesta crescente di beni durevoli e di servizi non di prima necessità, quali gli abbonamenti alla televisione, saliti nel decennio 1963-73 da 6682 a 24.184.
Bibl.: A. V. Cerutti, la Valle d'Aosta. Sintesi monografica, in L'Universo, XLI (1961); B. Janin, Les tunnels routiers du Mont-Blanc et du Grand-Saint-Bernard, les perspectives de leur ouverture pour la vallée d'Aoste, in Revue de Géographie Alpine, 1962; P. Gajo, Aspetti e vicende dell'economia della Valle d'Aosta, Firenze 1964; I. Cossard, Histoire et géographie de la Vallée d'Aoste, Aosta 1965; B. Janin, Une région alpine originale. Le Val d'Aoste. Tradition et renouveau, Grenoble 1968; F. Gribaudi, Memoria illustrativa della Carta dell'utilizzazione del suolo del Piemonte-Valle d'Aosta, Roma 1971; A. V. Cerutti, Les pays de la Doire (Géographie de la Vallée d'Aoste), Aosta 1971; Guida d'Italia, Torino e Valle d'Aosta, edito da TCI, Milano 1975.