VALLE D'AOSTA (XXXIV, p. 929)
Quasi esattamente nei limiti determinati al vol. XXXIV p. 929 è divenuta prima (1945) circoscrizione autonoma, poi (1947) regione autonoma (per i relativi provvedimenti, v. appresso, il paragrafo Storia). Essa copre 3262 kmq. e non ha più corrispondenza con la vecchia provincia (4759 kmq.), che ha perduto 1494 kmq. (con l'anfiteatro morenico di Ivrea e metà del Canavese) a favore di quella di Torino (v.), e 3 kmq. (col Piccolo S. Bernardo, v.) incorporati dalla Francia in seguito al trattato di pace di Parigi (10 febbraio 1947).
La sua popolazione ammontava alla fine del 1947 a 92.851 ab. (con aumento complessivo pari al 10,1% rispetto al 1936, aumento che è più forte di quello che si registra nello stesso periodo in tutte le altre provincie alpine italiane). La sua densità, di 28,4 ab. a kmq., sale a 42,5 se considerata solo relativamente alla superficie agraria e forestale (2187 kmq.). Contrariamente a quanto si nota in altre parti delle Alpi, la regione ha visto aumentare negli ultimi vent'anni sia l'eccedenza dei nati sui morti (2,8‰ nel periodo 1926-30; / 2,9‰ in quello 1936-40; 3,6‰ nel 1946), sia i matrimonî (6,9‰ nel 1926-30; 7,3‰ nel 1936-40; 90‰ nel 1946).
Le condizioni economiche restano praticamente inalterate: in quanto all'agricoltura si nota solo, dopo la guerra (dati del 1945-47), una lieve contrazione dei seminativi (3,5%) a favore dei prati e dei pascoli (45%), un aumento, non marcato tuttavia, dell'area produttiva, ma incolta (22,8%) e una riduzione, anch'essa di relativa entità, del bosco (28%, compresi castagneti). Tra gli impianti idroelettrici segnaliamo quello del Rosone sul fiume Orco, con una potenza istallata di 60.352 kw.
Storia. - La questione valdostana, che implica problemi politico-amministrativi, culturali, economici, tributarî, non è nata ieri, e per quanto si possa iscrivere sul bilancio fallimentare del fascismo, getta le sue radici in un passato più remoto. La tradizione delle autonomie medievali viene gelosamente custodita e difesa in Val d'Aosta anche quando altrove prevale la logica accentratrice e uniformatrice dello stato moderno, poi dello stato nazionale. La resistenza al centralismo moderno si applica ancora nell'azione moderata e legale della Ligue valdôtaine (1909-1921); ma il fascismo introduce una prassi oppressiva, con l'inutile italianizzazione, e con una sorta di colonizzazione burocratico-industriale della valle: approfondisce così il distacco che si va creando fra la mano d'opera industriale immigrata e la comunità contadina locale. Sorge allora un più acerbo regionalismo, che si accentua negli anni dopo il 1938: ma erroneamente si è supposto e sostenuto che questo già preluda a un separatismo anti-italiano. L'attività clandestina della Jeune vallée d'Aoste, il pensiero e l'azione di Emilio Chanoux preludono, invece, alla Resistenza, che si attua in un quadro italiano.
La Dichiarazione dei rappresentanti delle vallate alpine, redatta nel dicembre 1943, è un documento essenziale per intendere come i migliori siano pervenuti ad un'equilibrata concezione delle autonomie locali, fondate su concrete basi storico-economiche, appoggiate a stabili garanzie costituzionali; non si esigono privilegi diretti contro lo stato, ma si chiede allo stato unitario nazionale un'auto-limitazione che lo arricchisce, ravvivando le iniziative spontanee alla periferia. Chanoux muore ucciso in carcere nel maggio 1944: dopo la sua morte, soltanto, si apre l'episodio un po' oscuro della propaganda separatista, dove confluiscono motivi diversi (diffidenze contro lo stato, promesse francesi, alleanza fra risentimenti nazionalistici d'oltralpe e risentimenti regionalistici). La Resistenza la lotta partigiana in Val d'Aosta sono ricche, dunque, di riflessi politici. Primi nuclei partigiani furono costituiti subito; e il movimento assunse notevole ampiezza nella primavera-estate del 1944, nonostante le deficienze di armamento. Notevoli i risultati conseguiti in alcune vallate, completamente o quasi occupate dai partigiani; vi furono anche prime, libere elezioni di consigli comunali. Ma dura fu anche la rappresaglia: molti villaggi bruciati, civili fucilati. Tra la fine di ottobre e i primi di novembre, grandi rastrellamenti costrinsero i partigiani ad abbandonare la vallata tenuta per varî mesi; tuttavia le forze della Resistenza si riorganizzarono, così che, al momento della insurrezione, alla fine di aprile 1945, prima che sopraggiungessero le truppe americane e francesi, la Valle d'Aosta fu completamente liberata dai soli partigiani, che riuscirono a preservare intatto, il vasto complesso industriale della valle.
In seguito si sviluppò la propaganda separatista, appoggiata a gruppi d'oltralpe. Ma il decr. legisl. luog. 7 settembre 1945 erigeva la valle in regione autonoma entro lo stato italiano (un secondo decreto, dello stesso giorno, emanava provvedimenti di carattere economico, fra cui la costituzione della valle in zona franca ai fini doganali). L'autonomia ebbe subito attuazione: il "Consiglio della Valle" entrò infatti in funzione nel gennaio del 1946, e da allora ha presieduto alla vita locale. Successivamente, l'art. 116 della costituzione della repubblica italiana ha consacrato l'autonomia della Valle d'Aosta che con la Sicilia, la Sardegna, il Trentino-Alto Adige, è fra le regioni ad autonomia speciale. Lo statuto speciale per la Valle d'Aosta è stato approvato dall'assemblea costituente il 31 gennaio 1948.
Esso consta di 10 titoli, in 52 articoli. Per esso "la Valle d'Aosta è costituita in regione autonoma, fornita di personalità giuridica, entro l'unità politica della repubblica italiana, una e indivisibile, sulla base dei principî della costituzione e secondo il presente statuto". Lo statuto riconosce la facoltà legislativa del Consiglio della Valle per diverse materie, parifica la lingua francese a quella italiana in valle; non pretende invece di disciplinare tutta la materia finanziaria regionale e rimanda a ulteriori norme da stabilirsi entro due anni dall'elezione del Consiglio della Valle; stessa riserva vien fatta per l'attuazione della zona franca concessa alla regione. Gli organi della regione sono: il Consiglio della Valle composto di 35 consiglieri, e con un suo presidente; la Giunta regionale il cui presidente, eletto dal Consiglio della Valle fra i suoi componenti, è il capo dell'amministrazione regionale e rappresenta la regione. Per delegazione del governo della repubblica, il presidente della Giunta regionale provvede al mantenimento dell'ordine pubblico, secondo le disposizioni del governo (non c'è, infatti, più prefetto). Lo statuto apre fin d'ora la via a molteplici esperienze regionalistiche, anche nel campo economico e tributario; può intervenire, nell'ambito della facoltà legislativa regionale, anche lo stimolo prezioso dell'iniziativa popolare.
Bibl.: Per il pensiero di E. Chanoux cfr. l'opuscolo Federalismo e autonomie, a cura del Partito d'Azione, Torino 1945; per la lotta partigiana in Valle d'Aosta cfr. i documenti raccolti da V. Ricci per l'Ufficio storico per la guerra di liberazione, Roma 1946; sull'autonomia della Valle si consulti la rivista Repubblica democratica, II, n. 8, dicembre 1947; Revue valdôtaine, II, n. 2, aprile-giugno 1948, p. 69 segg.