Valle d'Aosta
Geografia umana ed economica
di Cesare Emanuel
Con una popolazione di 122.000 ab. residente in soli 74 comuni, la V. d'A. è la più piccola delle regioni italiane. Situata all'estremità nord-occidentale del Paese lungo il confine che lo separa dalla Francia e dalla Svizzera, essa si estende su una superficie pressoché rettangolare di 3264 km2 che fino al 1948 costituiva una provincia piemontese.
Una delle principali caratteristiche di questa regione è quella di essere interamente montuosa: sui suoi lati sono disposti i grandi massicci alpini (Massiccio del Gran Paradiso, del Grivola, del Monte Bianco, del Gran Combin, del Cervino e del Monte Rosa) mentre lungo la diagonale nord-sud è attraversata da una grande valle centrale che sbocca nella pianura padana, e al cui centro è ubicata la città di Aosta (da cui tutto il territorio prende il nome). Lunga circa 80 km, con una larghezza media alla base di non più di qualche km e con un dislivello di 1300 m, questa valle raccoglie una buona parte delle componenti costitutive della regione: gli insediamenti urbani principali, i tracciati delle grandi reti di comunicazione internazionali, che si indirizzano verso i trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo e i passi del Piccolo e del Gran San Bernardo, le poche aree pianeggianti, i versanti adatti alle coltivazioni agricole e il corso della Dora Baltea, collettore di un reticolo idrografico minore estremamente diffuso. Su questa grande valle convergono altresì dieci valli laterali (cioè Valle di Ayas, di Cogne, di Gressoney, di La Thuile, di Rhêmes, del Ferret, del Tournanche, del Venis, della Valgrisenche, della Valsavarenche) in prevalenza di tipo pensile, ovvero costituite da un profilo che presenta grandi dislivelli altimetrici in prossimità del loro sbocco e tratti assai meno degradanti nelle estremità apicali, ossia sotto le cime dei rilievi più alti. Proprio questa caratteristica è stata, prima, la condizione per l'affermarsi di una diffusione della popolazione fino alle alte quote e, in seguito, del successo delle sue stazioni turistiche.
Da lungo tempo nel grande corridoio vallivo si concentrano i 2/3 della popolazione e delle attività economiche. Il terzo rimanente è invece rintracciabile nelle principali, e anche ben note, località turistiche (Gressoney, Champoluc, Breuil-Cervinia, Courmayeur, La Thuile, Pila, Cogne, Champorcher ecc.); a testimonianza dei più intensi rapporti delle popolazioni locali con la montagna, attorno a queste località si distribuisce una fitta maglia di vie pedonali nonché di piccoli centri ormai disabitati e che si prestano quasi esclusivamente all'apprezzamento paesistico-ambientale, al supporto della pratica escursionistica e a quel che resta dell'economia silvopastorale.
La rete urbana, in ragione della debole consistenza demografica, risulta priva di grandi concentrazioni; le uniche località in cui si sono registrati significativi processi di urbanizzazione sono i quattro centri della bassa e media valle centrale (Aosta e relativi comuni di cintura, Chatillon, Saint-Vincent e Verrès), in cui sono presenti le principali attività industriali (agroalimentari, idroelettriche, chimiche, estrattive e meccaniche) nonché quelle connesse con l'arterialità e la gestione del traffico da e verso l'estero.
La V. d'A. è caratterizzata per il più basso tasso di disoccupazione in Italia e per uno dei più alti livelli di vita e di benessere sociale. Questa seconda caratteristica è dovuta soprattutto allo statuto di regione automa attribuitole, a partire dal 1948, e ai connessi provvedimenti di riparto e di redistribuzione dei benefici fiscali che gli sono stati concessi.
Nello scenario regionale italiano la V. d'A. si connota infine per essere una delle principali mete del turismo nazionale e internazionale. Questa caratteristica è dovuta alla ragguardevole posizione maturata nell'offerta di impianti e di comprensori sciistici (questi ultimi tra i più estesi d'Europa) nonché di strutture ricettive, pararicettive e complementari capaci di assicurare una gamma estremamente diversificata di ospitalità. A questa dotazione va poi ancora aggiunta la presenza di un patrimonio storico-culturale di eguale spessore, che si è andato producendo sia in ragione dell'attraversamento alpino, sia sulla base della maturazione di generi di vita e di modelli culturali e di costume largamente autonomi e differenziati rispetto a quelli dominanti negli epicentri dello sviluppo economico e di quello sociale. Appartengono alla prima tipologia i resti romani, i sistemi di difesa e di controllo delle valli allestiti nell'Alto e Basso Medioevo, nonché gli esempi di integrazione territoriale praticati nell'epoca moderna, e di cui il Parco del Gran Paradiso costituisce l'esempio più eclatante. Quest'ultimo, condiviso con la regione Piemonte, resta ancora il più esteso d'Italia. Appartengono invece alla seconda tipologia le varietà linguistiche e le forme diffuse e diversificate di arte popolare che si manifestano nelle architetture, negli elementi decorativi, negli arredi, negli intagli degli oggetti in legno, nei simboli allegorici e religiosi.