valvassore Nel linguaggio giuridico feudale, in particolare nei milanesi Libri feudorum (12° sec.), era il vassallo del capitaneus, che era a sua volta il vassallo del vassallo del re, vassallo dominico o conte. Più tardi furono chiamati capitani, e poi conti (e allora il vassallo del re prese il titolo di duca o marchese). Entrarono in questa categoria anche coloro che, senza essere titolari di alcun ufficio, avevano ottenuto sulle proprie terre privilegi di immunità (esenzione dalla giurisdizione del conte): donde il titolo, che pure assunsero, di liberi. Ma nel più antico Edictum de beneficiis di Corrado II il Salico (1037), con la parola v. si indicavano sia coloro che furono poi detti capitanei (v. maggiori), sia quelli propriamente chiamati v., cioè i vassalli dei primi (v. minori). Entrambi, capitanei e v., videro i loro benefici diventare ereditari in conseguenza dell’editto del 1037.
I vassalli dei v. erano detti valvassini, e costituivano l’ultima classe di titolari di feudi. In origine il possesso feudale dei valvassini fu precario, poteva essere revocato dal signore, non si estendeva agli eredi, non conferiva alcun grado di nobiltà. Più tardi, riuscì a stabilizzarsi e a diventare in molti casi anche ereditario.