Varsavia
Città simbolo della lotta per la libertà
Poche città come Varsavia sono simbolo del desiderio di libertà di un popolo, e pochissime sono state altrettanto difese dai loro abitanti. Una serie di sventure, di sfortunati tentativi di ripresa, di sanguinosi interventi stranieri ha segnato per secoli la capitale polacca – come tutto il popolo polacco – fino alla riconquista della libertà e della pace
La capitale della Polonia, Varsavia, è una città di 1.600.000 abitanti. Sorge su entrambe le rive della Vistola, ma il suo nucleo storico si situa sulla sponda sinistra del fiume, che è stato, da sempre, un’importante via di comunicazione tra Europa settentrionale, Russia e Mar Nero.
Alla vocazione commerciale tipica della storia di Varsavia, nei secoli si è affiancato un ruolo politico, amministrativo, economico e culturale, anche grazie al fatto che la capitale si trovava in posizione quasi centrale rispetto al territorio polacco: oggi, invece, dopo gli spostamenti di confine successivi alla Seconda guerra mondiale, essa è piuttosto decentrata a oriente.
La città si formò nel 13° secolo, intorno a un castello dei duchi di Masovia – la regione di Varsavia – posto a protezione di un traghetto sulla Vistola, e della principale via di comunicazione con la Lituania. Nel secolo 14° era già un importante mercato, contava 10.000 abitanti e vi affluivano anche Tedeschi, Italiani, Romeni. Nel secolo successivo sorse la parte detta Nuova Città, più a ovest, abitata perlopiù da artigiani polacchi.
Quando la Masovia fu unita al Regno di Polonia, Varsavia ne divenne la nuova capitale (1596), mentre l’antica capitale Cracovia rimase luogo di incoronazione dei sovrani. La scelta di Varsavia era segno di un rapporto privilegiato con la Lituania e con il mondo baltico.
La città conobbe uno sviluppo crescente fino alla metà del secolo 17°, quando nel corso della guerra dei Trent’anni fu devastata; si riprese, ma fu colpita da epidemie agli inizi del 18° secolo. Ebbe poi una nuova ripresa: vennero aperte biblioteche, teatri, centri di studio. La città si estese alla sponda destra della Vistola, ma nel frattempo la Polonia veniva spartita fra i paesi – Russia, Prussia e Austria – confinanti.
Varsavia tentò di resistere combattendo anche con reparti volontari di borghesi e intellettuali, ma venne conquistata e inclusa nel territorio prussiano.
Durante la dominazione prussiana, la popolazione scese da 116.000 a 65.000 abitanti. Intanto, l’arcivescovato cattolico, istituito a Varsavia nel 1798, cominciò a svolgere un importante ruolo in difesa dell’identità nazionale dei Polacchi – cattolici – nei confronti dei Russi – ortodossi – e dei Tedeschi – protestanti.
Nel 1806 Varsavia tornò capitale di un piccolo Granducato indipendente, ma dopo poco passò alla Russia. Si era ormai formato, comunque, un sentimento nazionale e, per tutto l’Ottocento, Varsavia insorse più volte contro l’occupazione: inutilmente, però, e sempre con sanguinose repressioni.
Tornata capitale (1918) della nuova Repubblica di Polonia, nel corso dei due decenni successivi la città visse un periodo di forte crescita, arrivando a contare 1.300.000 abitanti.
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, bombardata e invasa dall’esercito tedesco, Varsavia si difese eroicamente per 33 giorni, con le truppe regolari e con migliaia di volontari civili. Durante l’occupazione nazista, nell’aprile del 1943 mezzo milione di Ebrei rinchiusi nel ghetto, più di un terzo della popolazione della città, tentò una disperata e tragica insurrezione. Un’altra sollevazione popolare, avvenuta nell’estate del 1944, cercò inutilmente di cacciare i Tedeschi che per rappresaglia demolirono l’80% delle case. Alla fine della guerra, restavano solamente 300.000 abitanti e un mucchio di rovine.
Nel dopoguerra Varsavia fu ricostruita il più possibile secondo le forme originarie: così il castello, di origine medievale, la cattedrale gotica di S. Giovanni, la chiesa della Vergine Maria, il nucleo del quartiere detto Vecchia Città, molti palazzi neoclassici e barocchi. La Vecchia Città fu liberata dalle funzioni direzionali, trasferite verso i quartieri periferici, e ampie strade e grandi spazi verdi resero più funzionale la struttura urbana.
Oggi Varsavia conta due università e un politecnico e molte industrie (metalmeccanica, elettrotecnica, tessile, chimica). Tra le istituzioni culturali spicca per importanza il Museum Narodowe.