VENEZUELA
(XXXV, p. 107; App. I, p. 1120; II, II, p. 1101; III, II, p. 1078; IV, III, p. 811)
Popolazione e condizioni economiche. -La popolazione (che al censimento del 1990 ammontava a 19.405.429 ab. e a 20.400.000 ab. secondo stime anagrafiche del 1993) cresce a un tasso annuo del 2,4% (media del periodo 1987-92) e presenta uno dei più elevati tassi di urbanizzazione del mondo (90,5%). Il tasso di natalità supera il 30ı, quello di mortalità è particolarmente contenuto essendo inferiore al 5ı. Al censimento del 1990 quasi il 70% della popolazione complessiva era costituito da meticci. La mobilità interna è vivace, i maggiori poli di attrazione delle correnti interne sono la capitale Caracas (1.290.000 ab. al censimento 1990, oltre 3 milioni di ab. nell'agglomerato urbano) e Maracaibo (1.179.000 ab.). Nel paese altre 4 città superano il mezzo milione di ab. e una quindicina hanno più di 100.000 abitanti.
Le condizioni economiche del V. sono precarie, il reddito pro capite non raggiunge i 3000 dollari l'anno e, a causa della forte inflazione, in termini reali tende a diminuire. Gli squilibri interni sono fortissimi, e nel paese, nelle zone interne o nei sobborghi delle grandi città, è diffusissima la povertà. L'economia del paese dipende essenzialmente dal settore petrolifero, che fornisce l'80% circa delle entrate valutarie, ed è quindi particolarmente vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi sui mercati mondiali. In particolare, la contrazione verificatasi in tale settore a partire dal 1986 ha avuto ripercussioni negative sul quadro economico generale, tanto da rendere necessarie severe misure di austerità, tagli alla spesa pubblica e inasprimenti fiscali. Nel 1993 sono state estratte 127.778.000 t di petrolio. Tra le altre risorse minerarie si segnalano quella dei minerali di ferro, che danno vita a un consistente flusso di esportazione; importanza minore hanno l'oro (8033 kg nel 1993), i diamanti (410.000 carati nel 1993) e i fosfati.
Le attività agricolo-zootecniche rivestono un ruolo secondario tra i settori produttivi, come dimostrano anche la loro bassa capacità occupazionale (10% della popolazione attiva) e l'inadeguatezza a soddisfare il fabbisogno alimentare del paese (che dev'essere coperto per il 30% circa con importazioni). Principali raccolti (1993): canna da zucchero (69 milioni di q), banane (12,1), riso (6,4), manioca (3,8) e agrumi. Rilevante è il patrimonio forestale, che occupa circa un terzo della superficie territoriale.
L'industria manifatturiera (20% del PIL, 15% della popolazione attiva) ha registrato nell'ultimo decennio una leggera crescita produttiva (+1,6% annuo), ma è penalizzata dagli alti costi delle importazioni, dalla bassa domanda interna e dalle restrizioni valutarie. Essa conta impianti nei settori della raffinazione del petrolio, metallurgico, meccanico, chimico, tessile e alimentare.
Le vie di comunicazione sono rappresentate quasi unicamente da strade (oltre 100.000 km), ma conservano la loro passata importanza anche le vie navigabili interne. La bilancia commerciale è in netto attivo; gli scambi più intensi si svolgono con gli Stati Uniti, sia in entrata (47%) che in uscita (27%)
Storia. - La politica estera dell'amministrazione social-cristiana di L. Herrera Campins (in carica dal 1979) fu dapprima improntata a un riavvicinamento agli USA, cui seguirono la rottura delle relazioni diplomatiche con Cuba e l'aperto sostegno accordato alla giunta civico-militare di N. Duarte nel Salvador. Tale processo s'interruppe bruscamente nel 1982: l'appoggio statunitense offerto alla Gran Bretagna contro le rivendicazioni argentine nella crisi delle isole Falkland/Malvine indusse il governo del V. a prendere le distanze da Washington e a intensificare i rapporti con il Nicaragua, già avviati dalla precedente amministrazione. Il nuovo corso culminò nella costituzione (gennaio 1983) del gruppo di Contadora (V., Messico, Panama e Colombia) per la ricerca di una soluzione negoziale della crisi centroamericana.
Con la Colombia rimaneva irrisolta la controversia relativa al confine marittimo e al possesso di alcune isolette nel Golfo del Venezuela: l'accordo di massima raggiunto fra Bogotá e Caracas nel 1980 non fu mai trasformato in un trattato a causa delle resistenze incontrate in V., dove fu avversato da esponenti dello stesso partito di governo, oltre che da Acción Democrática (AD), dalle sinistre e dalle forze armate contrarie al riconoscimento di qualsiasi diritto colombiano nell'area contesa. Ancora sul tappeto rimaneva inoltre l'annosa disputa territoriale con la Guyana concernente il possesso di un'ampia area a ovest del fiume Essequibo, disputa che nel corso del 1982 provocò ripetuti incidenti di frontiera.
Il peggioramento della situazione economica, iniziato nel 1980 in seguito alla recessione internazionale e alla diminuzione dei prezzi internazionali del petrolio, costrinse Herrera Campins a ridimensionare i programmi di sviluppo industriale e a rivedere la promessa elettorale di estendere la riforma agraria. Per far fronte al debito estero (oltre 23 miliardi di dollari nel febbraio 1983), il governo del Partido Social-Cristiano (o Comité de Organización Política Electoral Independiente, COPEI), dopo aver adottato impopolari misure di austerità, il 1° aprile 1983 avviò una moratoria di 90 giorni sul pagamento dei debiti internazionali del settore pubblico. Fallita ogni trattativa col FMI, che suggeriva al governo una svalutazione del bolívar e l'abbandono del sistema di controllo governativo dei prezzi, la moratoria fu da luglio regolarmente rinnovata per altri tre mesi al suo scadere. Mentre nel paese montava la protesta sociale e riprendeva vigore la minaccia terroristica, le elezioni del dicembre 1983 portarono alla presidenza J. Lusinchi di AD, partito che ottenne la maggioranza assoluta dei seggi al Congresso nazionale. In carica dal febbraio 1984, Lusinchi dichiarò che il V. avrebbe pagato interamente il suo debito estero, ma dopo averlo rinegoziato direttamente con le banche creditrici, senza chiedere prestiti al FMI e mantenendo fermo il controllo dei prezzi per contenere l'inflazione.
Nel marzo 1984 l'esecutivo varò un piano economico che prevedeva di fatto una svalutazione del bolívar, l'aumento all'interno dei prezzi dei prodotti petroliferi, maggiori imposte indirette e l'avvio di un programma di privatizzazioni. A giugno, ottenuti dal Congresso poteri speciali in materia economica per un anno, Lusinchi diede vita a una commissione mista (tre ministri, un rappresentante degli imprenditori e un esponente sindacale), incaricata di esaminare le principali questioni in materia di spese pubbliche, salari e prezzi dei generi alimentari di base. La situazione economica rimase tuttavia difficile, dato il continuo calo del prodotto interno lordo e gli alti livelli raggiunti dalla disoccupazione (13,4%) e dall'inflazione (11,4%); in mancanza di un accordo con le banche creditrici, in maggior parte statunitensi, la moratoria sul debito estero continuò a essere regolarmente rinnovata ogni 90 giorni.
Sul piano degli affari internazionali, l'amministrazione Lusinchi assunse un atteggiamento più conciliante nei confronti di Colombia e Guyana. Nel 1985 fu rinnovato l'accordo raggiunto col Messico nel 1980 per rifornire di petrolio a prezzi particolarmente favorevoli nove paesi dell'area caribica e centroamericana; una nuova clausola, inserita a sostegno della strategia del gruppo di Contadora, minacciava l'interruzione della fornitura se il paese beneficiario avesse intrapreso un'azione militare nella regione interessata.
Nel febbraio 1986 il governo raggiunse un accordo con le banche creditrici per ripagare il debito estero entro 12 anni; l'accordo, il primo in America latina stretto senza dover accogliere un programma di stabilizzazione indicato dal FMI, prevedeva la possibilità di modificare i tempi dei pagamenti nel caso di improvvisi mutamenti della situazione economica interna. Tale opportunità venne invocata da Lusinchi già in aprile, dopo l'ennesima caduta dei prezzi petroliferi internazionali. Nel settembre 1987 fu raggiunta una nuova intesa per rimborsare il debito venezuelano in 14 anni; aspramente criticato dalle opposizioni, l'accordo fu però fortemente voluto dall'esecutivo, che sperava così di poter avere accesso, a condizioni favorevoli, a nuovi crediti internazionali per finanziare alcuni progetti nei settori dell'acciaio e dell'alluminio. Nuove misure di austerità, adottate dal governo in autunno e solo in parte bilanciate da un congelamento dei prezzi per i prodotti di prima necessità, ridiedero vigore alla protesta sociale, alimentata anche dai frequenti casi di corruzione, connessi col traffico di stupefacenti da e per la confinante Colombia, in cui rimasero implicati personalità pubbliche, esponenti delle forze armate e magistrati. Ad accentuare il clima d'instabilità contribuivano le voci di un possibile colpo di stato militare, che parve sul punto di essere realizzato il 26 ottobre 1988, quando alcuni carri armati circondarono per alcune ore la sede del Congresso, del governo e della presidenza, per poi rientrare nelle caserme.
La cosiddetta legge del pendolo, regola non scritta che aveva garantito l'alternanza al potere tra AD e COPEI, fu infranta per la prima volta nelle elezioni del dicembre 1988, quando s'impose nuovamente un candidato di AD, C.A. Pérez. Già presidente in un periodo di congiuntura economica favorevole (1974-78), Pérez deluse quanti speravano in una riedizione della sua politica di riforme sociali, avviando nel febbraio 1989 un programma economico ispirato al più intransigente liberalismo; in cambio il presidente ottenne dal FMI, al quale per la prima volta un governo venezuelano faceva ricorso, un ingente prestito triennale.
L'abbandono del controllo governativo sui prezzi e gli immediati rincari che ne conseguirono causarono lo scoppio di violente proteste in tutto il paese; l'esecutivo fece schierare l'esercito accanto alla polizia, quindi proclamò lo stato d'emergenza (marzo 1989); nonostante la violenta repressione (oltre 300 vittime tra i civili nella sola Caracas), il movimento di protesta proseguì, culminando il 18 maggio 1989 nello sciopero generale, il primo da oltre trent'anni, indetto dalla Confederación de Trabajadores de Venezuela (CTV). Duramente penalizzato nelle elezioni municipali del dicembre 1989, il partito di governo vide scendere ulteriormente la propria popolarità nei mesi seguenti, in seguito al coinvolgimento di alcuni suoi esponenti in episodi di corruzione, mentre l'inasprimento delle linee di politica economica da parte dell'amministrazione Pérez manteneva viva nel paese la protesta sociale.
In questo clima, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 1992 una fazione dell'esercito, il Movimiento Revolucionario Bolivariano 200 (MRB-200), tentò di deporre il presidente e d'impadronirsi del potere con la forza. Salvato dal pronto intervento delle truppe rimastegli fedeli, Pérez provò a recuperare il consenso perduto annunciando aumenti salariali per i dipendenti pubblici e la reintroduzione temporanea del controllo dei prezzi per alcuni generi alimentari e i medicinali. Fallito il tentativo di allargare la base politica del suo governo con l'inserimento di due esponenti del COPEI (marzo-giugno 1992) e varate in agosto nuove misure di austerità, Pérez riuscì a superare anche un secondo tentativo di golpe, opera di alcuni ufficiali superiori dell'aeronautica e della marina, collegati con il MRB-200 (27-29 novembre 1992). La sfiducia nei partiti tradizionali fu confermata dalle elezioni amministrative del dicembre 1992, che fecero registrare, oltre alla sonora sconfitta di AD e COPEI, una netta crescita di consensi per le formazioni di sinistra: Movimiento Al Socialismo (MAS), Movimiento de la Izquierda Revolucionaria (MIR), e Causa Radical (CR), il cui leader, A. Istúriz, fu eletto sindaco di Caracas.
Nel marzo 1993 il presidente fu accusato di appropriazione indebita di fondi pubblici; due mesi dopo il Senato, col parere favorevole della stessa AD, decisa a prendere le distanze da un personaggio ormai screditato, votò per l'autorizzazione a procedere e la sospensione dall'incarico di Pérez. Questi fu sostituito dal senatore indipendente R.J. Velásquez, eletto presidente a interim dalle due camere riunite (giugno 1993). Nominato un gabinetto di tecnici e ottenuti dal Parlamento poteri speciali in materia economica, Velásquez propose nuovi tagli al bilancio e introdusse a metà settembre una contestata imposta sul valore aggiunto, dalla quale rimanevano esclusi solo pochi generi alimentari di base e alcune medicine. In un clima di rinnovate proteste sociali, le elezioni del 5 dicembre 1993 videro l'affermazione di R. Caldera Rodríguez (già presidente dal 1969 al 1974 e da poco espulso dal COPEI), candidato di Convergencia Nacional (CN), eterogenea coalizione comprendente partiti populisti, di destra e MAS. Il nuovo Congresso risultò diviso in tre grossi schieramenti, uno legato a CN, uno a CR, gratificata da un eccellente risultato elettorale, e un terzo blocco in cui si riunirono i parlamentari di AD e COPEI. Sospesa l'applicazione della discussa tassa sul valore aggiunto e concesso il perdono ad alcuni ufficiali coinvolti nei falliti colpi di stato del 1992, nel marzo 1994 Caldera Rodríguez ha promulgato una legge finanziaria d'emergenza, che accresce i poteri statali di controllo sulle banche per affrontare la crisi valutaria scoppiata in seguito al fallimento del Banco Latino, la seconda banca commerciale del paese.
Nuovi scioperi, provocati dal drastico programma di stabilizzazione economica varato in aprile, degenerarono in scontri tra dimostranti e forze di polizia. Il 27 giugno, agitando lo spettro di un nuovo golpe militare e invocando la necessità di stroncare la speculazione finanziaria (a fine mese occorrevano 200 bolívares per un dollaro USA, contro i 100 d'inizio 1994), il presidente assunse poteri straordinari e sospese alcune garanzie costituzionali, ottenendo solo dopo un duro confronto il sostegno del Congresso nazionale (ma non di CR, che abbandonò i lavori parlamentari). In seguito la situazione finanziaria peggiorò ulteriormente: ciò costrinse il governo ad assumere il controllo di un numero sempre maggiore di istituti di credito e a procedere, tra febbraio e marzo 1995, al secondo rimpasto in appena dodici mesi di attività.
Bibl.: J.L. Salcedo Bastardo, Historia fundamental de Venezuela, Caracas 1982; D.E. Blank, Venezuela: politics in a petroleum republic, New York 1984; J. Lombardi, Venezuela: la busqueda del orden. El sueño del progreso, Barcellona 1985; J. Humbert, Historia de Colombia y de Venezuela. Desde sus orígenes hasta nuestros días, Caracas 1985; M. Caballero, Las Venezuelas del siglo veinte, ivi 1988; M. Lemoine, Les 100 portes de l'Amérique Latine, Parigi 1989; G. Casetta, Colombia e Venezuela. Il progresso negato (1870-1990), Firenze 1991.
Letteratura. - Fino agli anni Cinquanta aveva dominato una tradizione narrativa su temi sociali. G. Meneses (1911-1979), con i suoi racconti ma soprattutto con il romanzo El falso cuaderno de Narciso Espejo (1953), inaugura una scrittura che si apre ai problemi esistenziali e ruota intorno all'individuo visto come essere isolato e vulnerabile. Tra gli scrittori posteriori soltanto pochi seguono le linee tracciate da Meneses, e tra quelli di maggiore spicco la critica ha individuato diverse tendenze. La prima è rappresentata dalle opere di S. Garmendia (n. 1928) che, con linguaggio assai crudo, affronta i temi dell'alienazione, dell'emarginazione e dell'uomo della strada. La sua produzione narrativa, iniziata nel 1959 col romanzo Los pequeños seres, rivela l'influenza della lettura di Balzac. Negli ultimi racconti, genere privilegiato da Garmendia, in cui l'ambiente urbano è sostituito da quello rurale, il realismo presente nelle prime opere si attenua, mentre il linguaggio si arricchisce di toni lirici. Nei racconti Escuchando al idiota, di O. Trejo (n. 1928), è evidente un'innovativa vena d'intimismo, presente anche nel suo romanzo autobiografico También los hombres son ciudades (1962), pervaso da una nostalgica forma di utopia. La dimensione del sociale ritorna in País portatil (1969) di A. González León (n. 1931), una delle migliori rappresentazioni delle convulse vicende politiche che scuotono il V. degli anni Sessanta. Un caso a parte è costituito dalla produzione di A. Rossi, la cui opera comincia a essere conosciuta in V. soltanto oggi.
L'autore ha infatti trascorso la maggior parte della vita all'estero e all'estero ha pubblicato quasi tutte le opere. Nel suo Manual del distraido (1978) convivono riflessione filosofica e invenzione, in una critica spietata del mondo circostante. Ironia, eleganza e precisione caratterizzano la prosa dei racconti di El cielo de Sotero (1987) e di Fábula de las regiones (1988).
La sperimentazione di nuove tecniche narrative è individuabile nelle raccolte Rajatabla (1970) e Abrapalabra (1980), di L. Britto García (n. 1940), in cui si passa dal mondo della fantascienza alle tragedie domestiche, dalla parodia all'utopia e alla denuncia della cultura contemporanea. In questo processo d'innovazione soltanto J. Balza (n. 1939) adotta la linea inaugurata da Meneses. I suoi ''esercizi narrativi'', come lo stesso autore ama definire i propri romanzi e racconti, rivelano la ricerca costante di un linguaggio elegante e di un ritmo perfetto. Dei suoi sei romanzi, Percusión (1982) riprende le tematiche esistenziali derivate, appunto, da Meneses.
Tra gli autori più giovani, in un panorama letterario in cui il racconto prevale, per quantità e qualità, sul romanzo, si possono annoverare S. Ibáñez (n. 1948), autore di tre libri di racconti: Descripción de un lugar (1973), A través de una mirada (1978) e La noche es una estación (1990). La brevità e la varietà dei testi caratterizzano la prima raccolta; lo scrivere è la tematica dominante della seconda; sensualità e tradizione letteraria permeano la terza, prevalentemente incentrata sul mondo universitario. Il racconto breve è genere frequentato anche da U. Mata, autore di quattro libri di racconti, Imágenes y conductos (1970), Pieles de leopardo (1978), Luces (1983) e Toro-toro (1991). In tutti è più che evidente una non ben controllata dipendenza dalla letteratura venezuelana anteriore (Britto García, Balza) e latinoamericana in genere. Dal racconto al romanzo passa E. Quintero, attraverso una rielaborazione della prima raccolta, La muerte viaja a caballo (1974), di cui, in una prosa lirica e densa, amplia dodici testi minimi in La linea de la vida (1988), per arrivare infine al romanzo La danza del jaguar e al romanzo breve La bailarina de Kachgar (1991). Nei due romanzi sono presenti parole chiave, metafore nonché scenari e personaggi ricorrenti in tutta la sua produzione. In una linea di letteratura sperimentale si colloca J. Calzadilla Arreaza (n. 1959), autore di Parálisis andante (1988) e di Album del insomnio, testi di difficile collocazione, a metà strada tra il frammento e la narrazione articolata, attraversati da un solo personaggio che, di volta in volta, assume un nome diverso in cui si concretizza un senso d'inquietudine perenne. Per il romanzo storico, genere di consolidata tradizione in V., sono significativi En la casa del pez que escupe el agua (1975) e Los amos del Valle (1979), di F. Herrera Luque (1927-1991).
Nel complesso la narrativa attraversa una fase critica che coinvolge in parte anche la produzione lirica e quella saggistica. In quest'ultimo campo l'opera di maggior successo, Entorno al lenguaje (1985), è del poeta e saggista R. Cadenas (n. 1930). Tra gli altri saggisti ricordiamo M.I. Barrios, A. Rojas Guardia, D. Miliani (autore fra l'altro di Tríptico venezolano, 1985), R. di Prisco, direttore insieme ad altri della rivista di critica letteraria Escritura.
L'esperienza poetica di R. Cadenas, di G. Sucre e di J. Calzadilla aveva già anticipato le forme di una lirica incentrata sulla brevità. Il consolidamento di questa poetica − emblematica la raccolta di R. Pérez So Para morirnos de otro sueño (1970), che intende la lirica come espressione, spogliata di ogni retorica e ridotta all'essenziale, dell'universo più profondamente intimo dell'uomo − può essere fatto risalire, oltre che al fallimento di auspicati cambiamenti politici, alla diffusione di mode e culture orientali e della lirica di G. Ungaretti. Bisogna arrivare agli anni Ottanta perché questa corrente venga in parte messa in discussione. Se il ricorso all'essenzialità viene considerato un elemento positivo dai nuovi poeti, essi però ne sottolineano i limiti in termini di comunicabilità.
Sarà la rivista Zona Franca a farsi portavoce delle nuove proposte formulate dai gruppi Trópico e Guaire, cui appartengono scrittori quali I. Barretto, A. Márquez, J. Lasarte, L. Padrón, e A. Barrera. La nuova poetica, espressa in manifesto, oppone la solarità alle tenebre e aspira a una lirica che ritorni al mondo della storia e alla quotidianità della vita. A. Rojas Guardia è il principale esponente di questa generazione; la sua raccolta Yo que supe de la vieja herida (1985), insieme a Cuerpo (1985) di M.A. Alvarez, guarda alla realtà attraverso il filtro del dolore.
Superata la fase polemica, gli anni tra il 1985 e il 1990 vedono una ricca produzione di poesia femminile che, pur non realizzando significative innovazioni, si esprime in un linguaggio fresco e spontaneo, nonostante le tematiche spesso violente e amare. Ne sono esempio Viola d'amore (1986) di M. Russotto e La canción fria (1991) di Y. Pantin. La compattezza dei gruppi Trópico e Guaire è destinata a sgretolarsi e lascia spazio alla sperimentazione personale dei singoli autori. In particolare, A. Barrera realizza una lirica quasi in prosa, di notevole intertestualità, in Edición de lujo (1990), che, per la forte carica ironica e i materiali utilizzati, rinvia alla produzione dello scrittore guatemalteco A. Monterroso.
Il teatro esce dall'isolamento e si libera delle forme invecchiate e provinciali soltanto agli inizi degli anni Sessanta. È soprattutto a tre drammaturghi che si deve tale cambiamento. R. Chalbaud (n. 1931) rivela fin dalle prime prove, Muros horizontales (1953) e Caín adolescente (1955), una particolare attenzione per il mondo degli emarginati, accompagnata da una forte volontà di demistificare una società solo apparentemente prospera, democratica e morale. Il tema dell'emarginazione è al centro anche di La quema de Judas (1964), Los ángeles terribles (1967) e El pez que fuma. In queste pièces Chalbaud analizza la realtà con un linguaggio poetico dai toni violenti. In non poche occasioni le sue opere hanno suscitato scandalo e sono state censurate perché considerate lesive per la morale corrente. Ratón de ferretería (1978), El viejo grupo (1980) e Todo bicho de uña (1981) sono opere che lo consacrano come uno dei drammaturghi venezuelani più autorevoli. Legato da profonda amicizia e affinità culturale con Chalbaud, col quale costituisce insieme ad altri scrittori il Nuevo Grupo, I. Chocrón si fa conoscere con una commedia, Mónica y el florentino (1959), di taglio tradizionale, che affronta il tema della solitudine. Le opere successive, da El quinto infierno (1961) a Asia y el lejano oriente (1966), da O.K. (1969) a Cliper (1987), ripropongono tutte in sostanza il tema dell'isolamento; le caratterizza una frenetica ricerca formale che va dal modello realista a quello brechtiano, passando attraverso il teatro dell'assurdo, per sboccare in una personale sintesi espressiva di denuncia. All'ambiguità e alla conflittualità dei personaggi, all'indefinitezza di luoghi e tempi fanno da contrappunto un linguaggio tagliente e rapido e un'azione intensa e dinamica. Il terzo dei maggiori drammaturghi venezuelani, J.I. Cabrujas (n. 1937), come del resto Chalbaud e Chocrón, è considerato dalla critica un artista teatrale completo, in quanto autore, attore e regista. La sua produzione, che ha inizio con Los insurgentes (1956), in cui il dramma storico s'intreccia con una modesta storia d'amore, si arricchisce con En nombre del rey (1963), sempre d'ispirazione storica. El dia que me quieras (1979) viene considerato una delle più significative opere del teatro venezuelano.
Ancora sul tema dell'emarginazione è incentrata Intervalo (1957), farsa in tre atti di E. Schon, mentre qualunque riferimento alla dimensione sociale scompare in La aldea, della stessa autrice, in cui spazi e tempi sono annullati in una dimensione metafisica. R. Santana, autore di numerosissime pièces, in buona parte pubblicate e spesso arbitrariamente suddivise in opere metafisiche o di fantascienza, storiche, realistico-sociali, produce una drammaturgia il cui Leit-motiv è la contraddittorietà dell'uomo moderno, analizzata da diverse angolazioni e con filtri diversi, ed espressa con un linguaggio che ad essi, di volta in volta, si adegua. Tra le sue opere più significative si ricordano Donde está X L-24890? (1963), Babel (1971) e Piezas perversas (1977). Di un certo rilievo è anche la produzione di E. Lerner (n. 1932) e di J.G. Núñez (n. 1937), rispettivamente autori, fra l'altro, di Crónicas ginecológicas (1984) e La visita del extraño señor (1977).
Bibl.: J. Liscano, Panorama de la literatura venezolana actual, Caracas 1984; E. Vera, Flor y canto: 25 años de poesía venezolana, ivi 1985; Revista Iberoamericana, 60, 166-67 (gennaio-giugno 1994).
Arte. - L'entusiasmo per l'arte cinetica negli anni Sessanta e Settanta confermava l'aspirazione degli artisti venezuelani a integrarsi con i movimenti più avanzati. In un periodo di benessere economico dovuto agli ingenti introiti petroliferi, tale orientamento trovava il sostegno della classe politica, desiderosa di dare del V. un'immagine di paese moderno e, allo stesso tempo, di accaparrarsi la simpatia dei giovani che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione. La consapevolezza di una così determinante massa votante trovava anche un riscontro nella creazione di un ministero per la Gioventù e di un altro per lo Sviluppo dell'intelligenza, in seguito aboliti. In questa ottica la Fundación Gran Mariscal de Ayacucho ha concesso migliaia di borse di studio per l'estero; dopo il collasso economico del 1983, tuttavia, il fenomeno si è ridimensionato.
Gli artisti giovani, quindi, hanno goduto di molta protezione da parte di organi ufficiali: borse di studio, mostre e riconoscimenti, anche in rassegne prestigiose come il Salón nacional di Caracas e il Salón Michelena di Valencia, il più antico del V., fondato nel 1943. Molte sono le mostre dedicate espressamente ad artisti esordienti: il Salón Anual de Jóvenes, che si svolge a Maracay dal 1971; il Premio Avellán, che si tenne dal 1973 al 1975; Once Tipos, esposizione annuale istituita nel 1973, presso la Fundación Eugenio Mendoza (l'edizione del 1974, intitolata Once Artistas, fu realizzata nella galleria BANAP, Banco Nacional de Ahorro y Préstamo). Non solo i giornali più importanti, El Nacional e El Universal di Caracas, ma anche quelli di provincia dedicano ampio spazio all'arte, con una forte apertura per i giovani. Tanto appoggio ha potenziato il ''far arte'' ma anche il disimpegno, sicché arte concettuale e performances sono state terreni idonei all'improvvisazione. A controbilanciare questa situazione hanno contribuito, già da tempo, grandi magnati come H. Neumann, I. Palacios, A. Boulton, E. Mendoza, e l'architetto C.R. Villanueva, collezionando opere di artisti venezuelani già consolidati e importando quelle di maestri internazionali, le quali hanno arricchito anche i musei: P. Vallenilla Echeverría ha donato al Museo de bellas artes di Caracas trenta opere dei maggiori maestri del cubismo; lo stesso museo ha goduto (1991) di un'altra importante donazione da parte di H. Neumann. L'inversione di tendenza in campo economico, a partire dal 1983, ha avuto riflessi anche nel mondo artistico; Caracas, per decenni ambito mercato in America latina, è stata sostituita dalla capitale della Colombia, Bogotá. Anche le variazioni nella bilancia delle egemonie internazionali hanno provocato dei cambiamenti: Parigi, a lungo punto di attrazione per i collezionisti venezuelani e perciò luogo preferito di studio e di soggiorno all'estero degli artisti, è stata sostituita da New York, e le mostre personali tenute in questa città, come le aste di arte latino-americana ivi bandite da prestigiose case, sono elementi che hanno contribuito a far lievitare l'importanza degli artisti in patria.
Affievolito l'entusiasmo per i materiali industriali e per le installazioni, che avevano rivestito il ruolo di modernità, così come per l'arte concettuale e la performance, ha preso sempre più campo la pittura figurativa. Rappresentanti significativi ne sono M. Römer (n. 1938), per la sua analisi del mondo visibile attraverso ingrandimenti dotati di senso organico, e J. Campos Biscardi (n. 1944), per le sue figure a campiture uniformi quali sagome ritagliate, d'impianto surrealista e a forte carica erotica. Nel revival figurativo è da segnalare la riscoperta di un genere amato, a partire dal secondo decennio del secolo, dai pittori del Círculo de bellas artes e dagli esponenti della cosiddetta Escuela de Caracas (v. App. IV, iii, p. 814), vale a dire il paesaggio con il ricorrente motivo dell'Avila, il monte che domina Caracas. Alcuni artisti hanno ripreso la pittura di paesaggio reinterpretandola in impaginazioni curiose che svelano i loro trascorsi sperimentali, mentre J.A. Quintero (n. 1942) è rimasto fedele alle inquadrature e al modo di dipingere tradizionali.
Questo ritorno al figurativo in massima parte non ha toccato la scultura, legata agli immediati antecedenti del linguaggio geometrico funzionale alle richieste di applicazione all'architettura che ne ha permesso un insolito sviluppo. Nella linea astratto-geometrica s'inseriscono i legni di P. Barreto (n. 1935), caratterizzati da essenzialità minimalista e da intenti didascalici sulle modalità e sulle qualità del materiale, e i Satélites di L. Chacón (n. 1927), aste metalliche che a partire da un centro si diramano quali vettori direzionali con forza centrifuga. M. Berman (n. 1917) articola il suo discorso non figurativo sul rapporto equilibrio/tensione; C. Delozanne (n. 1934), dopo essersi dedicata alla ceramica, è passata alla fusione; M. Pedemonte (n. 1936) è anche architetto; L. Bermúdez (n. 1930) mantiene vivo l'interesse per il ferro. L'opera di V. Lucena (n. 1948) si basa su una revisione d'impronta positivista della codificazione percettiva, con oggetti in cui qualità fisiche come peso e calore contrastano gli apprezzamenti visivi. L'incisione ha una degna rappresentante in G. Meneses (n. 1938).
Si deve ancora ricordare l'iniziativa di qualificare esteticamente le stazioni della metropolitana di Caracas con l'opera di importanti artisti venezuelani, come A. Otero, J. Soto, F. Narváez, Gego (G. Goldschmidt), C. Cruz Díez, T. Casanova, N. Debourg, Marisol (M. Escobar). Vedi tav. f.t.
Bibl.: M. Traba, Venezuela: la plástica emergente, in Arte en Colombia, 8 (luglio-settembre 1978), pp. 30-33; J. Calzadilla, Obras singulares del arte en Venezuela, Caracas 1979; B. Rodríguez, Breve historia de la escultura contemporánea en Venezuela, ivi 1979; Gradaciones del agua. Gladys Meneses, catalogo della mostra alla Galería de Arte Nacional, con testi di M. Espinoza, M.E. Ramos, H. Mata, ivi 1979; J. Calzadilla, Compendio visual de las artes plásticas en Venezuela, ivi 1982; Aproximación al delta. Gladys Meneses, catalogo della mostra alla Galería de Arte Nacional, con testi di C. Alvarez e H. Mata, ivi 1989; J. Calzadilla, M.E. Ramos, Marietta Berman. Cosmovisión, ivi 1990; 1. Museo de Bellas Artes: El espacio, escenario de un museo; 2. Domingo Alvarez: La gramática del espacio; 3. Víctor Lucena: La otra imagen, catalogo della mostra curata da M.E. Ramos al Museo de Bellas Artes, con testi di M.E. Ramos, O. Römer, E. Nitsche, I. Peruga, L. Castro Leiva, G. Alviani, ivi 1991.
Architettura. - Nell'architettura e nell'urbanistica venezuelane degli anni Ottanta si afferma la tendenza a elaborare tipologie e particolari nel pieno rispetto delle condizioni ambientali e delle preesistenze. Lo sviluppo di questo nuovo orientamento contrasta l'importazione di modelli, che in V. sono stati spesso adoperati senza cura del contesto e, conseguenza della ricchezza generata dal petrolio, con sfarzo. Caracas e Maracaibo, dove le suggestioni estere sono state più palesi, hanno avuto durante il boom economico una crescita convulsa, che ha ignorato l'ordine urbanistico e le testimonianze architettoniche: ora in queste due città rimangono poche tracce del passato, circondate dall'espansione edilizia.
A Caracas sono sorti, anche con interventi privati, complessi residenziali per classi agiate e medie, cui fanno da contrappunto le architetture spontanee dei quartieri poveri. Nonostante il perenne clima primaverile, i luoghi di ritrovo all'aperto hanno avuto scarso potenziamento. Come aree per passeggiare e incontrarsi sono serviti i Centros Comerciales, d'influsso statunitense, specie di cittadelle, che inglobano in spazi coperti luoghi abitativi e di lavoro, nonché i più svariati servizi. Negli edifici costruiti a Caracas fino agli anni Settanta si scorge un forte legame con i presupposti progettuali e i risultati formali del Modernismo, da quello funzionalista all'organicista; si nota qualche adozione di sistemi tecnologici alla Buckmister Fuller, impronte brasiliane, e austerità che ricordano il primo Ph. Johnson. Tra gli interventi di questo periodo, si segnalano il Centro Simón Bolívar, di C. Domínguez (progetto, 1946-48; realizzazione, 1949-54); il Banco Central de Venezuela, di T. ed E. Sanabria (1967); La Previsora, di P. Lasala, J. Koifman, B. Borges, F. Pimentel (progetto 1969; realizzazione 1972); il Poliedro, di J. Alcock, struttura di Synergetic Inc. (progetto 1972; realizzazione 1974); il Banco Metropolitano (progetto 1972-74) e l'Organización Orinoco, di J.M. Galia; il Colegio de Médicos, di G. Guazzo (progetto 1972; realizzazione 1974). Debbono essere ancora ricordati: il Centro Banaven, di E. Gómez; la Torre Europa, di C. Gómez de Llarena e M. Fuentes; la Torre David, di M. Fuentes; El Universal, di B. Borges e F. Pimentel; El Helicoide, di J. Romero G. e D. Bornhost. Molto attivo in questo momento è F.G. Beckhoff, che si dedica essenzialmente alla costruzione di complessi residenziali per classi abbienti. Contemporaneamente ci sono state significative posizioni sul rapporto dialettico fra progettazione e territorio. Ne deriva, nel caso dell'architetto F. Vivas, una spazialità con rimembranze popolari, sia nelle costruzioni in materiali umili, che in quelle a strutture metalliche (árboles para vivir).
Al linguaggio basato su modelli importati, subentrano già negli anni Settanta, e si andranno affermando nel decennio successivo, riflessioni atte a definire l'oggetto attraverso soluzioni consone al luogo e collaudate nel tempo: in architettura filtri di luce, zone di penombra, ventilazione naturale, recupero del patio interno, mattoni a vista, rivestimenti di argilla, ecc.; in urbanistica, ortogonalità ed enfasi per gli spazi pedonali; in paesaggistica, valorizzazione della morfologia del territorio e della flora tropicale.
Tra le architetture da segnalare a Caracas vi sono l'Aeroporto Simón Bolívar, di L. Sully e F. Montemayor (progetto 1970-73; realizzazione 1970-75); i complessi residenziali Doral Castellana (progetto 1986; realizzazione 1988) e Los Chorros, di C. Bentata; la Casa Bottome, di J. Alcock (progetto 1987; realizzazione 1990); il palazzo Atrium, di E. Diquez, O. González, J.A. Rivas (progetto 1987; realizzazione 1988); il palazzo Fosforera Venezolana, di H. de Garay (progetto 1988; realizzazione 1990). Nella provincia, l'Abazia Benedictina, a Güigüe (Carabobo), di J. Tenreiro-Degwitz (progetto 1984-85; realizzazione 1986-89) e l'edificio industriale Carbones del Orinoco, a Ciudad Bolívar (Carabobo), di J. Rigamonti (progetto 1988; realizzazione 1990). Per il palazzo El Parque de Cristal, a Caracas, J. Alcock e R. Collevecchio, con la consulenza di R. Giurgola (progetto 1980-81; realizzazione 1983-85), adottano tecnologie avanzate per ricreare condizioni climatiche interne favorevoli. In conseguenza della presa di coscienza del luogo e della sua storia nasce la preoccupazione di proteggere e valorizzare opere come quelle di M. Mujica Millán (1897-1963), razionalista vicino al Neoplasticismo negli anni Trenta e successivamente ispirato a E. Mendelsohn. Rientrano nell'ottica di storicizzare, conservare e diffondere anche la produzione recente, il costituirsi a Caracas, nel 1988, della Fundación Museo de Arquitectura e la nuova politica dell'INAVI (Instituto Nacional de la Vivienda).
Per porre rimedio allo sviluppo sconnesso avuto da Caracas, a partire dagli anni Ottanta sono stati varati diversi progetti urbanistici con l'obiettivo di ricucire le parti della città servendosi del tradizionale tracciato a maglie ortogonali sancito, durante il regime coloniale spagnolo, dalle Leyes de Indias. Il Parque Paseo Vargas, di C. Gómez de Llarena e M. Benacerraf (progetto 1985), colloca nel centro della città un asse di collegamento lungo il quale trovano sistemazione la nuova sede della Galería de arte nacional, il giardino di sculture del Museo de arte contemporáneo Sofía Imber (di N. Sidorkovs e N. Quintero), il Museo Precolombiano, l'Academia de Bellas Artes Cristóbal Rojas. Garantito lo scorrimento automobilistico, con uguale impegno viene recuperato lo spazio pedonale, restituendo così la città alla sua primaria connotazione di luogo sociale, in opposizione al criterio precedente che la considerava in funzione dei veicoli. Analogamente va segnalato il boulevard La Franja Ruiz Pineda (progetto 1987; realizzazione 1989), disegno architettonico di M. Delgado, che partecipa anche al progetto urbanistico con B. Alfaro e D. Silvestro: il boulevard, realizzato in una zona degradata, si basa sui presupposti architettonici e urbanistici più avanzati. La costruzione della metropolitana, il cui primo tratto è stato inaugurato il 2 gennaio 1983, oltre a risolvere parzialmente il problema del traffico, funge da allaccio tra le varie parti di città; le stazioni servono anche da luoghi d'incontro, operazione d'importanza vitale dal punto di vista urbanistico. Le stazioni Petare, di M. Pedemonte (progetto 1987; realizzazione 1988), e Parque del Este, di F. Jordán, G. Niño, L. Sapene, sono un esempio del progettare in funzione del clima, della luce e delle altre caratteristiche tropicali. Il criterio seguito per l'intera rete della metropolitana è stato quello di trovare elementi di omogeneità e al contempo di diversificazione di ciascuno spazio; a tal fine è servito soprattutto l'inserimento di opere di artisti venezuelani nelle stazioni e nelle aree esterne. Dopo l'esperienza d'integrazione o "síntesis de las artes", della Ciudad Universitaria di C.R. Villanueva (1900-1975; v. App. IV, iii, pp. 816 e 824), questa della metropolitana costituisce la più vasta partecipazione degli artisti a un progetto architettonico e urbanistico realizzato in Venezuela.
Alle zone verdi tradizionali di Caracas, come i parchi El Calvario (inaugurato nel 1873 con il nome di Paseo Independencia) e Los Caobos, si sono aggiunti i parchi Central e del Este. Il primo ospita un complesso di edifici iniziati a costruire nel 1966 (al terzo livello pedonale vi si trova un giardino del brasiliano R. Burle Marx), nei quali ha anche sede il Museo de Arte Contemporáneo, e si connette per mezzo di una passerella alla zona culturale adiacente: Ateneo, di G. Legorburu (progetto 1973; realizzazione 1979); Complejo cultural Teresa Carreño, di T. Lugo Marcano, D. Kunckel, J. Sandoval; Galería de arte nacional e Museo de bellas artes, di C.R. Villanueva. Il Parque del Este, 80 ettari nel centro della città, è stato progettato nel 1959-63 da C. Guinand Sandoz e Burle Marx, primo lavoro interdisciplinare di architettura paesaggistica in Venezuela.
L'architettura di giardini ha acquisito notevole importanza e, in sintonia con gli orientamenti già avvertiti negli anni Settanta, esalta il paesaggio e la flora tropicale. Lo studio di E. Robles Piquer e P. Vallone ha realizzato a Caracas, tra l'altro, il parco della Universidad Simón Bolívar; lo zoo di Caricuao, inaugurato nel 1977; il recupero, restauro e ampliamento del parco El Calvario (progetto 1981; realizzazione 1985); il verde del Parque Paseo Vargas, con J. Stoddart e F. Tábora. La riqualificazione estetica e l'ampliamento della funzione a zona ricreativa di una centrale idroelettrica costituisce la novità della Plaza del Sol y la Luna, a Guri (Bolívar), di E. Fontana de Añez e L. Avila de Delgado (progetto e realizzazione 1986).
Paladino venezuelano dei sistemi modulari prefabbricati in plastica è stato J. Castillo; le più significative applicazioni si trovano a Caracas, Valencia e nell'isolotto di Los Monjes. Vedi tav. f.t.
Bibl.: AA.VV., Así es Caracas, Caracas 1980; C. Perna, Evolución de la geografía urbana de Caracas, ivi 1981; M.E. Ramos, L. Zawisza, W. Niño Araque, M.J. Padrón, J. Rigamonti, La Casa como tema, catalogo della mostra, Museo de Bellas Artes, Caracas, ottobre-novembre 1989, ivi 1989; Fundación Museo de Arquitectura, Arquitectura venezolana en la Bienal de Quito '90, catalogo, ivi 1990; M.T. Novoa, H. Gómez, A. Sato, F. Tábora e altri, Venezuela, arquitectura y trópico 1989-1990, catalogo della mostra, Maison de l'Architecture, Parigi 1991, ivi 1991. Riviste: Arketipos, 1984; CAV (Colegio de Arquitectos de Venezuela), luglio 1985-gennaio 1990; Espacio, marzo 1988-marzo 1989.
Musica. - Fino alla metà degli anni Sessanta il movimento musicale in V. è rimasto legato alla corrente nazionalistica, sorta durante gli anni Venti con V.E. Sojo (1887-1974) e J.B. Plaza (1898-1965), e sviluppatasi nel secondo quarto del secolo attraverso l'opera dei compositori più giovani che alla loro scuola si erano formati.
Dominano la scena musicale durante gli anni Trenta alcuni allievi di Sojo, fra i quali meritano particolare menzione C. Figueredo (n. 1910), J.C. Laya (n. 1913), E. Castellanos (n. 1915), A. Lauro (n. 1917), I. Carreno (n. 1919), M. Bor (n. 1926) e G. Castellanos (n. 1926). Alle tecniche di avanguardia cominciano a guardare con interesse già negli anni Cinquanta alcuni compositori della generazione più anziana: fra questi A. Estévez (n. 1916), autore di composizioni per musica elettronica come Cosmovibrafonia I e Cosmovibrafonia II (entrambi del 1970), R. Hernandez-Lopez (n. 1918), uno dei primi, assieme al più giovane A. Planchart (n. 1935), a introdurre nel suo paese la tecnica seriale; A. Rago (n. 1920), vincitore nel 1968 del iv Festival musicale delle Due Americhe tenutosi a Washington con la composizione Musica de Sueños y Cosmogonia, e J.L. Muñoz (n. 1928), autore di Moviles per orchestra (1967), in cui fa uso di tecniche aleatorie.
Tuttavia solo negli anni Sessanta si assiste a un più generale rinnovamento della vita musicale del paese, promosso soprattutto dall'Instituto Nacional de Cultura Y Bellas Artes (INCIBA), la cui attività si è particolarmente rivolta, nel settore musicale, a tutelare e incentivare la produzione dei giovani compositori. Per iniziativa dell'INCIBA nasce a Caracas nel 1965 il Laboratorio di musica elettronica diretto dal compositore cileno J.V. Asuar, uno dei centri dell'America latina più importanti in questo settore. L'anno seguente viene inaugurato il Festival musicale di Caracas, dedicato alla nuova musica.
Fra i compositori più giovani che si affermano in questi anni si ricordano fra tutti A. Del Monaco (n. 1938) e L.M. Bance (n. 1945).
Del Monaco è autore di composizioni per musica elettronica, fra cui Cromofonías I (1967), Tres Ambientes Coreográficos (1970), Synus-17/251271, musica elettronica con computer (1972), Estudio Electrónico II (1970) e III (1974); per strumenti tradizionali ha composto fra l'altro Encuentros del eco, per 2 pianoforti e percussione (1976), e Tupac Amaru, per orchestra (1977). Bance è autore di musiche che abbracciano i generi sinfonico, da camera e vocale: si ricorda Himnos, Tropos y Secuencias, per 10 strumenti (1975), Tiento, Protesta, Coral y Danza, per cinque trombe, cinque corni, tromboni, tube, percussione e contrabbasso (1975), Trio para cuerdas, per violino, viola e violoncello (1977), e Tríptico, per violino (1977).
Particolarmente significativo durante gli anni Settanta è stato il lavoro svolto dal compositore greco Y. Ioannidis (n. 1930), residente a Caracas fra il 1968 e il 1976, direttore dell'orchestra da camera dell'INCIBA e docente presso il conservatorio di Caracas, la cui influenza sui giovani compositori venezuelani si è rivelata assai feconda. Risalgono a questi anni alcuni dei lavori più significativi di J. Benzaquén (n. 1945), autore di Relieves (1975), per clarinetto, fagotto, tromba, violino, viola, violoncello e contrabbasso; di R. Delgado Estévez (n. 1946), direttore dell'Instituto de fonologia musical, e autore della musica concreta Primelectropus (1975), per pianoforte, flauto e sintetizzatore; S.T. Marin (n. 1947), docente all'Instituto de fonologia, autore di Poema para orquesta (1977), scritto per il Primo Festival latinoamericano de musica contemporanea Ciudad de Maracaibo; F. Ruiz (n. 1948), uno degli ultimi allievi di Sojo, direttore del gruppo vocale polifonico ''Quinteto Cantaclaro'', autore fra l'altro del poema sinfonico-vocale Evocación (1976); A. Rugeles (n. 1949), autore di Polucion, per violino, viola, violoncello e pianoforte (1976).
Di qualche anno più giovani, si sono affermati nell'ultimo periodo M. Guinand (n. 1953), che ha presentato al primo Festival internazionale di musica contemporanea di Caracas del 1977 Miniaturas, per violino e pianoforte; D. Pérez (n. 1955), autore di Nota (1976), per voce e violino; e C. Duarte (n. 1957), autore di Micron, per pianoforte e orchestra (1973). Grazie soprattutto all'attività di R. Delgado Estévez e S.T. Marin, si è venuta formando, presso l'Instituto de fonologia musical, una nuova generazione di compositori: ne fanno parte i componenti del Grupo Nueva Musica, come M. Maduro, O. Pinto, J. Jiménez e L. Leal, anch'essi generalmente orientati a recuperare le forme della musica tradizionale usando tecniche moderne come l'elettroacustica.
Bibl.: A. Stallbohm, La musica, sus intérpretes y el publico de Venezuela, Caracas 1959; R. Hernandez-Lopez, La musica contemporanea en Venezuela (1918-1968), in Boletín Interamericano de Musica, ivi 1969; W. Guido, Panorama de la musica en el Venezuela, ivi 1978, pp. 31-41; G. Behague, Music in Latin America: an introduction, Englewood Cliffs 1979, pp. 308-09; G. Meneses, El arte, la razón y otras menudencias, Caracas 1982.
Cinema. - Realizzato nel 1909, Carnaval en Caracas di A. Gonzales Vidal e M.A. Gonhom segnò la nascita del cinema in V.; ma nonostante il successo di questo cortometraggio l'industria cinematografica sarà destinata a percorrere una strada irta di difficoltà, tanto che per alcuni decenni il cinema risulterà sempre in ritardo rispetto allo sviluppo raggiunto in altri paesi. A riprova di questo basti pensare che il primo film sonoro − il cortometraggio Taboga di R. Rivero − fece la sua comparsa nel 1937. Neppure la presenza del sonoro riuscì a esercitare una spinta propulsiva: industrialmente il cinema rimase improntato a una qualità tecnica di scarso livello, e anche dal punto di vista tematico non riuscí a superare i caratteri folkloristici o goffamente melodrammatici.
Bisogna attendere gli anni Settanta perché la cinematografia venezuelana entri in una fase preindustriale, lasciandosi definitivamente alle spalle l'improvvisazione e l'artigianato. Non a caso è a partire da questo momento che, con l'espandersi del genere socio-politico, si cominciano a produrre opere capaci di superare i confini nazionali: da La quema de Judas (1974) e El pez que fuma (1977) di R. Chalbaud a Fiebre (1976) di J. Santana, da El cabito (1977) di D. Oropeza a Juan Topocho (1977) di C. Bolivar, da Amerika, terra incognita (1987) di D. Risquez a Con el corazón en la mano (1990) di M. Walerstein, mentre notevole risulta l'impegno dei documentaristi, grazie anche alla nascita del Fondo de fomento cinematografico, a País portatil (1977) di J. Feo e A. Llerandi. I risultati internazionali più alti sono stati raggiunti dalla regista F. Torres, vincitrice nel 1985 della Caméra d'or a Cannes per il film Oriana, e da D. Suárez per Disparen a matar, ispirato al golpe del 1992; ma l'attenzione della critica si è fermata anche su Th. Urgelles (La boda, 1982; Los platos del diablo, 1993) e su C. Oteyza (Roraima, 1993); cui si debbono aggiungere almeno Pequeña revancha (1985) di O. Barrera, La oveja negra (1985) e Cuchillos de fuego (1990) di R. Chalbaud e Jericó (1989) di L.A. Lamata. Una coproduzione con l'Italia, Terra Nova di C. Salvo (1991), ha avuto come protagonista M. Laurito. Fra gli autori di cinema d'animazione si segnala A. Arce (Wanadi, 1981).
Bibl.: J.M. Aguirre, M. Bisbal, El nuevo cine venezolano, Caracas 1980; AA.VV., America Latina: lo schermo conteso, a cura della Mostra internazionale del nuovo Cinema, Venezia 1981; P. Cowie, in Variety. International Film Guide, Hollywood 1984, 1990-94.