Denominazione del monumento a Vittorio Emanuele II eretto a Roma, sul fianco del Campidoglio (1885-1911) su disegno di G. Sacconi per celebrare l'unità d'Italia. È costituito da una larga scalinata, che conduce al primo ripiano, dov'è situato l'Altare della Patria con la tomba del Milite Ignoto (la Statua di Roma al di sopra della tomba e i due altorilievi ai lati con i Cortei del lavoro e dell'amor patrio sono di A. Zanelli); sovrasta, al centro, la statua equestre, di bronzo dorato, di Vittorio Emanuele II, opera di E. Chiaradia; un ampio porticato corona il complesso, che, nonostante alcuni pregevoli particolari e una certa eleganza decorativa di influenza liberty risulta discordante, per il colore bianco del marmo botticino impiegato nella costruzione e per le proporzioni, con gli edifici e monumenti circostanti e con la struttura urbana dell'area in cui è inserito Per far luogo al monumento furono infatti abbattuti le torri di Paolo IV, il chiostro dell'Aracoeli, numerose case del Medioevo e del Rinascimento e fu spostato e ricostruito il palazzetto Venezia. Vi ha sede l'Istituto per la storia del Risorgimento italiano, con il Museo centrale del Risorgimento e il relativo archivio storico.
L'idea di onorare una salma sconosciuta per commemorare i caduti della prima guerra mondiale risale in Italia al 1920; il relativo disegno di legge fu presentato alla Camera italiana nel 1921. Il Ministero della guerra diede incarico a una commissione di percorrere i campi di battaglia per raccogliervi undici salme di impossibile identificazione, fra le quali la sorte ne avrebbe designata una, da tumulare in Roma sul Vittoriano. La commissione esplorò i luoghi in cui si era combattuto, dal Carso agli Altipiani, dalle foci del Piave al Montello, e fu scelta una salma per ognuna delle seguenti zone: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, tratto da Castagnevizza al mare. Le salme ebbero ricovero, in un primo tempo, a Gorizia, e da qui furono poi trasportate nella basilica di Aquileia il 28 ottobre 1921. Qui si procedette alla scelta della salma destinata al riposo sull'Altare della patria; essa fu fatta da una popolana, Maria Bergamas di Trieste, il cui figlio Antonio aveva disertato dall'esercito austriaco per arruolarsi nelle file italiane ed era caduto in combattimento. La bara prescelta fu collocata sull'affusto di un cannone e deposta in un carro disegnato dall'architetto Cirilli; il 4 novembre 1921 essa ascese all'Altare della Patria.