Lenin, Vladimir Il'ič
Il più grande rivoluzionario del Novecento
Lenin è stato il maggiore leader rivoluzionario del Novecento. Gli effetti della sua opera hanno dominato il secolo. Fu un intellettuale di grande cultura, l’artefice della Rivoluzione di ottobre del 1917 in Russia, il fondatore dello Stato sovietico, la guida del comunismo internazionale tra il 1917 e il 1924 e il maggior continuatore di Marx, da lui interpretato secondo la tendenza che venne definita marxismo-leninismo
Vladimir Il´ič Ul´janov, che adottò lo pseudonimo di Lenin, nacque a Simbirsk nel 1870. Abbracciò la causa rivoluzionaria dopo l’esecuzione nel 1887 del fratello maggiore, coinvolto in un attentato contro lo zar Alessandro III. Stabilitosi a Pietroburgo nel 1893, dove divenne marxista (Marx, Karl), fu condannato tra il 1897 e il 1900 al confino in Siberia, dove scrisse Lo sviluppo del capitalismo in Russia (1899), sostenendo la necessità dello sviluppo capitalistico anche nell’impero zarista quale premessa della rivoluzione socialista. Divenuto membro nel 1898 del neonato Partito socialdemocratico russo, nel 1902 pubblicò uno dei suoi saggi più famosi, Che fare?, nel quale sostenne che la forza principale della rivoluzione avrebbe dovuto essere un partito centralizzato formato da intellettuali e da rivoluzionari di professione, capace di dirigere la classe operaia e le masse contadine e di portare loro dall’alto la coscienza socialista.
Queste tesi furono nettamente contrastate da coloro che vedevano in esse l’espressione di un centralismo autoritario dittatoriale che riduceva le masse lavoratrici a mera massa di manovra del partito. Il principale oppositore di Lenin fu Julij Martov. Nel 1903 Lenin ebbe il sopravvento su Martov, e il partito si divise in bolscevichi (in russo «maggioritari») e menscevichi («minoritari»). Lenin prese parte nel 1905 alla prima rivoluzione russa, la cui sconfitta consentì una relativa ripresa del regime zarista. Nel 1912 la corrente bolscevica si costituì in un partito di fatto autonomo.
Nel 1914 la Russia entrò in guerra contro Germania e Austria. Lenin, che si trovava in Svizzera, denunciò la guerra come imperialistica, i socialdemocratici europei che appoggiavano i loro governi come traditori, e sostenne che era giunta l’ora della fine del capitalismo e della rivoluzione socialista internazionale. Tutto ciò egli teorizzò in L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916).
Nel febbraio 1917 lo zarismo crollò sotto il peso delle sconfitte militari. Fatto ritorno in Russia, Lenin esortò il partito bolscevico ad assumere il potere, affermando in Stato e rivoluzione (1917) che lo scopo era la costruzione di una società socialista fondata sulla dittatura nei confronti dei nemici e sulla democrazia delle masse proletarie. In conseguenza dell’incapacità delle forze liberali e delle altre correnti socialiste di dare al paese governi efficienti, i bolscevichi, con l’appoggio determinante di rilevanti gruppi di soldati e di operai, presero il potere nell’ottobre 1917.
Lenin diventò capo del governo, mise fuori legge tutti gli altri partiti al di fuori del suo e fece una pace separata con i Tedeschi. Successivamente guidò vittoriosamente la guerra civile contro le forze contro;rivoluzionarie (i bianchi), represse ogni opposizione interna e stabilì la dittatura del proletariato che di fatto divenne la dittatura del partito bolscevico, gettò nel 1919 le basi della Terza Internazionale (l’unione dei partiti comunisti e di quelli filocomunisti).
Morì nel gennaio 1924, travagliato al pensiero che lo Stato potesse andare incontro a gravi degenerazioni in conseguenza di un uso indiscriminato del potere, degenerazioni delle quali lui pure aveva gettato con la sua opera le fondamenta. Esaltato dai suoi seguaci come liberatore dal dominio capitalistico, venne esecrato dai suoi avversari per aver creato le basi del primo sistema totalitario della storia (totalitarismo).