VORARLBERG
Regione storica dell'Austria occidentale.Fin dall'Antichità la regione - che giunge fino alle Alpi retiche e a N-O tocca il lago di Costanza (Lacus Brigantinus), dove era anche situata la città romana di Brigantium (od. Bregenz) -, fu un punto nodale dei collegamenti N-S che passavano per la provincia romana della Raetia, provenienti da Mediolanum (Milano), attraverso Curia (Coira) e Clunia (Feldkirch), e diretti ad Augusta Vindelicum (Augusta) e a O verso Augusta Rauracum (Basilea), così come sono testimoniati dalla Tabula Peutingeriana (Vienna, Öst. Nat. Bibl., Vind. 324).
La prima ondata della germanizzazione (Alamanni) raggiunse la parte settentrionale della regione nel tardo sec. 3°, senza toccare inizialmente la parte meridionale, che mantenne il suo carattere retoromano. Soltanto con la dominazione franca le due parti si riunirono, dopo che gli Ostrogoti nel 536-537 ebbero ceduto ai Franchi il loro dominio sui Reti e sugli Alamanni. Nel 610-612, s. Colombano e s. Gallo evangelizzarono Bregenz, che costituiva il punto più orientale della loro missione nel regno merovingio. I primi veri e propri signori della regione furono gli Udalrichinghi, duchi di Bregenz a partire dal sec. 10°, e poi i conti di Montfort loro discendenti (a partire dal 1206), i quali fondarono i nuclei fortificati delle città di Bregenz e Feldkirch (rispettivamente Hohenbregenz e Schattenburg). Dai cavalieri di Ems (insediati nei castelli di Altems e Hohenems) discende Rudolf von Ems (1200-1254), il quale, per incarico del sovrano svevo Corrado IV, redasse la Weltchronik. Il castello di Hohenems è anche il luogo in cui sono stati rinvenuti i manoscritti A (Monaco, Bayer. Staatsbibl.) e C (Donaueschingen, Fürstliche Fürstenbergische Hofbibl.) del Nibelungenlied (Nibelungenlied, 1979).Il V. fu annesso all'Austria in varie tappe nel corso del sec. 14°: nel 1337 venne stipulata un'alleanza 'eterna' con gli Asburgo e questi, nel 1363, poterono acquisire alcuni territori nel V. contemporaneamente all'acquisizione del Tirolo; con la morte dell'ultimo Montfort di Feldkirch (1390), il dominio della casata passò anch'esso agli Asburgo, mentre il ramo Monfort di Bregenz si era imparentato per matrimonio con la casa regnante d'Austria fin dal 1354.Nella parrocchiale di St. Mauritius a Nenzing è stato possibile riconoscere un edificio absidato che si sviluppò in modo continuativo attraverso varie fasi architettoniche (Sydow, 1990). A Lauterach, grazie alla presenza di elementi dell'arredo liturgico, come una lastra con lavorazione a intreccio (Bregenz, Vorarlberger Landesmus.; Tomaschett, 1996, pp. 102-103), è stato possibile desumere l'esistenza di un considerevole edificio sacro del sec. 9° (Doberer, 1965, pp. 208, 223, fig. 6); nell'887 viene citata a Lustenau una curtis regia (Scheffknecht, 1965). Un altro frammento di lastra lavorata a intreccio (databile intorno all'800) fu riutilizzato nel pavimento della chiesa monastica di Mehrerau, a Bregenz, senza che ciò costituisca però un valido indizio dell'esistenza di un precedente edificio carolingio sul sito (Vonbank, 1965b).Il monastero di Mehrerau, fondato nel 1097 da Costanza, si contraddistingue, anche dal punto di vista architettonico, come esempio del movimento di riforma di Hirsau, e presenta una pianta basilicale a colonne con arcate nella navata mediana (con capitelli a dado) e coro terminante in un quadrilatero, completato nel 1125 (Spahr, 1965; Vonbank, 1965a). Per l'epoca tardogotica si conserva un numero maggiore di esempi di pregevole architettura religiosa.Per quanto riguarda l'architettura civile, va menzionata la città vecchia di Feldkirch, disposta ai piedi dello Schattenburg, su tre assi paralleli fiancheggiati da portici: la città, le cui fortificazioni furono ampliate nel sec. 15° con la costruzione di torri, conserva una serie di case borghesi con portali e bovindi tardogotici (Frey, 1958, pp. 117-132, 200-236).La produzione plastica è inseribile in una rete di relazioni ad ampio raggio, in particolare per le opere del 12° e 13° secolo. La testa di Cristo nella croce processionale di Möggers (Bregenz, Vorarlberger Landesmus.; prima metà del sec. 12°) è stata messa in rapporto con le parti più antiche della porta di bronzo di S. Zeno a Verona (Fillitz, Pippal, 1987, pp. 142-143).Tra le croci trionfali, la meglio conservata è il Cristo di Ludesch (Bregenz, Vorarlberger Landesmus.; intorno al 1170; Romanische Kunst, 1964, p. 139; Biedermann, van der Kallen, 1990, p. 164), derivato dalla croce miracolosa della parrocchiale di Rankweil, del secondo quarto del sec. 13°, che è stata confrontata con le croci dipinte di Giunta Pisano (Frey, 1948; Spahr, 1967, pp. 43-47, figg. 10-11). Alla Svevia (Alpirsbach, Klosterreichenbach) o alla Germania nordorientale rimanda il battente a testa di leone da Andelsbuch (Bregenz, Vorarlberger Landesmus.; seconda metà del sec. 12°; Mende, 1981, pp. 236-237, figg. 132-133). Un'influenza francomosana deve essere presa in considerazione per una monumentale figura di Madonna del genere Sedes Sapientiae (seconda metà del sec. 13°), conservata nel convento domenicano di Thalbach a Bregenz (Biedermann, van der Kallen, 1990, p. 168). Due croci processionali, in bronzo dorato, smaltate e ornate da gemme di vetro, del secondo terzo o della metà del sec. 13°, provenienti rispettivamente da Ludesch (Bregenz, Vorarlberger Landesmus.) e da Bartholomäberg (Feldkirch, coll. diocesana) sono importazioni da Limoges (Fillitz, Pippal, 1987, pp. 335-342).Le sepolture dei conti di Montfort sono state identificate da resti di monumenti in pietra a Bregenz (testa di cavaliere a tutto tondo proveniente dal monastero di Mehererau; già Vorarlberger Landesmus.) e a Feldkirch (rilievo a figura intera di un uomo, certamente la lastra tombale per Ugo I di Montfort, nella cattedrale di St. Nikolaus), entrambi del 1325 ca. (Die Montforter, 1982, pp. 122-124). Un eminente esempio del weicher Stil tardogotico austriaco è costituito dal Vesperbild del monastero delle Domenicane di Altenstadt a Feldkirch (Europäische Kunst um 1400, 1962, pp. 357-358, tav. 44).Nel monastero di Mehererau a Bregenz sono conservati alcuni oggetti provenienti dal demolito monastero cistercense di Wettingen, in Svizzera: una preziosa croce processionale (terzo quarto del sec. 13°), una croce gemmata di origine tardorenana-strasburghese (da porre a confronto con la crocereliquiario di S. Trudperto; San Pietroburgo, Ermitage) e lo Stifterkelch di Wettingen (databile intorno al 1300), opera delle botteghe di Costanza o Zurigo (Die Zeit der frühen Habsburger, 1979, pp. 478-479, 484-485). Il calice di Wolfurt, del 1364 (Zurigo, Schweizerisches Landesmus.), anch'esso proveniente da Costanza o da Zurigo, costituì un dono al monastero di Pfäfers.Per quel che riguarda la pittura fino all'epoca romanica, la lastra di vetro dipinto con S. Nicola, proveniente da Göfis (Bregenz, Vorarlberger Landesmus.), costituisce un unicum. Risalente al 1250 ca. (oppure a epoca anteriore; Frodl-Kraft, 1968-1969), si tratta di un prodotto che è espressione del momento di passaggio tra il Romanico e il Gotico: notevole è la solidità del colore, ma anche la conservazione degli elementi disegnativi e decorativi; sono pochi gli esempi di analoga qualità che potrebbero essere confrontati con quest'opera.Piuttosto ricco è invece il patrimonio di pitture murali del sec. 14°, per la cui realizzazione vengono giustamente chiamate in causa soprattutto botteghe provenienti dai Grigioni (Krumpöck, 1992). Negli affreschi della Martinskapelle della torre di St. Martin a Bregenz possono essere distinte per lo meno sei mani, relative a interventi databili dal 1363 fino all'ultimo quarto del sec. 15°; degno di particolare menzione è un volto santo con un giullare sulla parete settentrionale. Per l'esecuzione delle pitture nella chiesa di St. Magdalena a Feldkirch-Levis (S. Cristoforo, Adorazione dei Magi) e nella chiesa monastica di Viktorsberg (Giudizio universale), entrambe del 1350 ca., è stata avanzata l'ipotesi di un'attribuzione al Maestro di Waltensberg. Sempre dai Grigioni provenivano i pittori di St. Nikolaus a Lech e di St. Vinerius a Nüziders, la cui decorazione trova confronti nelle pitture di Rhäzüns e Alvaschein, dove, all'interno di formule cortesi-cavalleresche, entrano in gioco elementi italiani e trecenteschi tipici del c.d. dolce stil novo. Nella chiesa di St. Nikolaus a Bludesch sembra invece aver operato un pittore di Costanza, come testimonierebbero i rapporti con le pitture di Mittelzell, nella Reichenau, del 1340-1350.Per quel che riguarda i manoscritti miniati, dai fondi del monastero di Mehrerau provengono una Vita sancti Galli, della fine del sec. 11°, e un Evangelium secundum Marcum, degli inizi del sec. 13°, entrambi conservati in Germania, a Überlingen am Bodensee (Leopold-Sophien-Bibl., 3; 13); dal monastero di Viktorsberg proviene invece un messale della metà del sec. 13° (Bregenz, monastero di Mehrerau; Spahr, 1967, pp. 52-58). Quali luoghi d'origine di queste opere sono stati ipoteticamente indicati Sciaffusa e Costanza.
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