WORMS (A. T., 53-54-55)
Città dell'Assia, tra le più antiche della Germania e una delle più importanti nel Medioevo, posta in una fertile plaga dell'alta pianura renana, a lato d'una larga terrazza di löss, 100 m. s. m. Pare certo che l'insediamento sia durato ininterrottamente nello stesso luogo dall'epoca romana, come prova il fatto che ha conservato il nome antico e le strade romane si riconoscono tuttora nella pianta della città. Il mercato medievale, che non è tuttavia mai riuscito a riempire le massicce mura romane, crebbe e si sviluppò soprattutto dal sec. XI. Ora i resti delle fortificazioni, la rete delle strade medievali e le nuove costruzioni si armonizzano con le antiche e dànno alla città un aspetto solido e austero, dove aleggia la poesia dei Nibelungi: Rosengarten è infatti tuttora chiamata la riva destra del Reno a valle del ponte. Worms è centro per il commercio del vino del Reno; l'industria vi lavora cuoio e panni e fabbrica macchine. Gli abitanti, che erano 22 mila nel 1885, salirono nel 1933 a 50.473.
Monumenti. - Il duomo (1180-1234), rifacimento in stile romanico seriore di un edificio costruito in stile romanico primitivo, è tra le cattedrali renane la più tarda e una delle principali, per omogeneità d'insieme e ricchezza di particolari.
Deriva dall'edificio del sec. XI la pianta basilicale a doppio coro e transetto, quattro slanciate torri rotonde ai lati dei cori e due tiburî ottagonali, uno sopra il punto d'incrocio del corpo centrale col transetto e l'altro sopra il coro occidentale. Benché la costruzione, iniziata dal lato orientale, sia durata circa un cinquantennio, non vi si avverte un sensibile mutamento stilistico: nel coro orientale v'è affinità con Spira, nella vòlta della navata centrale si fanno sentire influssi gotici; il grandioso coro occidentale con la sua pittoresca fila di finestre e galleria cieca fu costruito da un altro maestro d'un temperamento forte e personale. Figurazioni romaniche di animali sono sparse in tutto l'edificio (specie nei cori). Sculture gotiche si trovano soprattutto sul portale meridionale e occidentale (dopo il 1300), un importante ciclo di stile gotico seriore (1488) nella cappella di S. Niccolò. Nell'interno, notevoli l'altar maggiore orientale e gli stalli del coro (1738), forse di Balth. Neumann da Würzburg, il pulpito e il recinto del coro (circa il 1715).
Lo stile romanico seriore del duomo si mantenne a Worms ancora fino al 1260 circa, come ad esempio nella chiesa di S. Andrea (circa il 1200), nell'originale chiesa di S. Paolo, probabilmente costruita da crociati (il corpo centrale appartiene al sec. XVIII), nella chiesa di S. Magno e in quella di S. Martino (circa 1230-60) col suo magnifico portale nel lato occidentale. Si conserva anche una sinagoga romanica (circa 1200). L'architettura gotica è rappresentata dalla Liebfrauenkirche (secoli XIV e XV), quella barocca dalla chiesa evangelica della Trinità (1709-25). Vanno inoltre ricordate delle case private, la "casa rossa" (1624) delle fortificazioni parzialmente conservate, una porta turrita romanica. È del Rietschel il monumento a Lutero (1868).
Il museo civico nell'ex-convento di S. Andrea ha importanti collezioni di antichità preistoriche, romane e franconiche. Nella galleria civica di pittura è rappresentata l'arte dei secoli XIX e XX; la donazione Kunsthaus Heylshof accoglie la raccolta privata del barone von Heyl.
Bibl.: E. Wörner, Kunstdenkmäler im Grossherzogtum Hessen, II, Darmstadt 1887; H. Weigert, Die Kaiserdome am Mittelrhein, Berlino 1933.
Storia. - Le origini di Worms risalgono all'epoca celta; celtico è anche l'antico suo nome Borbetomagus, composto dal nome della stirpe celta dei Borbeti e dalla parola celta magus "magione, stanza". Da questa forma composta derivò poi Worms. Nel sec. I a. C. i Vangioni, stirpe germanica, si spinsero oltre il Reno e si stabilirono nella regione di Worms: da loro la città, loro centro principale, prese nome di Vangiones, talvolta Vangionum urbs o oppidum. Quando i Romani conquistarono la Renania anche Worms divenne una civitas, una fiorente città, posta su un importante nodo stradale, a cui facevano capo varie vie di traffico. Numerose scoperte archeologiche offrono un buon quadro della civiltà raggíunta in quell'epoca; risalgono all'età romana gl'inizî del cristianesimo, introdottosi stabilmente circa il sec. IV. Mancano sicure testimonianze sull'organizzazione ecclesiastica di quei primi anni; il primo vescovo di cui ci sia noto il nome, Berchtulf, appartiene agl'inizî del sec. VII.
Agl'inizî del sec. V i Burgundi (Burgundiones) passarono il Reno fondarono un impero di cui Worms fu il centro; l'impero burgundo ebbe breve durata e cadde sotto l'impero unno (437). Annientati a loro volta gli Unni, Worms divenne alemanna; dopo la sconfitta degli Alemanni presso Zülpich (496), franca. Ivi si trattennero più volte i Merovingi; ma fu soprattutto sotto i Carolingi, specie Carlomagno e Lodovico il Pio che Worms divenne una sede prediletta dei re franchi, e vi si tennero ripetutamente sinodi e diete. In Worms sorgeva un palazzo imperiale, distrutto in parte da un incendio nel 791.
Worms fu pure contemporaneamente centro di un Gau, il Wormsfeld, di una contea. Nel sec. X i vescovi, specialmente il vescovo Ildeboldo, riuscivano con l'aiuto di documenti falsi ad appropriarsi dei diritti comitali su Worms; finché Ottone II conferì loro nel 979 il diritto di amministrare la giustizia. La città con gl'immediati dintorni costituiva un circondario "esente" dal resto della contea. Lo sviluppo politico del vescovato culminò con l'occupazione, da parte del vescovo Burchard (1000-1025), della rocca, tenuta allora dal duca Ottone di Carinzia, nipote di Ottone I: l'acquistò nel 1002 con l'aiuto di Enrico II, la distrusse e fece elevare con il materiale di demolizione una chiesa.
Il vescovo Burchard diede durante il suo governo una nuova impronta alla Worms medievale; consolidò le fortificazioni cadenti, si preoccupò di aumentare la popolazione della città abbandonata e si dedicò specialmente alla ricostruzione delle chiese. Risale a lui la fondazione dell'attuale duomo: egli fece elevare al posto della vecchia costruzione una nuova, crollata in parte nel 1018, ma conservatasi in parte con le forme originarie nel fianco occidentale dell'attuale chiesa. Fece elevare un battistero accanto al duomo e altre due chiese nella città, divisa da lui in più parrocchie. Anche la scuola annessa alla cattedrale gli deve la sua fioritura del sec. XI ed è divenuta celebre per il suo Decretum, una grande raccolta di canoni in 20 volumi.
La potenza vescovile in Worms fu molto indebolita da Enrico IV. Quando nel dicembre del 1073 Enrico, abbandonato dai principi, si rifugiò in Worms, vi trovò solo l'appoggio del ceto borghese che gli fornì un esercito e con il suo aiuto rese vana la riunione di principi in Magonza. Come premio la città ebbe da Enrico la franchigia doganale, di grande importanza per l'ulteriore sviluppo della costituzione civica. Fu in Worms che Enrico poté prendere provvedimenti contro i principi e contro Gregorio VII; qui tenne nel 1076 il sinodo che destituì Gregorio VII.
Nei seguenti decennî la città andò sempre più sviluppandosi, Enrico V avendo confermato nel 1112 la franchigia doganale concessa da Enrico IV. Nel 1122 poi fu conchiuso il cosiddetto concordato di Worms (v. appresso). La città ottenne anche da Federico Barbarossa franchigie, poi però falsificate. Risale alla fine del sec. XII l'origine del consiglio comunale, che riuscì nel corso del sec. XIII ad avocare a sé importanti diritti vescovili; ne derivarono, con la metà del sec. XIII, lunghe lotte tra vescovi e consiglio comunale della città. Nel 1233 si venne fra loro a un primo accordo, con il quale si conferì al vescovo la presidenza e un diritto prevalente nel consiglio stesso. Nelle guerre tra Corrado IV e il suo antagonista Guglielmo d'Olanda, la città rimase fedele al re svevo, mentre il vescovo aderiva al partito di Guglielmo. Dopo rinnovate lotte si giunse nel 1293 a un nuovo accordo, con il quale il nuovo vescovo riconosceva in più punti importanti la libertà della città. I conflitti tra vescovi e città non erano però terminati, ma si trascinarono ancora per altri due secoli, e vennero ripetutamente interrotti da accordi detti Rachtungen, senza però valore definitivo. Una chiarificazione duratura dei rapporti legali fu data solo dall'accordo dell'anno 1519, quando la città fu riconosciuta città libera. Un collegio di 13 consiglieri resse la città fino allo scioglimento dell'impero. Delle diete tenute a Worms vanno ricordate quella del 1495 e quella del 1521.
Nei secoli successivi Worms perdette l'importanza politica di cui aveva precedentemente goduto; rimase però una fiorente città commerciale. Subì relativamente pochi danni durante la guerra dei Trent'anni. La conquista francese del Palatinato nel 1689 fu un grave danno per la città, le cui fortificazioni furono distrutte. Solo dopo la pace del 1697 poté iniziarsi la ricostruzione. Durante la rivoluzione francese l'antica libertà civica di Worms ebbe fine. Nell'ottobre 1792 la città fu occupata dai Francesi e dovette pagare loro un'alta contribuzione. Nel 1795 Worms fu nuovamente occupata dagl'imperiali, per ricadere nel 1797 nuovamente in possesso dei Francesi, a cui rimase in virtù della pace di Lunéville (1801). Nel 1814 passò nuovamente alla Germania; nel 1816, in base a un accordo conchiuso tra Austria, Prussia e Assia, passò al granducato di Assia.
Bibl.: Un'importante raccolta delle fonti e della bibliografia relativa alla città e al vescovato di Worms si trova in A. Brackmann, Germania pontificia, III, Berlino 1935, pp. 140-49. Le più importanti fonti sono raccolte da H. Boos, Quellen zur Geschichte der Stadt Worms, voll. 3 (I-II, Urkundenbuch der Stadt Worms; III, Monumenta Wormatensia), ivi 1886-93; id., Geschichte der rheinischen Städtekultur von ihren Anfängen bis zur Gegenwart mit besonderer Berücksichtigung der Stadt Worms, voll. 4, 2ª ed., ivi 1897-1901; F. Fuchs, Geschichte der Stadt Worms, 1868; F. Illert, Wormatia Sacra, Worms 1925; id., Alt Worms, ivi 1925: Mitteilungsblatt des Altertumsvereins Worms, 1933 segg.
Concordato di Worms. - È il concordato che mise termine nel settembre 1122 alla lotta delle investiture scatenatasi fra Gregorio VII e Enrico IV e continuata poi dai successori Callisto II e Enrico V. La stanchezza per la lotta indusse tutti e due i partiti a venire ad un compromesso. Le linee di esso furono gettate nella dieta di Würzburg del settembre 1121 e il papa Callisto II le accettò. Egli si rivolse quindi con una lettera personale all'imperatore Enrico V proponendogli l'accordo. Alla assemblea di Worms, dove questo fu conchiuso, il papa mandò come suo legato il cardinale Lamberto d'Ostia. Secondo i termini del concordato, l'imperatore rinunciava a tutte le investiture con l'anello e col pastorale e prometteva la restituzione dei possessi e dei diritti strappati o contestati alla Chiesa durante la lotta. Il pontefice concedeva da parte sua che in Germania l'elezione dei vescovi e degli abati avvenisse alla presenza dell'imperatore e che l'eletto ricevesse da lui, per mezzo dello scettro, l'investitura dei beni temporali prima della consacrazione. Nelle altre parti dell'impero invece l'investitura temporale con lo scettro doveva seguire la consacrazione con l'anello e col pastorale. L'accordo fu sanzionato dal concilio ecumenico del Laterano del 1123.
Il concordato di Worms segna una data saliente non solo nella storia delle relazioni tra papato e impero, ma nella storia stessa di tutta l'Europa medievale.
Lungi dall'essere un compromesso, esso significò l'abbandono da parte dell'impero dei diritti di tutela e d'ingerenza nella Chiesa esercitati fino dal tempo di Costantino, e il riconoscimento pieno dell'autonomia e della libertà del papato che in nome di alti ideali religiosi e di potenza terrena si mette decisamente alla testa delle forze più vive dell'Europa medievale. Non per nulla all'indomani del concordato di Worms si delinea già il movimento per la crociata che porrà la Chiesa tra le maggiori forze costruttrici della storia europea nel sec. XII.
Trattato di Worms. - L'idea della reformatio, d'una riforma politico-giuridica della Chiesa, si è estesa, nel corso del sec. XV, all'impero, che dalla caduta degli Svevi era in crisi. L'aspirazione a una "pace perpetua, che ponesse fine alle faide tra principi, nobiltà, comuni; il desiderio d'un più saldo e definito ordine che arginasse l'agitazione dei contadini; l'esempio dello sviluppo delle monarchie in Francia e Inghilterra; la nuova coscienza nazionale destata dagli umanisti tedeschi, scopritori della Germania di Tacito, fecero sì che all'atto dell'elezione a re dei Romani (1486) di Massimiliano d'Austria, che di questo rinnovamento si atteggiava a campione, il programma d'una riforma prendesse forme concrete.
Come già nel caso della riforma della Chiesa si rivelarono due opposte tendenze: quella monarchica degli Asburgo, che si proponeva il rafforzamento dell'autorità imperiale in senso centralistico, e quella federale-parlamentare dei principi, a capo dei quali si era messo l'Elettore di Magonza, Berthold von Henneberg. Alle loro richieste di una moneta unitaria, della proclamazione della "pace perpetua" interna e della creazione d'un Reichsregiment (Consiiium Imperii), che garantisse tale pace e risolvesse i conflitti, l'imperatore Federico III oppose un rifiuto; ma quando, impegnato contro i Turchi, chiese ai Reichsstände un contributo per la guerra, si sentì rispondere che per la nuova imposta occorreva il consenso delle città e queste si dichiararono solidali con i principi. Si rinnovava cioè, sul piano imperiale, l'alleanza tra principi territoriali e borghesi comunali, che si era mostrata feconda nella fondazione della Lega Sveva e che manifesterà la sua forza al momento della riforma luterana. Non avendo Federico mantenuto la promessa d'un Reichskammergericht (tribunale dell'impero), composto di rappresentanti dei Reichsstände, con la quale aveva ottenuto il tributo, l'accordo tra principi e città si era fatto più stretto: alla dieta di Francoforte (1489) le città furono invitate e comparvero come terza curia, accanto a quelle degli elettori e dei principi, ottenendo regolare posizione nella costituzione dell'impero.
Nel 1493, morto Federico III, Massimiliano, eletto imperatore, intendeva porre in atto il suo piano di riforma. Ma la calata di Carlo VIII lo costrinse a chiedere, per una spedizione in Italia, l'aiuto finanziario alla dieta di Womis (26 maggio 1495). L'Elettore di Magonza rinnovò allora la richiesta d'un Consilium Imperii, che avrebbe dovuto avere potere esecutivo e soltanto in casi "notevolmente gravi" ricorrere all'avviso del sovrano. Il 7 agosto 1495 si venne a un compromesso: si proclamò la "pace perpetua" affidandone la tutela a un Reichskammergericht, presieduto da un giudice di nomina imperiale e composto da 16 accessori nominati dai Reichsstände. Dopo di che la dieta approvò, per le spese della guerra, un'imposta imperiale, il gemeiner Pfennig, la cui amministrazione era però sottoposta al controllo della dieta, che sarebbe dovuta essere convocata ogni anno. Il Reichskammergericht aveva competenza ordinaria per le questioni fiscali, per le cause territoriali e per le violazioni della "pace perpetua", e fungeva da tribunale d'appello per quei territorî in cui il signore feudale non godeva del privilegium de non appellando.
Il trattato del 1495 ha offerto agli Svizzeri l'occasione per staccarsi praticamente dall'impero: comperati dalla Francia, rifiutarono di versare il gemeiner Pfennig e di riconoscere il Reichskammergericht. Massimiliano, fallita una sua spedizione, dovette riconoscere la loro immunità (Basilea 1499). Essi continuarono a fare parte dell'impero soltanto formalmente, come "affini" (Reichsverwandte), fino al trattato di Vestfalia (1648).
La riforma dell'impero si arrestò a questo punto. Fallì infatti il Consilium Imperii imposto dalla dieta di Augusta (1500), fallì il piano di un Consilium Imperii consultivo proposto da Massimiliano alla dieta di Colonia (1505), fallì il suo progetto d'una divisione amministrativa dell'impero in dieci "circoli" (Reichskreise).
Bibl.: J. Poetsch, Die Reichsjustizreform von 1495, Münster 1912; G. v. Below, Die Reichsreform, in Im Morgenrot d. Reformation, a cura di J. v. Pflungk-Harttung, Stoccarda 1912; F. Hartung, Berthold v. Henneberg, Kurfürst von Mainz, in Hist. Zeitschrift, pp. 103, 544; id., Die Reichsreform von 1485-1495, in Hist. Vierteljahrschrift, 16, 1913.