YEMEN.
– Demografia e geografia economica. Storia. Letteratura. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Matteo Marconi. – Stato dell’Asia sud-occidentale, nella Penisola arabica. La popolazione yemenita è cresciuta dal 2004 di circa un terzo, raggiungendo 24.968.508 ab. nel 2014, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), grazie al consistente tasso di fertilità (4,09 nel 2014). Gli indicatori sociali sono fortemente negativi nell’accesso all’acqua, difficile per il 45% della popolazione, e per la malnutrizione, che colpisce il 43% dei bambini sotto i cinque anni (terzo Paese al mondo). Negli ultimi dieci anni non sono stati fatti significativi passi in avanti. Lo Y. deriva il 25% del PIL e il 62% delle disponibilità di bilancio dall’estrazione di petrolio. Dal 2006 il Paese sta cercando di diversificare le proprie attività economiche, a cominciare dagli impianti di liquefazione del gas naturale e grazie ai notevoli aiuti internazionali (6 miliardi di euro nel 2012). Si è ulteriormente aggravato il problema della disoccupazione. A seguito dello scoppio della guerra civile nel 2015, il Paese è precipitato in una drammatica crisi: diverse agenzie delle Nazioni Unite denunciavano nel mese di giugno che oltre 20 milioni di yemeniti – circa l’80% della popolazione – necessitavano di assistenza umanitaria.
Storia di Giuseppe Dentice. – La storia contemporanea dello Y. fu a lungo influenzata dalla figura di ῾Alī ῾Abd Allāh Ṣāleḥ, dominus assoluto della scena politica nazionale, dapprima nel ruolo di presidente dello Y. del Nord (1978-90) e poi in quello di capo di Stato del Paese unificato (1990-2012), prima di lasciare il potere al suo vice Abd Rabbuh Manṣūr Hādī sotto la spinta delle proteste popolari.
Alla base delle dimissioni di Ṣāleḥ vi fu una serie di concause politiche interne (gestione clientelare del potere, assenza dello Stato nelle aree periferiche, pessime condizioni socioeconomiche, corruzione e malaffare) accresciute dal fervore rivoluzionario delle primavere arabe del 2011, irradiatosi in pochi mesi in tutto il Medio Oriente. Ad alimentare la crisi interna contribuirono inoltre i fattori legati alla violenza e alla sicurezza riconducibili alla penetrazione di al-Qā῾ida nella penisola arabica (al-Qā῾ida in the Arabian peninsula, AQAP) lungo la costa del Mar Rosso e nei territori a Est della capitale Ṣan῾ā᾽, ai gruppi confessionali come quello degli sciiti-zayditi ḥūthī a Nord e, infine, ai movimenti indipendentisti/secessionisti della regione di Aden e dell’Ḥaḍramawt a Sud e a Sud-Est nel Paese. Sotto la spinta, dunque, di almeno tre livelli di instabilità politica che si alimentano vicendevolmente, le manifestazioni e le proteste si trasformarono in violenze sconfinate poco alla volta in un conflitto civile. Il timore che questa situazione potesse trasformarsi in una nuova guerra civile, mise l’Arabia Saudita nelle condizioni di dover scendere in campo per evitare che il conflitto si diffondesse entro i suoi confini. Dopo una lunga opera di mediazione condotta da Riyāḍ con le forze di opposizione e quelle fedeli a Ṣāleḥ, il presidente yemenita accettò il salvacondotto saudita in cambio di un passaggio dei poteri in favore del suo vice Hādī. Eletto presidente nel febbraio 2012, Hādī mirò alla promozione di un dialogo nazionale tra tutte le componenti in lotta nel Paese e al completamento del processo di redazione della nuova Costituzione in senso federalista.
L’insorgere di nuove divisioni legate alle diverse visioni dello Stato all’interno della Conferenza dei saggi incaricati di redigere la nuova Carta fondamentale yemenita, l’esplosione di nuove proteste popolari a seguito del taglio dei sussidi sul carburante, nonché gli attentati qaidisti e l’avanzata dei militanti ḥūthī da Nord crearono nuove condizioni politiche di instabilità e di violenza: sotto la pressione degli ḥūthī, che a settembre del 2014 occuparono Ṣan῾ā᾽, Hādī rassegnò le dimissioni nel gennaio 2015 ritirandole poi nel febbraio successivo e ponendosi alla testa di un governo in esilio a Riyāḍ, rientrato in Y. – nella città di Aden – nel mese di settembre. Per contrastare le milizie filosciite ḥūthī, apparentemente supportate dall’Irān, il blocco sunnita avviò, nel marzo dello stesso anno, un’operazione militare congiunta a guida saudita: nei mesi successivi, il Paese precipitava definitivamente nella guerra civile, con attacchi da entrambe le parti che non risparmiavano neanche il patrimonio storico-culturale yemenita e la città vecchia di Ṣan῾ā᾽, patrimonio dell’umanità UNESCO.
Sul piano internazionale, le principali direttrici di politica estera dello Y. nel primo decennio del 21° sec. continuarono a essere basate sul mantenimento di buone relazioni bilaterali in materia soprattutto di sicurezza e di intelligence sia con gli Stati Uniti, sia con i vicini sauditi e omaniti.
Letteratura di Monica Ruocco. – Il panorama culturale dello Y. risente profondamente delle vicende economiche, politiche e sociali che hanno interessato il Paese negli ultimi anni. Accanto a una persistente tradizione che si esprime principalmente nella produzione poetica, si assiste allo sviluppo di una letteratura, soprattutto per quanto riguarda il genere della narrativa e del romanzo, aperta a una sperimentazione e a un rinnovamento grazie ai quali molti autori yemeniti si sono affermati anche a livello internazionale. La pratica di una poesia popolare che segue gli avvenimenti politici è ancora molto diffusa. Questo tipo di poesia, potente mezzo di comunicazione, funge da critica al potere politico, che ha i suoi cantori ufficiali, e anche da strumento di controllo sociale quando si tratta, per es., di difendere l’unità nazionale contro le derive dell’estremismo islamico e del terrorismo che negli ultimi anni hanno insanguinato il Paese. È il caso del poeta Amīn al-Mašriqī (n. 1972) i cui versi di denuncia, come quelli composti all’indomani dell’attacco suicida di al-Qā῾ida a una petroliera francese al largo delle coste yemenite nel 2002, lo hanno reso una delle voci più seguite del Paese. Il pioniere della poesia moderna è ῾Abd al-῾Azīz al-Maqāliḥ (n. 1937) i cui versi introducono una modernità stilistica e di contenuti nella storia letteraria del Paese,mentre tra i poeti più impegnati e originali vi è Šawqī Šafīq (n. 1955), il quale ha dedicato alcuni vividi versi anche ai piaceri fisici. Tra le voci più efficaci della poesia femminile risaltano quelle di Fāṭimah al-῾Ašbī (n. 1959), Nabīlah Zubayr (n. 1964), Ibtisām al-Mutawakkil (n. 1970), Hudà al῾Aṭṭās (n. 1970), Hudà Ablān (n. 1971), spesso trasgressive e originali, nei cui versi emergono le difficoltà delle donne nel contesto sociale del Paese. A queste si aggiungono Maysūn al-Iryānī (n. 1987) e Sawsan al-῾Arīqī (n. 1988), autrice delle raccolte Akṯar min al-lāzim (2007, Più del necessario) e Māḏā law taḥawwala damī ilà šūkulāt (2012, E se il mio sangue si trasformasse in cioccolata).
La narrativa yemenita si è fatta apprezzare anche in ambito non arabo grazie allo stile elegante dei romanzi di ῾Alī al-Muqrī (n. 1966), autore interessato alle minoranze del suo Paese, il quale ha scritto Ṭa῾m aswad... rā᾽iḥat sawdā᾽ (2009, Gusto nero... profumo nero) e al-Yahūdī al-hālī (2011; trad. it. Il bell’ebreo, 2012) in cui affronta la questione della convivenza tra le religioni attraverso la storia d’amore ambientata nel 17° sec. tra Fatima, colta figlia di un mufti, e un giovane ebreo. I romanzi di Waǧdī al-Ahdal (n. 1973) suscitano invece molto scalpore per i toni ironici e dissacranti, tra questi Qawārib ǧabaliyyah (2002, Battelli di montagna), Ḥimār bayna al-aġānī (2004; trad. it Un asino in mezzo ai suoni, 2010), Faylasūf al-Karantīnah(2007, Il filosofo di Karantina).
Bibliografia: Perle dello Yemen, a cura di M. Avino, I. Camera d’Afflitto, Roma 2009; Lo Yemen raccontato dalle scrittrici e dagli scrittori, a cura di I. Camera d’Afflitto, Roma 2010.