Yoga
Lo yoga è una disciplina complessa, sviluppatasi nel corso dei secoli, che si occupa del benessere psicofisico dell'uomo e della sua crescita spirituale. Il vocabolo deriva dalla radice sanscrita yug, che significa "collegare, dirigere e concentrare l'attenzione, applicare", ma in un'accezione generale vuol dire "unione e comunione", intendendo con ciò il congiungimento di tutte le potenzialità del corpo e della mente con Dio, o Spirito universale. In assenza di una definizione più precisa, il termine è riferito comunemente al solo yoga indiano o, erroneamente, al solo hathayoga (v. tecniche del corpo). Il carattere pragmatico del sistema, basato su tecniche volte all'autodisciplina corporea e a favorire la concentrazione e la meditazione, è integrato da prescrizioni morali il cui rispetto è imprescindibile per la realizzazione di sé e la fusione con il Tutto.
Si suppone che, in India, lo yoga sia stato ridotto per la prima volta a sistema verso il 200 a.C. da Patanjali, nel classico Yogasutra, testo composto di 185 aforismi. L'identità dell'autore, la data e l'omogeneità dell'opera sono, in realtà, ancora materia di discussione da parte degli studiosi. Quello che sembra certo, comunque, è che l'autore non è un inventore, ma solo un ordinatore di un complesso di pratiche meditative certamente conosciute da tempo e trasmesse verbalmente da maestro ad allievo. Ma, pur essendo il sistema più completo e meglio definito, non è l'unico presente in India: esistono infatti forme di yoga devozionale, correnti di yoga tantrico e molte altre. Nel pensiero indiano, il cosmo è permeato dallo Spirito universale di cui lo spirito umano individuale è una parte; e si può dire che il sistema yoga si occupa delle modalità con cui lo spirito umano individuale può essere riunito allo Spirito universale, assicurando la liberazione dai dolori della condizione terrena e l'apertura all'illuminazione spirituale, alla longevità oppure all'immortalità fisica. Nel suo sistema Patanjali introduce i mezzi di sostegno al percorso della pratica yoga, descrivendoli come stadi della ricerca dell'anima.
Essi sono: 1) yama, i comandamenti morali universali: la non violenza, il non dire il falso, il non rubare, l'astinenza sessuale e il non accumulare cose di cui non si abbia bisogno; 2) niyama, gli obblighi: la purezza, il contentarsi, l'ascesi, lo studio e la consacrazione al divino; 3) asana, le posizioni, che donano salute e leggerezza al corpo, creano equilibrio mentale e prevengono l'incostanza della mente; sono state perfezionate nei secoli e la loro importanza è nel fatto che allenano e disciplinano la mente; 4) pranayama, la scienza e la pratica del respiro: il termine prana indica il fiato, la respirazione, la vita, la vitalità, l'energia e designa anche l'anima in opposizione al corpo; ayama vuol dire "lunghezza, espansione, controllo"; 5) pratyahara, la liberazione della mente dal potere dei sensi e degli oggetti esteriori; utilizzando i mezzi descritti, i sensi smettono di perseguire il desiderio degli oggetti esterni e l'uomo si libera dalla loro tirannia; 6) dharana: una volta fortificato il corpo con la pratica delle posizioni, calmata la mente mediante il controllo del respiro e ottenuto il necessario distacco dagli oggetti dei sensi, la mente dell'uomo è in grado di concentrarsi con determinazione su un solo punto ed è così placata; 7) dhyana: quando il flusso della concentrazione è continuo, nasce lo stato di meditazione; il corpo, il respiro, i sensi, la ragione e l'Io sono tutti integrati nell'oggetto della contemplazione: lo Spirito universale; 8) samadhi: è il compimento della ricerca, raggiunto al culmine della meditazione; il corpo e i sensi sono in uno stato di riposo come se si fosse profondamente addormentati, ma le facoltà mentali e la ragione sono vigili come se si fosse svegli.
A questo punto si ha il vero yoga, il ricongiungimento con lo Spirito universale. Un altro sistema di pratica yoga, per certi aspetti più popolare, è quello legato alla cultura tamil dell'India meridionale che si rifà a una tradizione di saggi, vissuti in tempi remoti, tra i quali si troverebbe lo stesso Patanjali. Tale forma di yoga è chiamata kriya yoga, e il perno centrale della sua ricerca è il respiro. La respirazione è l'unica funzione del corpo a essere sia volontaria sia involontaria, ossia può essere controllata dalla mente o lasciata procedere in modo automatico come altri processi fisiologici (digestione, circolazione ecc.): è quindi un ponte tra la mente e il corpo e può influenzarli entrambi. L'obiettivo del kriya yoga è la purificazione dei canali energetici per i quali scorre l'energia vitale, il risveglio dei centri psicoenergetici (chakra) e delle energie sopite (kundalini). A tal fine si utilizzano sia la pratica delle posizioni, vista in precedenza, sia le tecniche di controllo del respiro. Secondo questa teoria esistono numerosissimi canali energetici nel corpo umano, chiamati nadi, che convergono e si intersecano in determinati chakra, di cui i principali sono situati lungo l'asse del busto. I canali considerati più importanti sono tre: uno, al centro, scorre in verticale dal perineo alla sommità della testa, mentre gli altri due, a destra e a sinistra del primo, salgono con andamento a spirale intorno a esso, intersecandosi tra loro. Il primo canale tocca e mette in relazione tutti i fondamentali centri energetici del corpo, che sono sette. Quando vengono stimolati dalle tecniche di manipolazione del respiro e dal flusso energetico condotto dai canali purificati, i chakra generano forze latenti che risvegliano il potere di conquistare la malattia, l'invecchiamento e, infine, anche la morte. Il risveglio di questa energia (kundalini) va prodotto in maniera graduale, mai bruscamente. Se il processo è troppo veloce, il sistema dei canali non sarà pronto a gestirne adeguatamente l'intensità e ne sarà sopraffatto, con danni e disagi per il praticante. Il consiglio che i vari maestri spesso danno ai loro discepoli è quello di integrare vari tipi di yoga per rendere la loro pratica più incisiva e completa. Il mantra yoga rappresenta un'altra importante sfaccettatura del sistema yoga e consiste nella ripetizione, silenziosa o meno, di frasi, parole o semplicemente suoni allo scopo di risvegliare l'intelletto. Il mantra conferisce pace e consapevolezza, favorendo l'apertura dell'intuito e, quando è eseguito con fede, amore e concentrazione, diviene strumento di profonda mutazione personale. È ovvio, però, che non è possibile imparare un mantra da un libro; esso può essere appreso solo da un maestro che lo abbia profondamente sperimentato e che sia capace di comunicare le vibrazioni sottili che possiede e gli stadi di coscienza che induce. Il bhakti yoga è lo yoga dell'amore e della devozione; viene considerato da molti la via più rapida per la realizzazione di sé e la fusione con il divino. In senso generale, si basa sui canti devozionali, l'adorazione rituale e i pellegrinaggi nei luoghi santi e di culto; possiede una componente fortemente emotiva che, una volta disciplinata, gradualmente porta lo studente a percepire il divino ovunque. Il karma yoga è lo yoga del servizio disinteressato. Oltre alle pratiche fin qui considerate, esso dedica gran parte della propria attenzione ad attività che recano beneficio agli altri; l'allievo impara a vedersi come uno strumento del divino e, man mano che acquisisce la capacità di liberare le proprie azioni dalla collera, dall'egoismo, dall'avidità e da ogni desiderio personale, consegue quella purezza del cuore che, sola, gli mostra Dio nell'oceano della creazione. Un altro importante aspetto da considerare è il tantra yoga, che si occupa essenzialmente del desiderio sessuale e quindi della vita familiare e affettiva. Praticando la conservazione di tutte le energie che generalmente vanno sprecate nell'attività sessuale, si impegna a disciplinarle e a direzionarle verso i centri energetici in grado di trasformarle in energia spirituale. La pratica implica il fatto di amare il proprio compagno di vita come personificazione dello Spirito universale, e gli oggetti del mondo non sono visti come occasioni di tentazione od ostacoli da evitare, ma come aspetti del divino allo stato latente.
Lo yoga, come si è detto, è, nella sua accezione più generale, patrimonio comune alla quasi totalità delle tradizioni religiose e filosofiche dell'Oriente. La Cina, pur con le sue peculiarità culturali e storiche, presenta, nel taoismo, profonde analogie con quanto si è visto sopra. Il taoismo è al tempo stesso religione popolare e d'élite, sistema filosofico e misticismo profondo. Influenzato, dai primi secoli dell'era volgare, dall'etica e dalla cultura buddhiste, affonda le sue radici nel pensiero popolare e nel forte senso della natura degli antichi cinesi. Il taoismo asserisce che le leggi della natura si riflettono nel corpo, nella mente e nell'ordine dell'Universo. La pratica yogica, quindi, consiste nella coltivazione e nell'affinamento delle capacità naturali del sistema corpo/mente e del suo rapporto con l'ambiente sociale e naturale. Come lo yoga indiano, quello taoista cerca di scoprire e attivare sensibilità latenti che consentano di percepire una relazione sempre più intima con la vita in tutte le sue manifestazioni. Ciò si ottiene spesso con pratiche identiche o molto simili a quelle esaminate sopra. Termini diversi per indicare, sovente, stessi effetti e stesse finalità: uno stato di fusione con lo Spirito universale, o con il Tao, la Via della natura, il ritorno alla Sorgente originale, dove le sofferenze connesse con malattia, vecchiaia e morte perdono la loro essenza di dolore.
bibl.: m. govindan, Babaji and the 18 Siddha kriya yoga tradition, Montreal, Kriya Yoga Publication, 1991 (trad. it. Milano, Jackson, 1995); e.z. hakuin, Yasenkanna. Trattato zen sulla salute, ed. it. a cura di C. Vittorioso, Milano, SE, 1994; b.k.s. iyengar, Light on yoga, New York, Schoken, 1966 (trad. it. Roma, Mediterranee, 1975); h. maspero, Il soffio vivo, Milano, Adelphi, 1985; m. murphy, The future of the body, Los Angeles, Tarcher, 1992 (trad. it. Bologna, Futura, 1997); patanjali, Gli aforismi dello yoga, ed. it. Torino, Boringhieri, 1962; k. schipper, Le corps taoiste, Paris, Fayard, 19922.