yoga
La più diffusa tra le tecniche di meditazione
La parola yoga in sanscrito significa «tenere assieme», «legare». Nell’India antica essa si riferiva a tutta una serie di teorie e soprattutto di tecniche tese alla liberazione, cioè al distacco dalle illusioni di questo mondo e all’unione con l’Assoluto. I mezzi per ottenere tale risultato si fondavano sul controllo dell’attività mentale e della respirazione
Nella lingua letteraria dell’India antica, il sanscrito, la parola yoga viene da una radice che significa «tenere assieme», «legare». Con questo termine si è indicato, nel corso della storia del pensiero indiano, sia una teoria sia alcune pratiche o tecniche che venivano trasmesse dal maestro al discepolo. Ma lo scopo di queste varie forme di yoga era sempre lo stesso: permettere all’uomo di raggiungere la verità, liberandosi dalle illusioni della vita ordinaria e congiungendosi all’Assoluto.
Tutto il pensiero indiano (induismo) si basa proprio su questa consapevolezza: il mondo che ci circonda è frutto dell’illusione, dovuta alla nostra condizione di esseri umani preda dell’ignoranza. È necessario superare tale condizione e, per arrivare a ciò, è indispensabile una via teorica ma anche pratica che permetta di realizzare l’unione con l’Assoluto (Atman, Brahman). Lo yoga viene considerato uno dei mezzi principali per conseguire questo risultato.
La filosofia. La filosofia dello yoga è stata elaborata da un indiano di nome Patanjali, vissuto forse nel 2° secolo a.C.: è considerata uno dei sei sistemi di pensiero dell’induismo. In essa lo scopo principale della conoscenza è liberarsi dalla sofferenza: è un obiettivo che forma anche la prima delle verità del buddismo. Sottolineando l’importanza delle tecniche di meditazione come mezzo per superare uno stato d’ignoranza, lo yoga dà quindi valore a una pratica che è necessario attuare per distaccarsi dalle illusioni dolorose di questo mondo.
Il distacco è necessario perché sia il mondo esterno sia la nostra mente sono entrambi prodotti della natura, e quindi sono illusori se paragonati allo Spirito. Dire: «io voglio», «io odio» e pensare che questo io si riferisca allo Spirito è l’errore da sradicare. La pratica degli esercizi necessari per distaccarsi dagli inganni e dai tranelli che la mente umana costantemente tende non si imparava dai libri: i principi della tecnica yoga non erano aperti a tutti, ma venivano trasmessi in segreto da un maestro (guru) a pochi discepoli.
Le tecniche. Le tecniche yoga sono molto difficili da attuare: basti pensare che il punto di partenza è detto la concentrazione su un solo punto (ekagrata). Proviamo a concentrare tutta la nostra attenzione su un punto unico, senza farci distrarre da pensieri o rumori esterni: ci accorgeremo che non è poi così facile!
Inoltre, dal momento che tali esercizi si basano in primo luogo sul corpo, i maestri dello yoga sottolineano come sia assolutamente necessario che il praticante (yogin) sia in buona salute per assumere le varie posizioni (asana) yoga.
Un altro punto fondamentale dello yoga è la disciplina della respirazione (pranayama): attraverso il controllo e il rallentamento del respiro, lo yogin perviene a stati di coscienza sempre più distaccati dal mondo ordinario. Obiettivo finale è la liberazione, uno stato in cui egli, pur continuando a vivere in questo mondo, è ormai libero dalle sue illusioni.
L’aspetto pratico dello yoga ha fatto sì che esso si sia inserito anche in dottrine non facenti parte dell’induismo, come il buddismo mahayana e il buddismo tantrico: in questi ambiti si è venuta elaborando una specie di ‘geografia’ dell’energia segreta nascosta nel corpo umano (kundalini), che bisogna risvegliare con gli esercizi yoga per giungere alla liberazione.
Una delle posizioni più celebri è quella del loto, assumendo la quale Buddha raggiunse l’illuminazione. Essa consiste nel mettere il piede destro sul polpaccio sinistro e parallelamente il piede sinistro sul polpaccio destro, nell’incrociare le mani dietro la schiena e afferrate i talloni (la mano destra sul tallone destro e la mano sinistra sul tallone sinistro) e infine nell’appoggiare il mento sul petto, fissando lo sguardo sulla punta del naso.