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ZAMBIA

di Claudio Cerreti, Emma Ansovini - Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)
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Zambia

Claudio Cerreti
Emma Ansovini
ENCICLOPEDIA ITALIANA VI APPENDICE TAB zambia 01.jpg

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(App. IV, iii, p. 866; V, v, p. 813; v. rhodesia: Rhodesia Settentrionale, XXIX, p. 196; App. II, ii, p. 704; III, ii, p. 607)

Geografia umana ed economica

di Claudio Cerreti

Popolazione

Il paese continua a presentare un tasso di accrescimento demografico molto forte e, di conseguenza, vede aumentare la popolazione (8.781.000 ab. nel 1998) soprattutto, come in passato, nell'area centrale del paese. Nell'insieme, la popolazione urbana si va avvicinando alla metà del totale. Assai precarie permangono le condizioni di vita nell'area rurale occidentale e in quella orientale, scarsamente collegate con il resto del paese, poco o nulla interessate da fenomeni di modernizzazione dell'economia e mal controllate dal centro, al punto che vi si sono verificati (1993) tentativi di organizzazione di movimenti militari anti-istituzionali. Il consolidato squilibrio strutturale fra l'asse urbanizzato che attraversa il paese da N a S e le altre regioni si ripercuote anche sul piano dell'accesso ai servizi per la popolazione e della ricchezza disponibile: questa (in termini di PIL per abitante), se è comunque decisamente esigua in tutto il paese, è ancora inferiore nelle aree periferiche. Inoltre, la crescita economica registrata nel corso degli anni Novanta si è attestata su livelli in genere decisamente inferiori a quelli della crescita demografica; l'alto livello di inflazione ha eroso il potere d'acquisto dei salari, contribuendo a provocare tensioni sociali e sindacali non irrilevanti.

Condizioni economiche

Complessivamente la situazione economica degli anni Novanta appare in continuo deterioramento. I tentativi intrapresi per diversificare la produzione e per incentivare l'agricoltura non hanno finora ottenuto i risultati sperati; nei primi anni Novanta, tali sforzi sono stati in parte vanificati da un andamento meteorologico assai sfavorevole e dall'opposizione politica ai progetti di riforma agraria. Una superficie coltivabile troppo estesa rimane così, di fatto, abbandonata per l'arretratezza dei sistemi produttivi, per la carenza di infrastrutture e per l'impossibilità di commercializzare in forme concorrenziali gli eventuali prodotti. In queste condizioni, le produzioni agricole destinate all'alimentazione locale risultano insufficienti, costringendo a importazioni integrative (ma il mais viene esportato), mentre gran parte della popolazione rurale deve concentrarsi su prodotti di sussistenza. Fra le colture di piantagione, destinate al mercato estero, solo il tabacco fornisce un apporto economico significativo. Piuttosto consistenti sono, invece, l'allevamento bovino e la residua produzione forestale.

La principale voce dell'economia dello Z. rimane il rame, per quanto la produzione sia diminuita nel corso degli anni, sia per la minore produttività dei giacimenti (coltivati ormai da molti decenni), sia per la riduzione del prezzo internazionale del prodotto, che ne ha reso meno redditizio lo sfruttamento; riducendosi l'incidenza del rame, si è ridotto il surplus della bilancia commerciale (talvolta in deficit). L'andamento negativo della produzione del rame è anche conseguenza di una gestione fallimentare del comparto; per questo motivo è stato deciso (1997) lo scorporo della grande impresa statale che lo controlla e la sua privatizzazione.

Ulteriori problemi in campo economico sono derivati dalle pressioni internazionali, dirette a ottenere dal governo un atteggiamento più aperto in campo politico e il rispetto delle condizioni richieste dagli organismi internazionali per la concessione di crediti, che sono stati almeno in parte sospesi. In seguito alle mutate condizioni geopolitiche dell'Africa centrale e meridionale (cambio di regime nella Repubblica Democratica del Congo, allentamento della guerriglia in Angola, processo di democratizzazione in Sudafrica), il futuro dello Z. si colloca in un contesto in rapida evoluzione e in qualche misura promettente, se verranno avviati processi di reale integrazione economica con i paesi vicini.

bibliografia

The macroeconomics of Zambia in the 1980s, in Journal of African economies, 1994, pp. 153-98.

I. Scoones, B. Cousins, Struggle for control over wetland resources in Zambia, in Society and natural resources, 1994, pp. 579-94.

J. Vivian, NGOs and sustainable development in Zambia, in Development & change, 1994, pp. 167-93.

C. Adam, Financial liberalisation and currency demand in Zambia, in Journal of African economies, 1999, 3, pp. 268-306.

J.R. Pletcher, Agriculture and the dual transition in Zambia, in Journal of developing areas, 1999, 2, pp. 199-222.

Storia

di Emma Ansovini

La vita politica del paese è stata dominata per circa trent'anni da K. Kaunda, il leader socialista e panafricanista che nel 1964 aveva portato lo Z. all'indipendenza e nel 1972 lo aveva trasformato in uno Stato a partito unico. Kaunda fu sorretto per molti anni da un solido consenso, dovuto anche alla sua fama di intransigente sostenitore dei movimenti di liberazione, nati nei vicini regimi razzisti della Rhodesia del Sud e del Sudafrica, e il suo United National Independence Party (UNIP), fondato nel 1959, era riuscito nel tempo ad assorbire larga parte dell'opposizione, senza però eliminarla del tutto. All'inizio degli anni Ottanta una complessa crisi economica e politica investì il paese e ne travolse i tradizionali assetti, fino a determinare la reintroduzione del sistema multipartitico e l'uscita di scena di Kaunda, dopo la netta sconfitta subita nelle elezioni presidenziali del 1991. Gli anni Novanta furono caratterizzati, da un lato, dalle difficoltà incontrate nel processo di democratizzazione, nonostante la stabilità nella conduzione di governo garantita dalla continuità della presidenza di F. Chiluba, dall'altro, dal persistere di una situazione economica contrassegnata da seri fattori di crisi. Sotto quest'ultimo profilo la struttura del paese si mostrava fragile, priva della necessaria diversificazione produttiva, perché ancora troppo condizionata dal passato, dalla 'monocultura' mineraria del rame che, se aveva consentito l'espansione negli anni Sessanta e Settanta, aveva anche determinato la crisi, quando i prezzi internazionali del metallo erano precipitosamente scesi. La società inoltre appariva segnata da un profondo malessere, largamente alimentato dal peggioramento del tenore di vita, soprattutto della popolazione urbana, dovuto all'applicazione delle politiche di aggiustamento strutturale, imposte dal Fondo monetario internazionale.

Continui rimpasti e profonde divisioni, anche su scelte rilevanti come quelle relative alla privatizzazione della compagnia statale per l'estrazione del rame, caratterizzarono la vita del governo nella seconda metà degli anni Novanta, mentre veniva proposto e attuato da Chiluba un progetto di modifica della Costituzione volto a limitare la libertà di stampa e di partecipazione politica.

In particolare, alcune misure, vietando la possibilità di candidarsi alla presidenza per chi non avesse entrambi i genitori nativi dello Z., miravano a impedire la partecipazione alle elezioni dell'ex presidente Kaunda, figlio di immigrati dal Malawi. Le accuse di autoritarismo mosse al presidente dalle opposizioni furono sostanzialmente riprese anche a livello internazionale nell'estate del 1996, quando Stati Uniti e Norvegia, presto imitati da altre nazioni europee, ridussero i loro aiuti allo Zambia. Le modifiche costituzionali furono approvate a larga maggioranza dall'Assemblea nazionale nel maggio 1996, e nel novembre dello stesso anno si tennero le elezioni presidenziali e legislative secondo le nuove regole, nonostante la richiesta da parte dell'opposizione di un loro rinvio o svolgimento sulla base delle regole fissate nel 1991. Le consultazioni, boicottate dall'UNIP e caratterizzate da una scarsa affluenza alle urne, confermarono Chiluba alla presidenza con il 72,5% dei voti, mentre il suo partito conquistò 131 dei 150 seggi dell'Assemblea nazionale. I partiti dell'opposizione si presentarono alla prova elettorale divisi e quanto mai frammentati, ottenendo solo 9 seggi; i restanti andarono infatti a candidati indipendenti. Le elezioni segnarono un inasprimento ulteriore dei rapporti tra il governo e le opposizioni che organizzarono una campagna di disobbedienza civile. Durante una manifestazione nell'agosto del 1997, Kaunda venne ferito dalle forze di polizia intervenute per disperdere i dimostranti e nel dicembre del 1997, dopo la proclamazione dello stato di emergenza, fu posto agli arresti domiciliari per sospetta complicità in un presunto tentativo di colpo di Stato avvenuto nell'ottobre 1997. Fu scagionato nel giugno del 1998.

Il clima politico continuò a essere segnato da polemiche e tensioni che divennero sempre più forti, alimentate dalla politica repressiva del governo e dal succedersi di gravi episodi, come gli attentati che nel febbraio 1999 sconvolsero Lusaka. Nell'aprile dello stesso anno i principali gruppi di opposizione, superando le loro tradizionali divisioni, diedero vita a una nuova formazione politica unitaria.

bibliografia

P. Meyns, Zambia in der 3. Republik. Demokratische Transition und politische Kontinuität. Analyse und Dokumentation, Hamburg 1995.

J.O. Ihonvbere, Economic crisis, civil society, and democratization. The case of Zambia, Trenton (N.J.) 1996.

O. Sichone, B.Chikulo, Democracy in Zambia. Challenges for the Third Republic, Harare 1996.

Vedi anche
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