Militare e politico afghano (Jangalak, Afghanistan, 1953 – Khvājeh Bahāʾ od-Dīn, Afghanistan, 2001). Figlio di un alto ufficiale di polizia, ha lasciato il Panjshir per trasferirsi a Kabul, dove ha ultimato gli studi frequentando la facoltà di Architettura. Nel 1972 si è unito ai “Giovani musulmani” (movimento studentesco di opposizione alla crescente influenza dell’URSS) per poi diventare, qualche anno più tardi, il leader della resistenza antisovietica in Afghanistan. Nel 1992 dopo la caduta del governo comunista e l’instaurazione di quello presieduto da B. Rabbani, è stato nominato ministro della Difesa. Con lo scoppio delle lotte interne al fronte mugiāhidīn, Kabul è tornata nel caos; dopo anni di scontri con Hizb-i Islami (partito fondamentalista Pashtun), quando i talebani hanno preso il potere (1996) M. è stato costretto a rifugiarsi nel Panjshir ed è divenuto comandante dell’Alleanza del nord (movimento che riuniva tutti i gruppi mugiāhidīn non Pashtun e che combatteva il nuovo nemico talebano). Dopo cinque anni di strenua lotta, che gli sono valsi il soprannome di “Leone del Panjshir”, M. è stato ucciso da due terroristi arabi spacciatisi per giornalisti marocchini (9 settembre 2001). Considerato una figura quasi leggendaria per le sue abilità strategiche, nel 2002 è stato dichiarato eroe nazionale e candidato al Premio Nobel per la pace; la sua eredità politica è stata raccolta dal figlio A. Massoūd, comandante nell’agosto 2021 della resistenza afghana contro la seconda occupazione talebana del Paese.