ALSAZIA (II, p. 667, App. II, 1, p. 145)
La popolazione dell'A. non ha avuto negli ultimi trenta anni variazioni quantitative (era di 1.220.000 ab. nel 1936; per le conseguenze della guerra è risultata di 1.145.000 ab. nel 1946 ed è risalita a 1.218.000 ab. nel 1954). Ma questa stabilità nasconde una natalità leggermente più forte della media nazionale (20 per mille) e un rilevante flusso di emigrazione, in genere verso le regioni della Francia settentrionale. Questa stabilità di insieme cela pure delle notevoli migrazioni interne: per es. lo spopolamento dei villaggi rurali e il forte incremento della popolazione di Strasburgo (250 mila ab., compresa la banlieue, nel 1954) la cui posizione è emersa ora anche più vivamente di quel che era nel periodo fra le due guerre, per intensità di traffici, valore di industrie e sede culturale e finanziaria, sugli altri principali centri della regione.
Tra il 1940 e il 1944 l'incorporazione nella Germania comportò per l'A. non solo una politica di tedeschizzazione a oltranza ma anche uno spostamento della vita economica regionale verso il sistema tedesco: e quindi alcune colture, che avrebbero fatto concorrenza a vicine regioni tedesche (come quella del luppolo) furono contratte, e altre incoraggiate, come il tabacco e la vigna. Nell'industria la lavorazione tessile fu intralciata, e invece potenziate la lavorazione del legno e la siderurgia.
Questi mutamenti, insieme con la enorme distruzione causata dagli ultimi mesi di guerra, in opere di viabilità e in centri abitati (specialmente intorno ad Haguenau e a Colmar) paralizzarono dopo il 1945 la ripresa della vita economica. Certamente essa risulta ai nostri giorni alquanto rianimata, ma è chiaro che il suo riassetto è in corso, e non è facile precisare finora i termini di tale riassetto. Il mondo agricolo rivela una forte diminuzione delle superfici a coltura e un aumento dei prati. Di conseguenza sono in fase di contrazione le produzioni cerealicole e in aumento le produzioni foraggere, il cui sviluppo ha determinato un miglioramento qualitativo (non numerico) degli allevamenti bovini e porcini. Ma in fase di crescita - un po' lenta però - sono pure alcune produzioni speciali come quelle del tabacco, e soprattutto il luppolo fra Strasburgo e Haguenau (per cui l'Alsazia è oggi, con 150 mila q, al primo posto nella produzione regionale francese). Meno slancio di innovazione ha manifestato la coltura degli alberi da frutta, che conserva però sia la varietà sia la frequenza di un tempo. È solo da qualche anno in ripresa, sulle ondulazioni che formano il piede dei Vosgi, è la coltura della vite. Malgrado questa vasta policoltura, la produzione alsaziana di generi alimentari di base non basta ai bisogni alimentari della popolazione, e per di più la produttività della regione - non ostante le vocazioni naturali e l'assiduità della mano d'opera - non supera la media nazionale.
Una delle ragioni dei ritardi agricoli dell'A. (ritardo che la crisi del 1930 ha rivelato ben chiaramente) sta nel fatto che il vivace sviluppo industriale iniziatosi nella seconda metà del secolo scorso fu così seriamente impostato da resistere anche alle depressioni delle ultime due guerre e dei periodi intermedî, e da rappresentare fino ai nostri giorni uno sfogo per il notevole sovrapopolamento rurale. Oggi solo il 28% della popolazione attiva è dedito alla agricoltura, mentre il 36% lavora nella industria e il 36% è impegnato in servizî terziarî. Gli opifici siderurgici e di costruzioni connesse della zona intorno a Strasburgo (laminati, locomotive, motori Diesel, macchine agricole, cantieri per imbarcazioni fluviali) così come quelli sorti in funzione del porto di Strasburgo (materiali edili, conservifici, lavorazione del legno) sono in fase di piena prosperità. Ma la vecchia industria tessile della zona di Mulhouse e delle valli dei Vosgi, è in crisi. Tuttavia in un nuovo campo di forniture l'Alsazia si va oggi affermando: cioè nella produzione di energia idroelettrica. La grande opera iniziata nel 1932 e ora in corso di realizzazione, a cui è stato dato il nome di Canale di Alsazia (funzionante ora per 35 km) che forma un grande tronco navigabile fino a imbarcazioni di 3 mila t, laterale al Reno, è stata costruita in modo - cioè con una serie di salti e chiuse - da azionare con la massa d'acqua captata dal fiume, diverse centrali idroelettriche (per ora tre: Kembs, Ottmarsheim, Fessenheim, ciascuna in media con una producibilità di oltre 900 kwh).
Bibl.: F. L'Huillier, Histoire de l'Alsace, Parigi 1947; H. Baulig, l'Alsace: esquisse géographique, in Urbanisme, 1946; E. Juillard, M. Rochefort, J. Tricart, L'économie alsacienne, in La documentation française, gennaio 1957; E. Juillard, La vie rurale dans la plaine de Basse Alsace, Strasburgo 1953; J. Gros, L'industrie cotonière alsacienne de 1930 à 1950, Parigi 1952; R. Trinquet, Le port de Strasbourg, Strasburgo 1953.