Profeta ebreo, terzo dei profeti minori, fiorito verso il 750 a. C. Originario di Tecoa, un villaggio ora distrutto a S di Gerusalemme, A. "non profeta né membro di una comunità profetica anzi mandriano e coltivatore di sicomori", all'appello di Dio, passa nel regno di Israele e annuncia alle dieci tribù la sua profezia. Il libro di A., pervenutoci in un buon testo, e di autenticità universalmente riconosciuta (discussi, al più, alcuni versetti), si compone di nove capitoli che s'usa raggruppare in tre parti, 1-2, 3-6 e 7-9, distinte per argomento e forma letteraria. La prima parte, in brevi strofe simmetriche, annunzia mali imminenti su Damasco, Gaza, Tiro, Edom, Ammon, Moab, Giuda, Israele. La seconda parte, rivolta agli Israeliti, rimprovera in tre discorsi i loro vizî: il loro primato non è incondizionato e assoluto ma importa speciali doveri, il culto che a Dio piace è la vita retta, l'umanità verso il prossimo. Nella terza parte, cinque visioni simboliche dipingono la prossima distruzione del regno d'Israele. Un epilogo che annunzia la restaurazione davidica, d'ispirazione messianica, conclude la profezia. L'esigenza fondamentale della religiosità di A. è nella ricerca della legge morale posta da Dio (primo comandamento "cercar Dio") e diretta all'affermazione della giustizia, uno tra i massimi attributi di Dio, che punisce il delitto e che odia il vizio.