Filosofo e scienziato greco (610 - 547 a. C.). È il rappresentante della scuola ionica, immediatamente successivo a Talete; mentre questi pone come principio dell'universo una delle tante realtà particolari dell'universo stesso (l'acqua), A. pone come ἀρχή (egli fu il primo ad usare questo termine, poi rimasto tipico, per designare la primitiva sostanza materiale) l'illimitato o infinito (ἄπειρον), da cui ogni determinata esistenza deriva e in cui si dissolve al compiersi di ogni ciclo cosmico. Una legge di giustizia regola il cosmo, per cui ogni vita è pagata con la morte, ogni individuazione col successivo ritorno nell'indistinto. L'infinito è tale appunto perché la genesi non ha termine, ed è, con ciò, immortale e "senza vecchiaia". Ad A. si attribuisce una prima formulazione dell'ipotesi dell'origine dell'uomo da animali inferiori: egli aveva dato particolare importanza alle coppie del caldo e del freddo, dell'umido e dell'asciutto perché la generazione avviene mediante il processo di separazione degli opposti (così nell'umido hanno origine i primi animali - pesci o simili a pesci -, da questi gli uomini). Andò più in là di Talete nelle conoscenze astronomiche: si pensa che conoscesse l'inclinazione dello zodiaco, e che fosse l'inventore dello gnomone.