Pittore (Nettuno 1599 - Roma 1661). Allievo, prima a Roma, poi a Bologna, di F. Albani, si stabilì a Roma dal 1621. Le prime opere, tra cui la Visione di s. Isidoro (1622, S. Isidoro), risentono ancora dei modelli emiliani, ma già il Miracolo di s. Gregorio (1626, Pinacoteca Vaticana) è opera ormai matura, che segna l'inizio di una nuova tendenza nell'ambito del Barocco romano: in una composizione pienamente seicentesca per l'assetto spaziale e l'impegno retorico e per il colore caldo e ricco di ascendenza veneta, tratto costante dello stile di S., è evidente un preciso riferimento a Raffaello e al classicismo cinquecentesco, nella semplicità compositiva e nell'essenzialità psicologica data dalla concentrazione dell'evento in poche figure. Nel 1627-29 S. lavorò con Pietro da Cortona in villa Sacchetti a Castelfusano, mentre già si precisavano le posizioni divergenti tra i due artisti, che condussero all'acceso dibattito, all'interno dell'Accademia di S. Luca, tra classicisti e barocchi. Del 1629-32 è l'Allegoria della Divina Sapienza, in palazzo Barberini. L'affresco occupa l'intero spazio di una volta, ma rinuncia a ogni illusionismo spaziale; la complessa iconografia del dipinto, in relazione con le contemporanee teorie astronomiche, è svolta in una composizione sobria, basata su poche figure dai gesti dignitosi e contenuti. Tali aspetti, che avvicinano S. a N. Poussin e F. Duquesnoy, si evidenziano nella Visione di s. Romualdo (1631, Pinacoteca Vaticana), in cui l'intensità psicologica dei personaggi è sottolineata dalla semplicità compositiva e dalla delicata cromia dai toni dorati. Nel 1635-36 S. fu in Italia settentrionale, dove studiò le opere di Correggio, di Tiziano e dei Carracci; del 1639-49 sono le importanti tele con Storie del Battista (palazzo del Laterano) dipinte per il battistero lateranense. Significativi anche gli intensi ritratti (Ritratto allegorico del cantante Marcantonio Pasqualini, New York, Metropolitan museum of art). L'influenza di S., che si estese anche ad artisti cortoneschi e berniniani, diede una base ai successivi sviluppi del classicismo, dalla pittura arcaizzante del Sassoferrato a quella del suo allievo C. Maratta.