Antonello da Messina
Sguardi magnetici svelati dalla luce
Il pittore siciliano Antonello da Messina è un grande maestro della prospettiva e della descrizione: su tavole o su tele di piccole dimensioni riesce a raffigurare figure maestose dotate di espressioni magnetiche e a mettere in risalto i particolari più minuti di un paesaggio o di una stanza
Antonello è una figura chiave dell'arte italiana, perché innalza l'uomo a protagonista eroico. Vive nel Quattrocento, l'epoca dell'Umanesimo, durante la quale si afferma di nuovo l'importanza dell'uomo, misura di tutte le cose, e si diffonde la scoperta della prospettiva. Antonello nei suoi quadri costruisce uno spazio abitabile dove le figure risaltano e soprattutto riesce a rendere in modo magistrale l'espressione: gli occhi attirano come calamite tanto che è difficile staccare lo sguardo da essi. I personaggi sembrano uscire dalla tela come persone con la loro storia e la loro psicologia. Anche quando dipinge figure religiose Antonello coglie il loro lato umano: esse sono rappresentate in momenti di meditazione o di dolore e riescono a comunicare forti emozioni.
Antonello costruisce lo spazio rappresentato nel quadro secondo le regole della prospettiva, dando una straordinaria impressione di profondità. Nei numerosi ritratti e nelle Madonne, il punto di vista è molto vicino, come in un primo piano fotografico. Il soggetto è in posa frontale e l'impressione della profondità del quadro è ottenuta con trucchi prospettici: per esempio, una mano è dipinta in scorcio, ossia come se fosse perpendicolare al piano del quadro. È una tecnica per quei tempi ancora nuova e difficile, che solo i grandi maestri (come per esempio Mantegna) riescono a padroneggiare, illudendo i nostri occhi che la figura dipinta viva in uno spazio reale.
Un altro aspetto importante dell'arte di Antonello è il modo in cui viene rappresentata la luce. Nei suoi dipinti è calda e radente e sembra che avvolga le figure, dando loro un aspetto imponente. Attraverso la luce e gli effetti di chiaroscuro Antonello mette in grande risalto il volto dei suoi personaggi. La luce è lo strumento per catturare uno sguardo malinconico, un'espressione di fierezza o per far risaltare particolari come una cicatrice o una lacrima.
La maggior parte delle sue opere è di formato piccolo e rappresenta temi religiosi perché i quadri erano commissionati a scopo di preghiera. Sono quindi opere devozionali, destinate a ravvivare il sentimento di fede e di pietà religiosa, e per questo rappresentano spesso soggetti che invitano alla penitenza, come per esempio immagini della Passione di Cristo: l'Ecce Homo o la Crocifissione. La funzione religiosa di questi dipinti è ben rappresentata dallo stato di un quadro che raffigura San Gerolamo nel deserto: l'abitudine del proprietario di baciare l'immagine sacra nei momenti di preghiera ha cancellato il colore in corrispondenza del volto del santo.
Il successo di questo genere pittorico è grande; alla morte di Antonello i suoi successori continuano per lungo tempo a riprodurre le stesse composizioni, ma spesso non riescono a raggiungere il suo livello.
Antonello da Messina è nipote di un capitano di vascello e forse eredita dal nonno la passione per i viaggi, che lo portano a contatto con esperienze nuove, di cui fa tesoro.
A Napoli ha modo di conoscere la pittura fiamminga: in essa apprezza il modo accurato di dipingere ogni dettaglio, come se il mondo fosse osservato attraverso una lente; quanto sia importante questa lezione per Antonello è evidente nel celebre San Gerolamo nello studio. Antonello scopre anche i segreti della pittura a olio, ossia di quella tecnica che prevede l'uso di solventi oleosi da mescolare con i colori, che proprio i fiamminghi avevano elaborato.
Un probabile viaggio a Roma gli fa conoscere la bellezza dei monumenti antichi: si possono infatti ritrovare spesso nelle sue composizioni colonne, archi e frammenti di architetture classiche.
A Venezia frequenta Giovanni Bellini e rimane affascinato dalla dolcezza dei volti e dalla morbidezza dei colori delle sue Madonne; riscuote un grande successo e il suo soggiorno viene addirittura pagato dai governanti della città, mentre il duca di Milano lo richiede come ritrattista di corte. Al culmine della fama Antonello ritorna in Sicilia, dove muore improvvisamente nel 1479.