Poeta greco (circa 295 - circa 215 a. C.) di Alessandria; egli stesso volle chiamarsi Rodio a causa del suo lungo soggiorno a Rodi, dove, secondo la tradizione, si sarebbe recato in seguito alla polemica avuta, a proposito delle Argonautiche, col maestro Callimaco, avverso ai poemi di lungo respiro. Le sue opere di erudizione e filologia (su Omero, Esiodo, Archiloco, Antimaco) sono perdute, e così i poemetti celebranti le fondazioni (κτίσεις) d'alcune città. Ci restano le Argonautiche (o Argonauti; ᾿Αργοναυτκά o ᾿Αργονα~υται) in 4 libri sull'impresa degli Argonauti nella Colchide; A. si lascia spesso soverchiare dall'erudizione e dal gusto del particolare ma negli episodî la sua arte si rivela squisita; grande è nel terzo libro, dove con finezza d'indagine psicologica è narrato il romanzo d'amore di Medea. Il poema fu imitato da Varrone Atacino e Valerio Flacco; al terzo libro s'ispirò Virgilio per l'episodio di Didone.